ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Una donna che ce l’ha fatta

In collegamento da Parigi abbiamo intervistato l’astrofisica Alessia Ritacco

Nata in una famiglia di medici ma affascinata dall’universo e dalle stelle è rimasta ispirata dall’incontro con una grande donna: Margherita Hack. Adesso anche lei è un’astrofisica; di fronte alle discriminazioni di genere ha reagito studiando e lavorando duramente e facendo sempre valere le proprie idee.

Che lavoro svolge oggi? «Sono un’astrofisica. Mi occupo dello studio dell’universo primordiale, viaggio tantissimo e ho la fortuna di vedere fantastici tramonti. Questo lavoro necessita di molta fantasia e creatività proprio perché studiando la formazione dell’universo si cerca di comprendere qualcosa che non è visibile agli occhi».

Perché ha scelto di fare questo lavoro ? «L’astrofisica non è stata la mia prima scelta; da adolescente ero appassionata di numerose cose. La mia famiglia inoltre desiderava che intraprendessi la carriera medica. Io ho addirittura pensato di voler diventare avvocato, ma ho scelto l’astrofisica. Un incontro che ho avuto con Margherita Hack mi ha ispirato, così ho capito quale lavoro avrei davvero desiderato fare.

Sono rimasta colpita non soltanto dalle sue parole ma anche dalla sua personalità».

Ha incontrato difficoltà? «Sì, ho incontrato molti ostacoli, ho faticato per le mie idee, specialmente per il fatto di lavorare in un ambiente prevalentemente maschile. Questo soprattutto durante gli studi all’Università di Roma dove studenti e professori erano uomini, tranne una. Mi sentivo discriminata e non presa seriamente ’Le donne devono spingere sull’acceleratore più degli uomini’. Dopo l’Università ho viaggiato in Europa. In Francia, all’età di 26 anni, ho preso un dottorato. Oggi lavoro a Parigi e collaboro con l’Osservatorio astronomico di Cagliari».

Come reagiva alle discriminazioni? «Generalmente lasciavo correre, ero abituata a certi atteggiamenti. Quando sono andata all’estero per lavoro mi sono resa conto che la disparità sociale tra uomo e donna era meno presente che in Italia».

I suoi conoscenti l’hanno supportata ? «La mia famiglia, essendosi dedicata alla medicina, si aspettava che io diventassi medico, per questo, inizialmente, non è stata entusiasta della mia carriera ma essendo persone molto aperte hanno accettato e compreso la mia scelta. I miei amici invece mi hanno supportato fin dall’inizio, persino regalandomi un telescopio per il mio diciottesimo compleanno».

La scienziata Alessia Ritacco non è l’unica donna che, ogni giorno, combatte contro gli stereotipi. Tante donne lottano ancora per i loro diritti.

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