Le parole sono chiave o lucchetto
Chiudono una porta o ne aprono cento... Ma prima di usarle bisogna pensare bene, dosarle, senza offendere
«Prima di parlare, pensa!». Potremmo dire proprio così, citando una famosa canzone. Ma… le persone, prima di parlare, pensano? Beh, dovrebbero! Le parole sono importanti, uno strumento portentoso: non sono neutre, anzi hanno un grande potere, oltre che un valore e un peso. Nella specie umana, mano a mano che cervello, pensiero e linguaggio si sono evoluti, la parola è diventata sempre più adatta allo scopo di comunicare, sempre più pronta all’uso.
A che cosa servono le parole? Perché sono importanti? Parlare, ascoltare, esprimere emozioni, affermare le proprie opinioni, i propri desideri. Quale mezzo migliore se non le parole? Certo si può comunicare anche con i gesti o con l’espressione, ma le parole ormai sono alla base della nostra vita, le usiamo molto, anche troppo a volte, e troppo spesso solo per riempire vuoti. Sembra quasi che siano infinite! Trabocchiamo di parole, a volte ne siamo frastornati, forse proprio perché non le scegliamo con la giusta attenzione.
Parlare bene è importante: conta molto quali parole usiamo e soprattutto conta il modo in cui le usiamo. Alcune fanno bene, altre fanno male: prima di parlare dovremmo sempre pensare se ciò che diciamo può offendere. Non viviamo in una dittatura e siamo liberi di usare le parole come vogliamo; sono preziose e nessuno ce le può né togliere né imporre (o almeno dovrebbe essere così). Abbiamo però la grande responsabilità della scelta di quali utilizzare e come.
Le parole devono essere usate bene perché possono ferire, abbiamo detto. Che succede se ne facciamo un cattivo uso? Quante volte offendiamo qualcuno, magari senza volerlo? E poi, una questione importante, c’è differenza tra usare brutte parole con lo scopo di ferire in rete e offendere dal vivo guardandosi in faccia? I cosiddetti «leoni da tastiera» usano on line parole «brutte», si lasciano andare a commenti che mai farebbero dal vivo; sui social addirittura esistono gli «odiatori», i cosiddetti hater, che insultano e rivolgono parole aggressive, razziste o volgari a qualcuno, nascondendosi dietro la distanza, un po’ come se si sentissero inattaccabili dietro lo schermo. Troppo facile! Le parole hanno un altro grande potere, non sempre positivo.
Sono un ottimo strumento di persuasione, cioè possono convincere qualcuno a pensare, a fare o a dire qualcosa; può essere molto pericoloso sai? Ti senti come inferiore e “sottomesso”, non vedi alternativa, l’unica scelta possibile ti sembra quella che ti dice una persona che ha prestigio o carisma e magari smetti persino di ragionare con la tua testa. E a quel punto, la frittata è fatta.