Creatività cercasi: Palladama e Rackettbal
Due esempi di «giochi macedonia» ma inclusivi. Dalla nostra fantasia, attività all’aperto e di squadra
In un mondo dove tutto è già pronto, predisposto, a portata di mano, compresi i giochi, la creatività è quasi condannata a soffocare . Una volta i nonni inventavano spazi ludici con i pochi strumenti a disposizione; le bambole erano di cenci vecchi, abbelliti dalle sapienti mani delle mamme che, in quel modo, consentivano il divertimento dei figli. «Facciamo finta che», oppure un gessetto bianco disegnava lo spazio in cui saltare e non sempre gli adulti erano pronti a consolare chi perdeva la gara. Cogliamo al volo l’opportunità per presentare due giochi che abbiamo inventato e che hanno, come unico scopo il divertimento, sempre che abbiamo uno spazio, ma l’estate lo permetterà.
Il primo è PALLADAMA. Si gioca su una superficie a forma di scacchiera della dama; come mostra la figura, ci sono due porte. Il numero di giocatori è sedici, divisi in due squadre composte da otto giocatori ciascuna. La postazione dei giocatori deve essere sulla seconda e terza riga della scacchiera. E possono muoversi solo in avanti, naturalmente lanciando la palla in obliquo, come a dama. I movimenti che può compiere ciascuna squadra sono quattro: una mossa in obliquo e un lancio della palla a un alleato o a un avversario che, se non prende la palla, non viene eliminato, resta al suo posto, ma la squadra avversaria guadagna un punto e il diritto di tirare la palla.. Ottenere punti è molto semplice: basta lanciare la palla nella porta avversaria, trovandosi nella seconda riga nel campo avversario. Come possiamo notare, le regole sono quelle della dama e di pallamano, miscelate a “macedonia”, come il gioco che segue.
Anche RACKETBALL non richiede particolari abilità fisiche. Si gioca in un campo da Sitting Volley (in modo che anche le persone disabili possano giocare) diviso in due parti con una rete da Tennis. I giocatori totali sono dodici per squadra, sei stanno in campo, e sei in panchina. I giocatori si scambiano ogni trenta minuti, in modo che tutti giochino; hanno una racchetta da tennis, e la palla può essere toccata nel proprio campo tre volte (un rimbalzo nel proprio campo è obbligatorio). Per ottenere punti bisogna far rimbalzare la palla da tennis nel campo avversario per due volte, e la prima squadra che vince tre set da venticinque punti vince, molto semplice! Per Racketball servono sei racchette per squadra (scambiabili ad ogni turno di giocatori) e una rete da tennis, comprate con il contributo di tutta la squadra!
C’è una grande differenza, pur se sembra minima, tra gioco e sport. A causa della eccessiva competitività in gara e dell’agonismo, spesso nello sport vengono a mancare i valori che lo avevano inizialmente originato e, soprattutto, il suo vero senso: il divertimento. Giocatori in campo e tifosi sugli spalti , sempre di più, protagonisti di scontri vergognosi, lontani dai valori che lo sport deve promuovere.
Quando si pratica uno sport a livello agonistico o per lavoro la sconfitta scatena rabbia e rancore. Quindi, lo sport, spesso, è occasione per sfogare disprezzo nei confronti della squadra avversaria.
Invece il gioco è completamente differente, perché ha come unico fine il divertimento. Questo comporta il rispetto di tutti i valori sportivi originari, dato che la vittoria o la sconfitta non determinano una modifica nella vita dei partecipanti.
L’inclusività è una tematica indispensabile, che detiene il funzionamento della società; infatti, deve essere rispettata a partire dalle piccole azioni quotidiane, come le attività sportive. I nostri obiettivi sono l’inclusività e il divertimento, per questo abbiamo creato palla-dama e racketball.
Intervista a Leonardo Arcipreti, ex docente di motoria.
Come si è evoluto lo sport scolastico negli anni? «L’unico cambiamento rilevante è stato un solo docente per maschi e femmine a lezione di Motoria, avvenuto nel 1990, per economizzare sul numero di insegnanti. Ad oggi l’educazione motoria nelle scuole è ancora sottovalutata. Per permettere a tutti di praticare un’attività sportiva le scuole dovrebbero stare aperte anche il pomeriggio e garantire la gratuità. In passato si giocava di più all’aria aperta, il movimento era assicurato e lo sport a livello professionistico era meno diffuso. Eppure l’attività fisica porta benefici al corpo, favorisce lo sviluppo cognitivo, quello psichico e la socializzazione. È utile per il confronto con gli altri, ci allena al rispetto delle regole e al valore della sconfitta come occasione di maturazione. Il professionismo sportivo sembra prevalere sull’etica dello sport. La mancanza di allenatori volontari nelle palestre aggrava una situazione di per sé problematica».
Concludiamo con una nota positiva? «Certamente le Paraolimpiadi! Pensate che i campionati di scherma paraolimpica si sono svolti proprio a Pisa!».
La III F Fucini di Pisa: Giulia Astorino, Viola Bargagna, Daria Bargi, Matteo Barigliano, Matteo Barsotti, Edoardo Bartoli, Giada Boccuni, Sveva Borghini, Giulia Bottaini, Francesco Bruno, Umberto Cacianti, Clara Calamia, Letizia Cappelli, Ervis Dibra, Isaiah Thomas Castillo Dimaala, Margherita Fanelli, Matteo Lorenzetti, Alessandro Madrigali, Alice Malfatti, Imane Mimouni, Alessia Carla Nichifor, Giulio Prampolini, Diane Santoro, Abdullah Talukdar, Margherita Tocilla. Dirigente scolastico, prof.
Bonsignori Alessandro.
Docente tutor, prof.ssa Fiorentini Ugarita.