ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Usiamo la tecnologia per salvarci

L’ambiente è a rischio: la vera sfida è usare il progresso in modo sostenibile. Prima che sia troppo tardi

A questo punto dello sviluppo dell’umanità non possiamo più fare a meno della tecnologia, ma usarla in modo ancora più responsabile per non danneggiare l’ambiente? L’obiettivo più grande che dobbiamo porci è riuscire a utilizzare la tecnologia in modo sostenibile. L’utilizzo di auto ibride ed elettriche andrebbe incentivato con un’adeguata informazione, non solo con allettanti proposte economiche. Nell’agricoltura la tecnologia ci permette di ottenere prodotti di ogni tipo in ogni stagione, ma sarebbe necessario educare la popolazione a consumi responsabili, che tengano conto della stagionalità e del basso uso di sostanze chimiche e di energia: è assurdo usare la tecnologia per limitare i danni alle colture provocati dal cambiamento climatico (es. riscaldamento dei vigneti) senza rendersi conto che tali rimedi accrescono il danno ambientale e il cambiamento stesso! La vera sfida è trovare una soluzione che ci permetta di usare in maniera concretamente sostenibile la tecnologia, per non dover arrivare a soluzioni estreme come quelle prospettate in questo racconto… «Era un venerdì sera come altri, solo che quel giorno c’era in diretta TV un convegno internazionale sull’inquinamento con tutti i capi di Stato. Emozionata, alle 20.30 mi sintonizzai. Tutto procedeva a gonfie vele quando, a un tratto, uno dei capi di stato si bloccò guardando il suo cellulare. Stupore, poi delirio generale, interrotto dalle parole dell’uomo visibilmente sconvolto. Lesse il messaggio: “Salve a tutti, mi chiamo Sam, sono un ragazzo di diciannove anni e mi trovo nel così tanto atteso futuro. Ho scritto questo messaggio per informare tutte le persone che abitano questo pianeta, che la Terra è in grave pericolo. Per l’inquinamento eccessivo è scoppiata un’apocalisse e la nostra specie si sta estinguendo a causa nostra. Immaginavamo tutti un futuro diverso con macchine volanti e robot, ma non è stato così perché non abbiamo usato bene la tecnologia. C’è ancora una piccola speranza e solo noi possiamo cambiare il futuro, con la nostra unica via di salvezza: la tecnologia”. Ero senza parole, avrei pensato che fosse uno scherzo ma qualcosa mi diceva che non era così. Sul convegno calò un silenzio quasi fastidioso, la sala riunioni si svuotò immediatamente e nei giorni successivi nessuno parlò più dell’accaduto. Circa otto mesi dopo ci spiegarono che dopo il convegno i capi di stato si erano riuniti tutti per mettersi d’accordo su come procedere. Il messaggio non era uno scherzo: dovevano impiegare la tecnologia come meglio potevano per evitare quell’apocalisse. Ed ecco la soluzione: avrebbero inserito nel braccio di ogni abitante del pianeta un chip che avrebbe fatto scattare automaticamente una multa ogni volta che qualcuno inquinava. Restai senza parole, non pensavo si sarebbe dovuti arrivare a una cosa del genere, ma alla fine era l’unica soluzione. Tre mesi più tardi iniziarono a impiantarci i chip… Passarono giorni, mesi e anni e quegli strani aggeggi stavano funzionando: certo, all’inizio ci fu chi si oppose, ma poi vennero convinti tutti. Ero certa che ce l’avremmo fatta, avremmo salvato il nostro pianeta!»

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