ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Istituto penale minorile femminile di Pontremoli (MS)

Libertà, la cosa più bella che si possa perdere

Il racconto della quotidianità all’interno dell’istituto penale minorile femminile di Pontremoli, una scuola di vita e di futuro

Ci svegliamo alle 8.30, facciamo colazione tutte insieme, puliamo in stanza e poi andiamo a scuola. In sintesi è questa la nostra quotidianità all’interno dell’Ipm di Pontremoli, ovvero l’istituto penale minorile femminile.

Siamo un gruppo di giovani ragazze, tra i 15 e i 23 anni, ognuna proveniente da diverse parti dell’Italia, con culture, tradizioni e religioni diverse, famiglie d’origine diverse. Ci troviamo qua dentro da alcuni mesi perché stiamo giustamente scontando una pena per quello che abbiamo fatto. Parlare della nostra vita all’interno dell’Ipm non è facile ma vogliamo far conoscere questa piccola realtà a tutti i lettori.

La nostra vita nell’istituto viene scandita ogni giorno da diverse attività: la mattina frequentiamo la scuola (alfabetizzazione o scuola media), il pomeriggio possiamo avere teatro, cucito, fare attività manuali e artistiche, possiamo partecipare a dei corsi online per ottenere certificazioni spendibili una volta uscite, come Trio o Haccp. Alcune di noi, solo in casi specifici, posso-no iniziare a lavorare fuori dell’istituto. La nostra vita qui è quindi regolata da orari, regole, comportamenti ben precisi e molto diversi da quelli che avevamo prima di entrare nel carcere.

Oltre a quello che sono le nostre attività, che dobbiamo svolgere tutte insieme, c’è però un aspetto più profondo che vorremmo raccontare: la convivenza tra di noi e quello che si capisce stando dentro. Quando entri nell’istituto non conosci nessuno, ti trovi a dover condividere e spendere tutto il tuo tempo con ragazze mai viste prima; non hai né confidenti né familiari con cui poter parlare quando vuoi; non sei libera di poter esprimere la tua femminilità né di poter vivere più la tua routine. Tutto questo va sommato al fatto di convivere con persone che devi imparare a conoscere piano piano e con cui sei obbligato a stare a stretto contatto tutto il giorno tutti i giorni.

Quando uno entra in carcere, sapendo che ci dovrà passare dei mesi, si deve ricreare tutto, rapporti compresi: crediamo che questo sia l’aspetto più difficile. Quando sei fuori puoi decidere tu con chi stare o come comportarti; se una persona non ti piace basta non frequentarla.

Qui dentro invece tutto questo non è ovviamente possibile: non puoi decidere di non passare del tempo con lei oppure scegliere di risponderle male o di reagire se quella persona fa o dice qualcosa che non va bene, perché ne va della nostra possibilità di poter uscire prima per buona condotta. Stare qui dentro, vedere questo piccolo paese tra le sbarre, amplifica qualsiasi sentimento. E questo vale naturalmente sia tra di noi, ma soprattutto nei confronti delle persone che ci stanno aspettando là fuori.

Alcune di noi – grazie al carcere– hanno riscoperto la famiglia; altre sono maturate, hanno capito l’errore che hanno fatto e stanno combattendo da dentro per poter uscire più forti: altre ancora invece stanno affrontando le loro paure, anche grazie all’aiuto di persone messe a disposizione dall’Ipm. Quello che abbiamo sicuramente capito è che la cosa più bella che ti possono levare è la libertà!.

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