ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Vannini di Castel del Piano (GR) - Redazione

Dipendenze: un mondo di illusioni

Questa realtà può sembrare la via migliore per evadere dai problemi, invece ne aggiunge solo altri

Nell’immaginario collettivo, secondo un’indagine svolta da noi studenti nell’ambito scolastico ed extrascolastico, le dipendenze sono principalmente associate alle sostanze stupefacenti, ma difficilmente vengono collegate all’alcool, al gioco d’azzardo e alla tecnologia. Ma cosa sono le dipendenze? Le dipendenze sono un bisogno irrefrenabile di assumere sostanze o compiere azioni che producono un temporaneo benessere, ma che in realtà danneggiano la salute psicofisica e le relazioni sociali. Le dipendenze da alcool e dal gioco d’azzardo sono spesso sottovalutate in quanto si possono trovare bevande alcoliche e slot machine in qualunque locale pubblico e la vigilanza sulla destinazione del loro uso è carente. Ultima-mente il consumo di alcool tra adolescenti e giovani è in drastico aumento e ha come conseguenza la nascita di nuove mode, come il Binge drinking, l’assunzione di grandi dosi di alcool in breve tempo, il Drelfie, farsi fotografare mentre si è ubriachi, e il Pub Crawl, il bere diverse quantità di alcolici in più pub. Anche la dipendenza dal tabacco è socialmente accettata, pur essendo «un’arma con il silenziatore», poiché ha degli effetti collaterali a lungo termine che sono però gravi al pari delle altre sostanze psicoattive.

Una delle dipendenze più recenti è la tecnodipendenza, ovvero l’uso compulsivo di strumenti tecnologici come smartphone, computer, tablet, console che vengono utilizzati per alleviare la noia, per colmare dei vuoti affettivi, per comunicare velocemente con gli altri e per avere informazioni all’istante. Pur riconoscendone l’utilità, la tecnologia porta a vivere in un mondo virtuale che distacca la persona da quello reale; inoltre è appurato che essendo abituati a scrivere e leggere brevi testi ricchi di abbreviazioni e simboli si perde la capacità di scrivere correttamente e di prestare attenzione alla lettura di brani più lunghi e complessi.

La dipendenza più conosciuta rimane però quella da sostanze stupefacenti che è sempre più diffusa tra adolescenti e giovani. Tra noi ragazzi si parla spesso di questo argomento ed emergono pareri contrastanti: una parte è contraria all’uso perché ha paura che le gravi conseguenze possano ripercuotersi su se stesso e sulle persone a cui tiene. Ci sono poi altri ragazzi che vedono nell’assunzione di sostanze un modo per sentirsi più grandi, per essere accettati dal gruppo, per dimostrare di non aver paura di infrangere una regola e molto spesso per scappare dai problemi.

 

Nell’ambito del progetto sulle dipendenze, organizzato in questo anno scolastico, abbiamo svolto un’attività didattica che consisteva nel lasciare i nostri smartphone a scuola per un giorno e mezzo.

Inizialmente abbiamo decorato una scatola di legno, chiamandola Tecnobox, per poi metterci i nostri cellulari.

L’esperimento ha avuto lo scopo di farci riflettere sulla dipendenza da questo strumento che è diventato ormai parte di noi.

Al momento della consegna alcuni di noi erano ansiosi e agitati, perché temevano di non riuscire a gestire la propria giornata senza l’utilizzo del cellulare; altri invece erano più tranquilli e più entusiasti di mettersi in gioco.

Alla fine abbiamo riscontrato con sorpresa e soddisfazione che il tempo, che normalmente avremmo trascorso utilizzando il telefono, si è rivelato più produttivo.

«Essere disconnessi» dal cellulare ci ha consentito di apprezzare di più i momenti che abbiamo passato con gli amici, con la famiglia o in compagnia di un buon libro, proprio come ci viene raccontato spesso dai nostri genitori, che hanno vissuto la loro giovinezza senza l’uso dello smartphone.

E voi vorreste «disconnettervi» come abbiamo fatto noi?

 

«Tu sei i libri che leggi non le canne che fumi».

Questa è la frase che più ci ha colpiti durante l’incontro con alcuni ragazzi ospiti del Centro di Solidarietà dell’Amiata che ha sede ad Abbadia San Salvatore, perché non è stata detta da familiari o insegnanti, ma da chi ha provato sulla propria pelle le drammatiche conseguenze delle sostanze stupefacenti.

Ascoltando le storie raccontate siamo rimasti stupiti da come la dipendenza da questo tipo di sostanze abbia stravolto loro la vita: l’allontanamento dagli affetti più cari e l’isolamento sociale sono state le conseguenze che più ci hanno fatto riflettere.

Più volte questi ragazzi che abbiamo avuto l’opportunità di ascoltare ci hanno detto con commozione di non cedere alla tentazione di provare queste sostanze e di vivere al meglio la nostra vita.

Attraverso questa esperienza, quindi, anche noi siamo venuti in contatto con una realtà che prima ci sembrava distante, ma che invece può avvicinarsi con facilità a noi se di fronte a tale pericolo non riusciamo a dire «NO!»

La pagina è stata realizzata dagli studenti Desiree Angelucci, Viola Anselmi, Emanuele Borelli, Geremia Fazzi, Mattia Gargiulo, Viola Giglioni, Natalia Gjoka, Serafino Gjoni, Giorgia Guidotti, Naif I., Aldo Kola, Tiffany M., Matilde Marchini, Linda Marzocchi, Imamshah M., Rahime Ozturk, Benedetta Paniccia, Giuseppe Pintimalli, Valentino R., Nour Saad, Elena Turone, Irene Ulivieri, Matilde Zampini, Gjesika Zefi, Matteo Acciaroli, Sara Angeli, Pietro Bargagli, Yunus Emre Celik, Alice Duchi, Zoe Fazzi, Gregorio Gigliotti, Riham Khia, Raissa Lepori, Eslam Mabrouk, Naim Mouquadem, Amelie Nannetti, Lorenzo Pesapane, Mattia Pieri, Flavio Pinocci, Eugenio Sabatini, Caterina Santella, Giulia Santioli, Margot Valentino, Alessio Valvano, Dario Zabatino

Docenti: Simona Ronca, Fulvia Bravi

Dirigente scolastico: Giovanni Raimondi

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