ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

In bicicletta, con il vento tra i capelli

In Iran, dove molti diritti vengono negati, anche una bicicletta può diventare simbolo di libertà

Asha, nome di fantasia, è una donna iraniana conosciuta lo scorso 25 novembre in occasione di una conferenza sulla violenza di genere e che è tornata a parlare con noi per testimoniare ciò che sta accadendo in Iran. Ciao Asha, ci racconti qualcosa di te e del tuo arrivo in Italia? Nel 1988, dopo 8 anni di guerra, lasciai l’Iran per studiare e giunsi in Italia grazie allo zio di un’amica e qui ho trovo calore e accoglienza. Com’era la tua vita in Iran? Ero una studentessa e prima della Rivoluzione (quella che trasformò il Paese in una Repubblica islamica sciita, ndr.) la mia vita era felice, mia madre insegnava Storia e mio padre era un ufficiale dell’esercito. Per le donne esistono molti divieti tra cui il vincolo di indossare il velo, lo hijab… cosa rappresenta per te? Un obbligo e un peso, qualcosa che possiamo toglierci solo davanti a un marito, un padre e dei fratelli. In famiglia non siamo obbligate a coprirci, io l’ho fatto, solo in pubblico, fin dall’età di 14 anni. Cosa significa non indossarlo? È un reato che porta all’arresto e, come nel caso di Mahsa, alla morte.Nel Corano esistono obblighi legati all’abbigliamento femminile? Si dice di “coprirsi dallo sguardo altrui”, ma è solo un’indicazione: sono le diverse interpretazioni che gli uomini ne han-no fatto a fissare degli obblighi.

Le donne in Iran non possono andare in bicicletta, nuotare, cantare, assistere a eventi sportivi, è sempre stato così? No. Oggi, inoltre, ci è vietato lasciare ilPaese senza l’approvazione di un uomo della famiglia, dobbiamo tagliarci i capelli in modo “rispettoso e adeguato”, ma possiamo guidare e avere un conto in banca, però controllato da un marito e bloccato qualora fossimo sanzionate per non aver indossato lo hijab. Ci sono lavori vietati alle donne? Il giudice, “la troppa sensibilità ci porterebbe a prendere decisioni imparziali”. Per ogni occupazione la donna deve avere l’approvazione di un uomo. Che cosa ti manca del tuo paese? La mia famiglia, gli amici, i profumi del cibo e delle strade. C’è qualcosa che non ti era permesso fare da ragazza? Spostarmi in bici. La mia famiglia non mi vietava nulla, potevo uscire con i vestiti che volevo, truccarmi e ascoltare la musica, ma non ad alto volume perché se l’avessero udita fuori, saremmo stati multati. La prima cosa che vorresti fare una volta tornata in Iran? Andare a salutare i ragazzi e le ragazze che hanno perso la vita per la libertà.

Una cosa che fai in Italia, che ti piace e che non potevi fare in Iran… Andare in bicicletta… e sentire il vento tra i capelli.

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