ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Bettolle di Sinalunga (SI) - 1E - 1F

Ben 484 anni di ’suoni, balli e canti’

Il Carnevale più antico d’Italia sfila a Foiano della Chiana: festa e storia si mischiano

Ogni comunità ha cercato un motivo per sospendere le occupazioni quotidiane e organizzare dei momenti spensierati da condividere, quella di Foiano della Chiana è stata la prima in Italia a darsi una ragione per organizzare la sua festa: il Carnevale. Ogni cerimonia va letta non solo come momento di evasione, ma anche come risposta dell’uomo al suo destino quindi una celebrazione sfrenata piena di allegria, balli, canti e giochi è di buon auspicio nel momento in cui la natura si risveglia dopo il torpore invernale.

Il Carnevale di Foiano risale al 1539. Le prime feste carnevalesche si svolgevano nei salotti sostituite poi da veglioni organizzati nel teatro Garibaldi. Nel 1866 il Carnevale “esce” e tutta la popolazione si sente coinvolta. Per i più poveri questa festa rappresentava un momento di felicità e di distacco da tutte le tribolazioni quotidiane. Cominciano a sfilare le carrozze per le vie del paese e nel 1872 risultava essere elegante e generosa quella di Perrots dalla quale usciva una continua pioggia di fiori e confetti. Nelle manifestazioni del 1913 si comincia a parlare del re del Carnevale. La festa verrà sospesa durante la Grande Guerra. Riprenderà con la comparsa dei “carri matti” trainati prima da cavalli poi da autocarri trasformati in fortezze medioevali sui quali stavano alcune persone mascherate che lanciavano quintali di granoturco e cereali, caramelle, arance e aringhe secche: la fame era tanta e nulla andava perduto.Nel 1933 dei giovani decidono di organizzare due cantieri e uscire con un carro proprio: nascevano gli Azzurri e i Rustici, ai quali si aggiungono Bombolo e i Pacifici (dal 1961 Nottambuli). Il secondo conflitto mondiale fermerà ancora il Carnevale. Dopo la guerra Foiano dovrà fare i conti con il dolore e con tutte le difficoltà della ricostruzione. I corsi carnevaleschi riprenderanno regolarmente negli anni ’60 quando i cantieri si rinnovano ed entrano in scena nuovi protagonisti: la politica, l’attualità, i vizzi, i guai e il malcontento.

I cantieri non corrispondono a quartieri o gruppi sociali. L’adesione a l’uno o all’altro dipendeva e dipende da scelte personali, da rapporti di amicizia o di parentela. All’interno della stessa famiglia c’erano e ci sono componenti che appartengono a cantieri diversi che durante tutto l’anno lavorano in segreto al progetto della propria contrada e diventano “rivali” nel periodo carnevalesco generando l’aspetto più caratteristico della festa: quello degli sfottò.

Il sacrificio di re Giocondo, alla fine delle celebrazioni, costituisce un atto propiziatorio.

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