ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Giovanni XXIII di Terranuova Bracciolini (AR) - 1A

Il teatro: lo scrigno delle arti

Intervista a Simone Martini: l’importanza di trasmettere nelle scuole la passione per il mestiere di attori

Quanto sia importante il teatro nella pratica scolastica lo abbiamo imparato anche grazie al regista e attore teatrale Simone Martini della compagnia KanterStrasse, che per un periodo sarà il nostro insegnante. Ecco alcune domande che abbiamo avuto il piacere di porgli.

Quando e come è nata in te la passione per il teatro? «Ho avuto la fortuna di fare esperienze teatrali grazie a maestre e professori sensibili all’argomento. Alle scuole medie mi sono accorto di divertirmi molto sul palco, alle superiori ho iniziato a frequentare un corso serio e poi, durante l’università, ho frequentato una scuola professionale a Firenze: lì ho capito che il teatro sarebbe diventato una parte importante della mia vita» Qual è l’esperienza più significativa vissuta come attore? «Le esperienze iniziali, i primi la-vori come professionista insieme a grandi attori da cui cercavo di imparare il più possibile, che osservavo e ascoltavo sia in scena che fuori scena».

E la scelta di insegnare teatro? «Perché credo che dovrebbe essere inserita come materia vera e propria all’interno del programma scolastico, come la mu-sica. Il teatro è l’unica arte che racchiude in sé tutte le altre forme d’arte come l’architettura, la pittura, la letteratura, la danza e la musica. Fare teatro non significa solo “recitare”, è uno strumento capace di favorire la curiosità, elemento fondamentale alla base di qualsiasi crescita personale, in più favorisce la conoscenza di sé e dell’altro». Quale spettacolo ti è piaciuto di più mettere in scena con i ragazzi? «Alcuni anni fa, uno spettacolo che avevo già realizzato con la mia compagnia: Ubu Re di Alfred Jarry. Questo lavoro, uno dei più rivoluzionari di inizio novecento, è un testo che parla di ingordigia e di potere, elementi comuni anche nella società di oggi. Con i ragazzi realizzammo un bellissimo percorso, partendo dalla scoperta dell’autore, fino al riadattamento dell’opera e alla messa in scena. Un lavoro che entusiasmò me e i ragazzi».

Il teatro può servire a capire meglio la storia? «Come dice William Shakespeare, il teatro è lo specchio della natura, ovvero della società. Il teatro rappresenta il “conflitto” costante e mutevole tra l’uomo e il suo istinto, tra l’uomo e la società e quindi, se per storia intendiamo il percorso complessivo dell’uomo e della società nel tempo, la risposta è si».

Preferisci interpretare personaggi simili o diversi da te? «Nessun personaggio è come te e nessun personaggio è diverso da te. Ogni volta l’attore mette del suo in ogni interpretazione.

C’è sempre un po’di te in tutto quello che fai». Abbiamo notato che in molte lingue il termine “recitare” si traduce con “giocare”, in francese ad esempio si dice “jouer”, in inglese “to play”. Abbiamo riflettuto su questa particolarità e abbiamo capito che alla fine il teatro non è altro che un gioco di ruolo, in cui siamo chiamati a vestire i panni di qualcun altro.

La nostra scuola ci ha offerto una duplice possibilità: assistere a degli spettacoli teatrali e frequentare un corso con un esperto. Queste esperienze ci hanno fatto comprendere fino in fondo l’importanza del teatro.

Assistere ad una rappresentazione teatrale ci permette di metterci in relazione con l’altro, il diverso da noi, possiamo scoprire più culture, del passato e del presente.

Entrare in una sala, assistere ad una scena dopo l’altra, attiva la nostra fantasia e la nostra curiosità, è come vivere un sogno ad occhi aperti. Quando, invece, saliamo noi stessi su un palco, oltre a conoscere realtà diverse dalla nostra, dobbiamo immergersi in esse, diventarne i protagonisti e, nell’interpretare dei personaggi, scopriamo anche il valore dell’empatia.

Sapersi immedesimare negli altri è una qualità necessaria nella vita di ogni giorno, non soltanto per noi ragazzi, ma anche per il mondo degli adulti. Protagonista del nostro prossimo spettacolo teatrale sarà Poggio Bracciolini con le sue Facezie (1438-1452). Le Facezie sono detti arguti e motti di spirito che Poggio Bracciolini scrisse per “per esercitar l’ingegno e sollevar lo spirito”. Il nostro concittadino nacque nel 1380 a Terranuova Bracciolini, ma ben presto si trasferì a Firenze per fare il notaio. Copiava codici su commissione e per primo utilizzò la scrittura Minuscola Umanistica, oggi chiamata Littera Antiqua, che riprendeva la precedente Minuscola carolina. Era una nuova grafica, più rapida e facile da riprodurre. Nel 1403 Poggio venne assunto a Roma come copista ed entrò al servizio dei Papi come secretarius domesticus.

Nel 1427 acquistò una casa a Terranuova, dove si recava almeno una volta all’anno.

In quegli anni si sposò con Vaggia Buondelmonti, donna molto più giovane di lui, da cui ebbe 6 figli. Per spiegare le motivazioni della scelta di un matrimonio “tardivo” scrisse il dialogo An seni sit uxor ducenda. Nel 1453 si trasferì a Firenze, dove divenne Cancelliere della Repubblica Fiorentina.

Morì nel 1459 ed è seppellito nella basilica si Santa Croce.

STUDENTI Niccolò Leone Beni Francesco Bigi Daniel Fiani Gabriele Fiorilli Miruna Gabriela Gaitan Roel Hebeja Francesco Masini Angela Merola Saif Eddine Najid Sephora Odomankoma Ginevra Piazzese Sharon Francesca Pisano Ekamjot Singh INSEGNANTI Gianna Gambini Marco Bucci PRESIDE Luisella Orsini Foto in alto: il logo della scuola

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