ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Orsini di Castiglione della Pescaia (GR) - Redazione

«Il diritto di essere me stessa»

Ancora ai giorni nostri è difficile per una donna riuscire ad affermarsi. Ma nessuna deve arrendersi

È dalla notte dei tempi che le donne e gli uomini sono su piedistalli diversi. Sin dai tempi dei Sumeri, solo gli uomini potevano studiare, mentre le donne dovevano sistemare la casa, fare da mangiare e crescere figli; nei quattromila anni di regno dell’antico Egitto solo cinque donne regnarono nel susseguirsi di trenta dinastie, dove solo il primogenito maschio poteva indossare la corona. Solo duecento anni fa Charlotte, Emily e Anne Bronte usavano pseudonimi maschili per pubblicare libri. Marie Curie vinse due premi Nobel per la fisica e la chimica, ma non poté riceverli solo perché donna. Ci sono voluti migliaia di anni prima che la donna potesse avere diritto all’istruzione, al lavoro, all’aborto, al divorzio.

Fortunatamente anche i sogni cambiano: se chiedete a delle donne, oggi «anziane», che cosa avessero desiderato per il loro futuro all’epoca in cui erano adolescenti vi avrebbero risposto: «Una casa e una famiglia».

Se oggi la stessa domanda la rivolgiamo ad una bambina della mia età ti risponderà: «l’astronauta, la veterinaria, l’avvocatessa, la dirigente…». Questo è bello! Certo, per far cambiare qualcosa ci sono volute, per esempio, le suffragette, che portarono il voto alle donne in molte nazioni. Pensate che in Italia dobbiamo attendere il 1946! Tuttavia dopo tutti i sacrifici che le donne nella storia hanno fatto, ci sono ancora molte persone che si basano sui pregiudizi; come quando Samantha Cristoforetti, prima donna in un gruppo europeo e comandante di una stazione spaziale, ha subìto critiche rivolte al fatto che doveva stare con i figli, invece di volersene andare in «orbita»! Adesso abbiamo il presidente del consiglio donna, per la prima volta nella storia dell’Italia, che si vuole fare chiamare presidente per andare contro al lessico sessista. Fa riflettere, come le discriminazioni di genere possano avvenire anche semplicemente nel linguaggio che usiamo. Io mi ritengo fortunata: sono nata in un Paese dove le donne e gli uomini possono essere liberi.

Tuttavia in parti del mondo, vicino a noi, alcune ragazze non possono andare a scuola e tante bambine sono costrette a sposarsi alla mia età… Mi sento fortunata, ma questo non significa che non devo combattere.

Malala Yousafazai si è presa una pallottola mentre stava andando a scuola, ma non si è arresa: ha continuato a lottare, vincendo un premio Nobel. Qualche mese fa una ragazza è stata ammazzata in Iran perché portava «male» il velo… in questi Paesi siamo ancora al tempo dei Sumeri. Dobbiamo muoverci!

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