Abbattiamo tutti gli stereotipi Conoscersi per capirsi meglio
Gli elaborati dei giovani giornalisti della scuola Da Vinci-Leopardi (IC Avenza Menconi) Come le differenze culturali influenzano la nostra visione del mondo e portano incomprensioni
Quando entriamo in contatto con persone che non conosciamo, ci facciamo di loro un’idea basata sulle apparenze, formiamo quindi un giudizio preventivo, cioè un pregiudizio, che spesso riguarda non il singolo, ma interi gruppi. A questo si collega lo stereotipo, che è basato su un pregiudizio per cui alcune caratteristiche, spesso negative, generalizzando vengono attribuite a determinati gruppi o popoli. Ciò accade perché ognuno tende a considerare la propria cultura superiore alle altre, scivolando così nell’etnocentrismo. Classificare qualcuno basandosi su uno stereotipo ci aiuta a semplificare una realtà complessa ed è una cosa comune, che tutti fanno senza rendersene conto. Tutti pensano che le nonne siano anziane e amino cucinare, ma nessuno assocerebbe mai queste peculiarità a Michelle Hunziker, che è pur sempre una nonna.
Per quanto riguarda gli stereotipi associati ai popoli, gli italiani, all’estero, vengono identificati come mafiosi, mangiatori di pizza e pasta, con gli occhi e i capelli scuri, ma non tutti hanno queste caratteristiche. Si pensa invece che i tedeschi siano alti, biondi, con gli occhi azzurri e bevitori di birra e che gli orientali si assomiglino tutti, anche se non è così. Le differenze culturali tra i popoli rischiano di diventare motivo di incomprensione perché le nostre abitudini posso-no risultare offensive in altri Paesi.
Gli italiani, che gesticolano, parlano a voce alta, utilizzano una mimica facciale accentuata e si interrompono durante la conversazione, risultano aggressivi e maleducati anche se stanno discutendo pacificamente.
Al contrario gli orientali vengono abituati a non far trasparire le emozioni attraverso il volto e non gesticolano, i popoli nordeuropei usano un tono di voce più basso del nostro e si offendono se vengono interrotti. Inoltre gli orientali considerano inaccettabile il fatto di soffiarsi il naso e mettersi il fazzoletto in tasca, mentre a noi suscita ribrezzo la loro abitudine di espelle-re il catarro con un lento sputo colante. La cultura agisce quindi come un filtro che ci fa vedere la stessa cosa in maniera diversa, come se indossassimo degli occhiali colorati che ci fanno interpretare la realtà con sfumature differenti.
Ogni cultura, che porta con sé dei valori e degli stereotipi, ci conduce ad un giudizio falsato; bisogna esserne consapevoli, cercare di non generalizzare mai e provare a conoscere gli altri per capirsi e comunicare correttamente. Questo principio vale sempre, perché prima di formulare un giudizio su una persona dovremmo conoscerla senza fermarci all’apparenza.
Spesso tendiamo ad avere più stereotipi e pregiudizi nei confronti delle donne rispetto agli uomini, perché questo risiede nella nostra cultura sin dai tempi più antichi.
Già nel mondo classico, le donne avevano il ruolo di badare ai figli e alla casa. Uno stereotipo recente, che si sviluppa dagli anni ’50, è di associare alle donne il colore rosa.
Precedentemente era indossato dai maschi perché è una sfumatura del rosso, il colore che contraddistingue il sangue e i guerrieri. Invece le donne vestivano di blu perché rappresentava il velo della Vergine Maria. Fin da piccoli i maschi vengono educati a giocare con le macchinine piuttosto che con giochi femminili e viene “suggerito” loro che alcune attività non siano adatte alle donne, la società altrimenti le considererebbe poco femminili. Lo stereotipo presuppone anche un giudizio su quello che la società ci impone: se una donna non vuole avere figli e sposarsi è giudicata in modo negativo. Anche nel parlato si sminuisce la figura della donna utilizzando frasi offensive come “donna al volante pericolo costante”. Inoltre spesso nelle relazioni è l’uomo a decidere per la donna, considerandola come un oggetto di proprietà. Gli stereotipi sono dentro di noi e si rispecchiano anche nella spesa che facciamo, infatti i prodotti destinati alle donne, per l’igiene o il vestiario, sono più costosi. Basta andare al supermercato per rendercene conto, la società ha infatti l’idea che la donna debba essere più curata dell’uomo. Anche se non ce ne accorgiamo siamo tutti vittime degli stereotipi quindi si deve provare a non dar loro troppa importanza e ad essere ciò che siamo.
Classe II C: Anita Bertuccelli, Samuele Castagna, Gabriela Ceban, Simone Chellini, Sara Maria Cozma, Emma Dell’Amico, Davide Di Gennaro, Elisa Vittoria Epistolato, Clarissa Figaia, Megan Frediani, Niccolò Gervasi, Carlo Iardella, Daniel Lori, Asia Musetti, Alex Palagi, Sofia Ragaglini, Yeniel Reyes Garcia, Samuele Salutini, Francesco Schiattarella,Vanessa Scotto Di Luzio, Filippo Scroglieri, Camilo Jazmin Ventura. Insegnante tutor: Francesca Spinetti Classe II E: Eva Bertolini, Alice Bianchi, Aurora Bucci, Francesco Matteo Capici, Edoardo Dini, Bilal Ennasiri, Coumba Fall, Diego Fiorini, Mattia Giuliani, Tea Luciani, Matteo Mottola, Simone Ricci, Stella Maria Lena Rovetti, Zahira Mariam Sayyed, Leonardo Tarabella, Matilde Volpi, Luca Zampolini. Insegnante tutor: Maria Luisa Cricca. Dirigente scolastica: Elsa Daniela Novelli.