ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Carducci di Carrara (MS) - Redazione

Ci sono troppe guerre combattute in silenzio

In corso nel mondo 30 fronti aperti mentre le zone di conflitto sono 20. Eppure la pace è un risultato che è sempre possibile

Pochi giorni fa, il 24 febbraio scorso, è trascorso esattamente un anno dallo scoppio del conflitto tra Russia e Ucraina.

Ed è un anno che ci ritroviamo a essere sommersi di notizie, immagini e aggiornamenti pressoché continui. Sembra che al mondo ci sia soltanto questa guerra, ma è davvero così? In occasione di un incontro, tenutosi all’I.S. Zaccagna con due giornaliste freelance, Alice Pistolesi e Martina Martelloni, abbiamo capito che non è così: tra crisi e guerre possiamo contarne più di cinquanta, dislocate soprattutto nel continente africano.

Tutte le guerre che sono in corso attualmente nel mondo sono riportate nell’Atlante delle Guerre, un libro che ci hanno presentato le due giornaliste che scrivono articoli dalle zone di conflitto. Nell’Atlante ogni guerra viene trattata attraverso le informazioni principali cioè le cause, le conseguenze, i dati del paese che ne è vittima e i tentativi dipace che danno la speranza di poter ottenere un cambiamento.

Ogni guerra ha lo stesso spazio delle altre, lo stesso numero di pagine e il messaggio è chiaro: non esiste una “classifica“, non ci sono guerre che sono più importanti di altre, ma tutte indistintamente provocano sofferenza e morte. Ci sono anche degli articoli di contenuto più generale, nell’ambito dei quali vengono approfonditi vari argomenti come la distribuzione ingiusta della ricchezza nel mondo, le crisi energetiche ed alimentari, i cambiamenti climatici, le migrazioni delle persone che fuggono da fame e guerre, le missioni dell’ONU e altri ancora. In tutti questi articoli vengono riportati dati e numeri, i quali sonoindispensabiliperfareun’analisi seria e soprattutto basata sulla verità.Un numero che ci ha colpito molto è la cifra che lo Stato italiano spende ogni anno per gli armamenti: 36 miliardi di euro, una somma esorbitante per un paese che non si trova in guerra. Buona parte di questo denaro potrebbe essere utilizzato per aiutare le persone più indigenti, migliorare tanti settori importanti come ad esempio scuola e sanità, offrire ai giovani borse di studio e creare più lavoro.

Il mondo è dunque senza speranza? Per fortuna in tanti paesi è sempre più diffuso il fenomeno del peacebuilding che comprende tutte quelle azioni di cittadini e associazioni che “costruiscono” una cultura della pace.

Si tratta di attività che aiutano a sviluppare l’ascolto, il dialogo, il confronto e non lo scontro. Per esempio un’attività efficace che abbiamo sperimentato a scuola è il dibattito: discutere, esprimere le proprie opinioni con calma, analizzare le varie situazioni per capire il punto di vista dell’altro. Siamo convinti che se rinneghiamo la guerra fin da piccoli un mondo senza conflitti è possibile.

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