ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Omofobia: cos’è e come si combatte

Una riflessione per sconfiggere la paura. La teoria dello psicologo George Weinberg

La parola omofobia è usata per definire la paura che porta l’individuo a provare disprezzo nei confronti delle persone omosessuali. Ancora oggi tante persone vengono giudicate per il loro orientamento sessuale e, di conseguenza, c’è anche il timore di scoprirsi omosessuale e subire discriminazioni. L’omofobia può manifestarsi in molti modi: dalla battuta volgare su una persona gay che passa per strada, alle offese verbali e le aggressioni fisiche. Si parla sempre di questo atteggiamento come se fosse una malattia da curare ma in realtà è qualcosa di molto diverso, come sostiene lo psicologo George Weinberg che ha coniato questa parola: omofobi si diventa non si nasce, attraverso l’insegnamento che ci trasmette l’ambiente circostante e la cultura in cui cresciamo.

L’omosessualità in passato veniva giudicata come una versione errata dell’orientamento sessuale e solo a partire dagli anni ’70 la comunità scientifica ha stabilito chiaramente che non c’è nulla di sbagliato nell’essere omosessuale. L’anno scorso è stato bocciato il decreto di legge Zan che prevedeva pene più severe per i reati a sfondo omofobico che di fatto avvengono ma, penalmente, non vengono riconosciuti. Infatti, sul sitoomofobia.org (voluto dall’associazione arcigay), dal 2013 si registrano 1377 vittime di omofobia, 160 solo nel 2021.

Come non vengono riconosciute quelle famiglie con coppie omosessuali che vorrebbero adottare, in quanto alcuni sostengono che la «vera famiglia» sia composta solo da genitori di sessi diversi. Questo dimostra come l’omofobia non sia considerata un vero problema ma appare evidente quanto ancora oggi si senta il peso di quel passato in cui era necessario nascondersi, come se l’amore e l’attrazione dovessero essere segreti di cui vergognarsi, da tenere chiusi in una scatola. D’altra parte le associazioni che rivendicano e tutelano i diritti degli omosessuali stanno guadagnando sempre più visibilità e ormai si battono anche per tutti gli orientamenti sessuali e di genere, per questo l’acronimo che hanno assunto si allunga sempre di più: LGBTQIAPK+(Lesbiche, Gay, Bisessuali, Transessuali, Queer, Intersessuali, Asessuali, Pansessuali, Kinky). Un primo passo per vivere in una società più consapevole è cominciare a sensibilizzare i ragazzi sul tema del rispetto dei diritti fin dalla più tenera età. I bambini, per quanto piccoli, sanno ragionare, esporre il loro pensiero, riflettere e cambiare idea se necessario. Attraverso l’educazione, infatti, si mettono le basi per la società futura perché, come sosteneva Nelson Mandela, «se gli uomini possono imparare a odiare possono anche imparare ad amare, perché l’amore, per il cuore umano, è più naturale».

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