L’infanzia rubata ai bambini
Sfruttamento minorile: un fenomeno di cui si parla molto poco, ma che è ancora diffuso
Un fenomeno di cui ancora oggi si parla molto poco ma che, purtroppo, è ancora notevolmente diffuso è quello dello sfruttamento minorile a causa del quale molti bambini sono impiegati nello svolgimento di lavori pericolosi, impedendone così il diritto allo studio e a un’infanzia normale. Quando si parla di sfruttamento verso i minori si pensa spesso ai bambini venduti addirittura dalle proprie famiglie a datori di lavoro; tuttavia questa espressione non significa solo impiegare minori in fabbriche ma anche mandare bambini a combattere. In questo caso si parla di bambini soldato il cui esercito viene impiegato sempre più spesso accanto all’esercito regolare in caso di guerre (come avviene in Ciad, Uganda, Afghanistan).
Nel lavoro minorile sono impiegati più di trecento milioni di bambini in tutto il mondo: trecentomila solo in Italia, paese che si colloca nelle prime posizioni europee per casi di sfruttamento, superato solo dal Portogallo e dall’Albania. La principale causa del diffondersi di tale fenomeno è la situazione di estrema povertà in cui versano tali paesi: le famiglie che sono costrette ad affrontare da sole la povertà, perché non ricevono nessun aiuto dallo Stato, devono chiedere un aiuto da parte di tutti i membri della famiglia, compresi i più piccoli. Tutti i componenti della famiglia devono darsi da fare con un unico obiettivo: sopravvivere. Un’altra causa del lavoro minorile è la se-te di profitto: i padroni di aziende e imprese assumono i bambini in qualità di lavoratori poiché questa categoria oppone meno resistenza e si lascia abusare più facilmente, anche perché non è solita scioperare; inoltre, i minori sono più abili nello svolgere molte mansioni: possono per esempio essere impiegati nella ristorazione (pizzaiolo, barista, cameriere), nell’edilizia (muratore), nell’artigianato, ma anche in attività illegali come borseggio, combattimenti clandestini e prostituzione.
I più giovani vengono anche utilizzati in attività nocive, pericolose per il fisico, e in lavori pesanti quando sono costretti a svolgere lavori in miniera, a contatto con sostanze chimiche e i pesticidi agricoli o con macchinari pericolosi. I bambini diventano quindi piccoli operai, costretti a lavorare in campi infestati dai pesticidi che possono provocare gravi danni alla salute e arrivano a lavorare fino a 15 ore al giorno. I principali segni sul corpo dei piccoli sono la diminuzione della vista e dell’udito, malattie respiratorie, gastrointestinali e della pelle.