ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado A. di Cambio di Colle Val d'Elsa (SI) - 2H

Invertiamo la rotta: diversità è ricchezza

Smettiamola di guardare le persone con gli occhiali dello stereotipo. Idee dure a morire

Immagini mentali rigide, credenze, opinione diffusa e non verificata, semplificazioni della realtà, tutti questi sono stereotipi che ingabbiano la vita di molti ragazzi e spesso sono precursori di episodi di violenza e aggressione nei confronti di adolescenti più fragili, ragazzi che si tolgono la vita perché non sanno reagire.

Tutto questo è frutto di un disagio giovanile, che è in crescente aumento . L’adolescenza è sicuramente un periodo molto delicato, fatto di cambiamenti non solo nell’aspetto fisico ma anche nel modo di pensare.

Questa trasformazione può provocare un disagio temporaneo nel ragazzo che spesso non si accetta o non si sente adeguato.

La società, la Tv e i social media ci mostrano personaggi sempre perfetti e bravi a fare tutto, modelli in cui calzare perfettamente per non sentirsi diversi. Cercano in qualche modo di ingessare le persone e il mondo ignorando la complessità e l’unicità di ciascuno e negando di essere ciò che si è. La condizione economica, l’orientamento sessuale, il genere, l’etnia/ razza, nonostante i dettati costituzionali di uguaglianza, sono elementi che possono creare stigmi sociali. Questo sicuramente crea inquietudine negli adolescenti che si sentono di non dover sbagliare. Ora più che mai è necessaria un’inversione di rotta, un cambiamento, noi giovani dobbiamo essere compatti nel cercarlo e non dobbiamo avere paura della diversità.

Un supporto fondamentale deve essere svolto dalle famiglie che devono ascoltare e dialogare, nonostante i ritmi frenetici lavorativi, i propri figli. La guida di diverse agenzie educative sul territorio, che lavorano quotidianamente per sensibilizzare tutti, adulti e adolescenti, può fare la differenza. Anche incontri con esperti, all’interno delle nostre aule, può aiutarci a sconfiggere quei pensieri rigidi e precostituiti, spesso negativi, e consentirci di assumere la responsabilità di pensare, di riflettere, per conoscere davvero gli altri e la realtà.

Dobbiamo abbattere quel muro di indifferenza sociale che spesso porta a negare o minimizzare episodi che possono sfociare in qualcosa di ingestibile e incontrollabile. Se vogliamo costruire una vera ripartenza e un nuovo modello di sviluppo, dobbiamo lavorare tutti insieme per piene e reali pari opportunità, che sono condizione imprescindibile di giustizia e uguaglianza. Spesso ci si lascia affascinare dall’idea di una vita perfetta e senza problemi. La società, i media lanciano modelli da seguire che spesso sono vincolanti e ci omologano tutti. Attraverso applicazioni come TikTok o Youtube vengono, per la maggior parte, diffusi modelli da seguire.

Possono essere di bellezza, di genere, di razza, di situazione economica. Alcuni ragazzi non riescono a uscire di casa per paura di essere criticati perché magari non hanno un corpo o una pelle perfetta. La società di oggi si basa sempre di più sull’apparenza e non sul reale valore che ognuno di noi ha.

Non è vero che noi giovani non abbiamo obiettivi forse la nostra vita quotidiana schematizzata, impacchettata, che deve sempre essere uguale per tutti, secondo canoni prestabiliti, ci frena dall’osare. Per superare questi disagi gli adulti ci dovrebbero aiutarci ad avere più autostima e a credere nelle nostre abilità. A scuola i professori potrebbero stimolare il dialogo e il confronto con i pari e con l’adulto attraverso una metodologia didattica attiva che si sviluppi attraverso lavori di gruppo e conversazioni costruttive. Solo in questo modo possono emergere le nostre vere idee, i nostri dubbi, le nostre paure, le nostre perplessità e insieme possono adoperarci per superarle. Cosa possono fare i giovani per incentivare la parità di genere e ridurre le disuguaglianze? «Questa domanda è bella, mette in luce un vostro desiderio di essere attivi nel cambiamento culturale volto a rimuovere quella mascolinità tossica che opprime le donne e anche tanti uomini. Serve indossare lenti che aiutano a riconoscere oppressioni e violenze. Poi occorre il coraggio di denunciare e farlo collettivamente per avere più forza e resistenza. Un altro passo è sostenere chi è vittima in modo diretto opponendosi a battute, discorsi pieni di stereotipi che umiliano l’universo femminile e riaffermano di converso la supremazia maschile».

Cosa spinge i giovani ad omologarsi alla massa? «La pressione culturale che passa attraverso i media, i modi di rappresentare la relazione uomo donna. Lui invulnerabile e tosto, lei fragile e bisognosa di protezione. La massa cresce dentro questa cornice di aspettative e crede che sia un fatto naturale».

Iniziative sul territorio? «Sì molte, i comuni dell’Alta Valdelsa con le associazioni programmano laboratori nelle scuole, mostre, presentazione di libri, spettacoli e servizi ad hoc». Classe 2H: Sara Allegretti, Francesco Balloi, Irene Barresi, Caterina Boschi, Agnese Calamassi, Fabiana Centrella, Paride Compagnone, Mihai Davide Dana, Vincenzo De Luca, Noè Ferrandi, Matilde Fiaschi, Francesco Giglioli, Kouahou Ngaindjo Mathias Marie, Carlo Lastrucci, Caterina Lauria, Serena Malandrini, Delia Malonni, Federico Moschini, Mattia Panti, Marco Pastori, Vittoria Provvedi, Elena Rinaldi, Arianna Rivetti, Emma Sommella, Benedetta Zeqo.

Docente tutor: Ida Sabatino Dirigente scolastico: Monica Martinucci LA REDAZIONE

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