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Il neo Rinascimento che non c’è

Professione influencer in Arabia Saudita. Contraddizioni e culture diverse: nei social tutto si supera con un clic

Truccatissima, attillata, vestita all’occidente. È questa una delle influencer più gettonate che promuovono gli Emirati. Possibile? Ebbene sì. Sempre più spesso compaiono sui social foto e video di influencer non sempre ligi alla cultura del paese saudita che magnificano; talvolta sono decisamente distanti da essa. Mostrano paesaggi mozzafiato, innovazioni in ambito tecnologico e architettonico. Ma nient’altro. Sul meno bello… Silenzio. Proprio loro, gli influencer. È questo il nuovo «lavoro» che si sta diffondendo nel nostro secolo grazie ai social. Gli influencer sono coloro che con un clic riescono a condividere un contenuto con milioni di persone, ecco perché sono interessanti per l’industria pubblicitaria, che li assolda per sponsorizzare i propri prodotti. Il fatto che ci siano vere e proprie campagne pubblicitarie con conseguenti grandi flussi di denaro spesso non è del tutto chiaro al grande pubblico. Talvolta gli influencer entrano in azione anche per promuovere regioni o intere nazioni. È il caso dell’Arabia Saudita che, tramite l’iniziativa Gateway KSA, promuove i suoi migliori paesaggi servendosi di influencer famosi. I primi ad aderire a questo progetto so-no stati alcuni studenti di Harvard e l’influencer Nelleke Van Zandvoort Quispel.

Lo scandalo è quanta “libertà“ si siano presi gli ospiti del progetto Gateway KSA nel promuovere un Paese dove una coppia non sposata rischia la prigione, mentre un influencer può pubblicare foto in cui riposa abbracciato alla sua fidanzata in uno scenario da sogno dell’Arabia; un privilegio che sembra concesso solo a chi, come gli influencer, ha il potere di promuovere il Paese. Sembra infatti che gli arabi non si interessino troppo delle contraddizioni rispetto alle leggi coraniche da parte di chi promuove il Paese. I sauditi non sembrano gli unici però a mettere al primo posto l’interesse economico.

Anche gli influencer sembrano chiudere un occhio davanti alle palesi contraddizioni occultando in qualche modo gli aspetti meno belli di questo Paese. Sono stati pochissimi gli influencer che hanno rifiutato le tariffe milionarie del governo saudita, dimostrando che la questione etica è del tutto secondaria se in ballo ci sono i soldi. Qual è allora il limite tra promozione giusta, magari un po’ abbellita, e manipolazione della realtà? Anche il mondo degli influencer dovrebbe avere delle regole e almeno un codice etico. Soprattutto quando si va a parlare di Paesi dove il «Neo-Rinascimento» è purtroppo ancora molto lontano.

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