ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Scuola secondaria di primo grado G. Giusti di Campo nell’Elba (LI)

Inclusione e il forte senso d’identità

Sull’isola non sempre è facile integrarsi soprattutto per le persone che fanno lavori stagionali

ISOLA D’ELBA L’inclusione non è soltanto una cosa banale di cui tanto si parla, bensì è un concetto sì complesso, ma allo stesso tempo alla portata di tutti. Quando viene pronunciata questa parola, la gente pensa subito ai neri e agli immigrati: non vengono considerate, però , altre situazioni: bisogna includere, infatti, anche i detenuti usciti dal carcere, le persone che perdono il lavoro e i disabili, solo per citarne alcuni.

L’inclusione si basa sulla volontà delle persone di voler tirare fuori il meglio da tutti, anche da quegli individui nei quali la gente di solito vede il buio, le tenebre, il pericolo o addirittura la devastazione. E’ proprio qui, infatti, che bisogna accendere la luce , senza però sovrapporre luce ad altra luce: si finirebbe così per non vedere né la parte la-sciata nell’oscurità né quella illuminata, perché sarebbe troppo abbagliante per poter discernere in profondità. Ed invece anche la parte buia fa parte di noi.

Si è iniziata a prendere in considerazione l’inclusione così come lo si fa oggi circa negli anni ‘90, memori, forse, delle atrocità di un passato molto prossimo, ma anche di uno un po’ più remoto, come le stragi che i Conquistadores compirono in America, solo per ricordarne una. Vivendo in una piccola isola, l’Elba, potremmo dire che il nostro mondo sia una specie di campana di vetro; anche qui, però, possiamo osservare molti dei disagi sociali presenti nelle metropoli. Gli elbani hanno un forte senso di identità culturale e di appartenenza al luogo, anche se non si direbbe, e hanno dovuto includere nelle loro comunità gli “stranieri” appartenenti ad altri paesi, per esempio quelli provenienti dalle isole ponziane, negli anni 60’. Questi hanno insegnato ai campesi, dediti quasi esclusivamente all’agricoltura, alla pesca.

Al giorno d’oggi possiamo osservare soprattutto il disagio dei lavoratori stagionali che, una volta terminati i mesi estivi, devono scontrarsi con una realtà caratterizzati dall’intolleranza e dall’assurda presunzione di una parte degli isolani di essere migliori degli stagionali. Dobbiamo capire che essere diversi non è uno svantaggio, ma è la ricchezza. Siamo tutti diversi.

Cosa farebbero, infatti, le mani senza i piedi, o gli occhi senza il naso? E’ grazie alle diversità fra le membra che il corpo funziona così efficacemente. Allo stesso modo, dobbiamo creare una società nella quale tutte le persone, con le loro culture, conoscenze e caratteristiche, costituiscono il corpo di un mondo nuovo.

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