ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Giovanni Papini di San Brunone (Galluzzo) (FI) - 1A

Viva la street art a km zero L’arte urbana che nasce dal riuso

Ecologia e arte nel progetto virtuoso dell’artista Lorenzo Barbieri alias il Sedicente Moradi

Vi presentiamo il Sedicente Moradi, un artista che, raccogliendo legni e rametti, crea vere e proprie opere d’arte. Si porta dietro pochi attrezzi: sega a mano, trapano, avvitatore e un po’ di spago. La sua prima opera è stata uno scheletro delle proprie dimensioni. Il legno ha un ciclo di vita e l’artista, con le sue sculture, lo allunga. Molto tempo è dedicato alla fase iniziale del lavoro: la scelta e il reperimento del materiale. «Quando prendiamo un legno ce lo immaginiamo già come parte della futura scultura». L’opera, una volta creata, resta nel luogo in cui è stata assemblata. Le sue opere non sono destinate a musei o gallerie ma nascono per inserirsi perfettamente nell’ambiente da cui provengono.

Esse diventano parte integrante dello spazio circostante spingendo addirittura le persone a prendersene cura. Il progetto artistico del Moradi ha dunque lo scopo di creare delle opere d’arte realizzate con materiale riciclato da donare alla comunità.

«Senza i ragazzi e le ragazze, la classe altro non è che una stanza vuota con quattro pareti di cemento: voi date un senso, uno scopo all’edificio che noi chiamiamo scuola, lo rendete vivo. Così la street art è come musica per la città: mette insieme tutti i suoni isolati e crea una melodia». Il messaggio che l’artista vuole trasmettere con i suoi lavori è quello prima di tutto di divertirsi e, non meno importante, di consapevolezza e rispetto della natura. «Ogni gesto conta, ogni pezzetto di legno, come l’ultima tessera di un puzzle, è perfetto per qualcosa. Io con la mia arte desidero combattere la disillusione delle persone e, allo stesso tempo, creare attimi di meraviglia nel nostro quotidiano». Qual è la tua opera preferita? «Senza dubbio il coccodrillo. È un animale che mi fa paura e ho deciso di realizzarlo per esorcizzare questa sensazione». E l’opera più grande? «La giraffa sopra il tetto del teatro Parenti a Milano, alta più di cinque metri. Guarda lontano». L’artista poi ci spiega come nasce il suo modo di fare arte: «Una volta a Barcellona mi hanno rubato il taccuino degli schizzi. È stato un duro colpo per me. Mi avevano portato via una cosa molto preziosa: il modo di esprimermi e di interpretare il mondo. Allora ho pensato: ma perché non fare delle installazioni che possano essere godute da tutti? In questo modo l’arte che produco non è più mia ma di tutti quelli che la osservano. Credo che farebbe bene a molti di noi liberarsi del vincolo di possedere qualcosa».

 

Abbiamo incontrato Ellen, lavora nel campo del riuso dell’acqua da oltre 15 anni. È un’ingegnere ambientale e lavora in Africa costruendo reti idriche per migliorare la vita di molte persone.

La mancanza d’acqua sta colpendo molti paesi del mondo. In alcuni casi le risorse ci sono ma non sono usate come si deve.

Dobbiamo utilizzare in modo consapevole questa preziosissima risorsa. Quanta acqua serve per produrre una maglietta? 2.000 litri! In Italia usiamo a te-sta circa 250 litri di acqua al giorno: è troppo. In molte regioni dell’Africa ci sarebbe tanta acqua ma solo una parte è utilizzata. Troppo spesso non esistono canali o conduttori d’acqua che arrivano nelle case. Per combattere la crisi idrica l’unica soluzione è il «riuso» dell’acqua. Dopo essere stata utilizzata l’acqua finisce, attraverso le fognature, in un impianto di trattamento dove viene «ripulita» e poi reimmessa  nell’ambiente. Non solo è possibile riusare l’acqua ma anche le sostanze in essa contenute. Avete mai sentito parlare di acque reflue? Le acque di scarico vengono purificate trattenendo alcuni minerali come fosforo e azoto che vengono in seguito reimpiegati in agricoltura come fertilizzanti. Le acque reflue possono essere trasformate in energia come Biogas (metano). In Africa, questa miscela di fango e acqua viene disidratata e riutilizzata come materiale da costruzione (mattoni) e carburante. E l’acqua del mare? Questa acqua sarebbe potabile solo attraverso un processo di «desalinizzazione» cioè un trattamento che le toglie il sale ma è molto costoso. Attualmente i maggiori impianti si trovano a Dubai.

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