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Le tre epidemie da non dimenticare

Breve storia delle malattie pandemiche che invasero anche Castelfranco di Sotto prima del Covid

A Castelfranco di Sotto e in tutta Italia si sono diffuse molte malattie ed epidemie oltre al coronavirus. In questo articolo tratteremo di come il nostro paese ha affrontato le epidemie di peste, vaiolo e colera.

La peste, chiamata anche peste nera, è stata l’epidemia più importante in tutta Europa. Tra il 1628 e il 1629 si diffuse nella Francia del Sud, e ne 1629 arrivò anche da noi, prima a Firenze poi in tutto il Granducato. Per questo a Castelfranco per prevenzione si vietò ogni commercio con i navicellai, che arrivavano da Firenze e Pisa, e si chiusero anche le porte del paese.

Il vaiolo ha sempre destato un particolare terrore, anche se il dottor Edward Jenner, nel 1796, scoprì la vaccinazione antivaiolosa. Ma ci volle molto tempo per convincere gli abitanti a farsi il vaccino. L’ignoranza aveva impedito la discussione di questo rimedio contro una malattia che faceva molte vittime, e chi sopravviveva poteva subire terribili conseguenze come la sordità e la cecità. Il Granduca di Toscana, nell’agosto del 1630, ebbe l’idea di promuovere l’uso del vaccino con le istruzioni accompagnate da illustrazioni, stabilendo anche che i Gonfalonieri dovevano verificare i progressi della vaccinazione nelle loro comunità. I dottori avevano l’ordine di fare il vaccino gratuito ai poveri, mentre le persone abbienti dovevano pagarselo.

Nel 1854, un’epidemia di colera incominciò a infestare alcune regioni del Mediterraneo. Il Prefetto di Firenze, per prevenire una completa diffusione, scrisse ai Gonfalonieri di tutti i comuni perché bloccassero tutte le persone provenienti dalla Francia, dalla Liguria e dal Regno di Napoli. Tra le disposizioni c’erano il controllo di tutti i negozi che vendevano del cibo, il divieto di consumare cibi e bevande non sane, di tenere pulite le strade e le piazze, e di fare la purificazione dell’acqua.

Il colera si diffuse a Castelfranco di Sotto nel luglio del 1855.

Ci furono molte vittime. Il dottor Raffaello Billi analizzò la malattia e riuscì a capire che la situazione dipendeva dall’età, il sesso e le condizioni sociali, come abbiamo riportato nell’intervista impossibile e nei grafici accanto.

Sono stati tempi difficili, ma l’importante è superare le epidemie e soprattutto studiarle, perché la medicina fa passi avanti col passare del tempo. Imparando e conoscendo le vecchie epidemie, potremo aiutarci ad affrontare le prossime. (Abbiamo tratto il materiale di questo e gli altri articoli dal testo «Sulle tracce della storia» a cura di Giancarlo Nanni, Documenti di storia locale-Archivio storico,2004).

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