Perdono, orgoglio di una città La festa parte dal conte Guerra
Scopriamo l'appuntamento storico in piazza, tra rievocazione, giochi e costumi
Le vacanze sono finite, le giornate sono più corte, l’inizio della scuola è vicino, ma a Montevarchi, durante la prima settimana di settembre, si respira un’aria leggera piena di allegria e attesa per l’arrivo della Festa del Perdono.
Per le strade del paese vengono allestite le prime bancarelle, arrivano le giostre, le vetrine dei negozi si colorano e i cittadini attendono con gioia l’inizio di questo meraviglioso evento.
Noi ragazzi siamo entusiasti di avere una manifestazione così bella, ma ci siamo chiesti «da cosa ha origine questa attesissima festa?».
Facendo delle ricerche e intervistando i parenti abbiamo scoperto che bisogna tornare indietro nel tempo, quando, nel lontano 1266, il conte Guido Guerra, Capitano dei Guelfi di Toscana, decise di donare alla città di Montevarchi la reliquia del Sacro Latte della Madonna. Da allora ogni anno, il 3 dicembre, veniva celebrato tale evento.
Anche Andrea della Robbia, scultore, riprodusse l’evento storico nel bassorilievo conservato nel Museo di Arte Sacra della Insigne Collegiata.
Dalla fine del 1700 questa celebrazione cambiò e prese l’attuale nome di Festa del Perdono come negli altri paesi confinanti della vallata. Oggi la manifestazione viene accompagnata da una rievocazione storica in cui molti cittadini sfilano, in abiti medievali, per le strade della città accompagnati dal suono di tamburi, cavalli e da bravissimi sbandieratori. Si disputa anche il Gioco del Pozzo.
Non si hanno certezze sull’origine di questo gioco ma, molto probabilmente, nasce per stabilire chi potesse avere la precedenza nel prelevare l’acqua dal pozzo della città nei periodi di siccità o di guerra fra i quattro gonfaloni del centro storico: Santa Maria del Pellegrino, Sant’Andrea, San Lorenzo e San Francesco.
Veniva disputata una gara e, chi arrivava primo al pozzo che si trovava nell’attuale piazza Varchi, vinceva la priorità di prelevare l’acqua per un intero anno, a partire proprio dalla prima domenica di settembre.
Oggi il gioco ha regole differenti ma i concorrenti hanno la stessa grinta e tenacia per far vincere al proprio gonfalone l’ambito premio: la «mezzina» che, in Toscana, è la brocca di rame usata in campagna per attingere acqua quindi simboleggia la priorità di prelevare l’acqua da parte del gonfalone vincente.
Alcuni di noi hanno partecipato sia al gioco del pozzo dei ragazzi sia alla rievocazione storica cercando di valorizzare il nostro paese e la nostra storia.
Siamo fieri delle nostre tradizioni e speriamo di poterle trasmettere alle generazioni future.
La ricorrenza della Festa del Perdono a Montevarchi è molto importante per ricordare la storia e le tradizioni della nostra città. La festa ha un enorme valore simbolico, coinvolge tutta la popolazione donando una sensazione di benessere e stabilità ed è occasione di incontro e dialogo tra le persone. Ripetendosi ciclicamente ogni anno crea un senso si sicurezza, certezza del passato e speranza per il futuro.
Ogni paese è unico e caratteristico per le proprie usanze, principi e valori tramandati da gene-razione in generazione. Non bisogna avere troppa nostalgia del passato ma tramandare tradizioni, usi e costumi serve per aumentare il senso di appartenenza e l’identità culturale di un popolo.
I valori fondamentali vengono tramandati di padre in figlio, le tradizioni sono le nostre radici che ci aiutano ad affrontare la nostra vita. Servono per ricordare da dove veniamo, per valutare gli errori del passato e cercare di non commetterli nuovamente, per onorare chi ha lotta-to per migliorare le nostre vite, ci insegnano a rispettare gli altri e il nostro territorio. Molto importante per mantenere o riscoprire le tradizioni di un paese è il compito svolto da associazioni e volontari che si impegnano attivamente e con sforzi notevoli per cercare di valorizzare e tenere vive le tradizioni locali e della propria comunità.
La parola «tradizione» deriva dal latino e significa «consegna, trasmissione», quindi consegnare al prossimo ciò che è stato acquisito in passato.
Studenti Federica Avendato Christian Baldi Alessandro Corsaletti Francesco Emanuele Mattia Fazzuoli Di Rocca Anna Feng Christian Guizzunti Avneet Kaur Japsahej Kaur Ramanpreet Kaur Mohd Zayan Kaur Martina Livi Gregorio Magini Giacomo Massini Lorenzo Radaelli Richard Rodriguez Garcia Ettore Rosadini Mia Secchioni Harman Singh Karannoor Singh Matteo Tanzi Insegnanti: Lucianella Livi Preside: Laura Debolini