ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Scuola Secondaria di primo grado Enrico Fermi di Livorno (LI) - 3A

Gabriele Milani, il Banksy di casa nostra

L’artista: «Livorno ha un potenziale immenso, è un bacino fertile d’idee ma a volte si accontenta»

LIVORNO«Avete mai sentito il mare piangere?». E’ con questa domanda che è cominciata l’intervista all’artista livornese Gabriele Milani – solo che la domanda l’ha rivolta lui a noi. Trentasei anni, fratello minore di un nostro professore (Simone), nei giorni scorsi, è venuto nella nostra classe per presentarci il suo lavoro di “street-artist”, dopo che l’installazione coi “Re magi che seguono, per sbaglio, la scia di un missile invece della Stella Cometa” ha suscitato stupore in città nelle ultime vacanze di Natale. Milani è stato anche l’autore della scritta alla Rotonda “Mi manchi come un concerto”, realizzata durante il secondo lockdown, a febbraio 2021, e divenuta virale in tutta Europa.

Milani, che studi ha fatto per diventare quello che è adesso?«Prima il liceo scientifico (tradizionale), poi giurisprudenza. Ad un certo punto ho sentito che il mio percorso non mi soddisfaceva e sono andato ad imparare fotografia, visual-design e comunicazione a Milano. Bisogna studiare sempre, ragazzi. Mai fermarsi, mai arrendersi. Rimanete aggiornati e curiosi».

Quando è tornato a Livorno?«Poco prima della Pandemia.

Ho un amore viscerale per la mia città, è un bacino fertile d’idee. Culturalmente e storicamente Livorno ha potenzialità altissime, potrebbe avere “tutto” – ma poi tende un po’ ad accontentarsi. In ogni mio lavoro c’è sempre un riferimento alla città.

La mia prima mostra “All you can (b)eat”, si è tenuta qui in col-laborazionecon“UovoallaPop”, nel 2019».

E’ vero che lei ha messo “i tatuaggi” addosso ai 4 Mori? «Sì. Non solo. Anche ad “Amore e Psiche” di Canova, alla Statua della Libertà e a molte altre. Si tratta di un progetto fotografico al quale ho lavorato per cinque anni, intitolato “Compunctio Aesthetica”. Ho immaginato quali tatuaggi avrebbero potuto avere i personaggi protagonisti delle grandi statue del passato – che di solito sono monocrome».

Come nascono le sue idee? «Dietro ci sono sempre due impulsi. Uno è dire una cosa che ancora nessuno ha detto, ma che abbia senso per un futuro migliore e sostenibile; l’altro il rispetto della natura e il riciclo.

Mi piace mettere in luce un problema dell’oggi con tecniche non invasive che abbiano cura dell’ambiente; sono ispirato dai principi di solidarietà, mi colpisce il dramma dei popoli in guerra o in fuga, il clima, l’attualità, l’inquinamento. Nel mio piccolo, faccio pure il volontario sulle ambulanze – cerco di migliorare il mondo, come posso, anche e soprattutto attraverso l’arte.

In mezzo a tutto il caos che c’è oggi, bimbi e bimbe, provate a farlo anche voi».

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