ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado G.B. Giorgini di Montignoso (MS) - Classi Seconde

A tu per tu con la caretta caretta

Conosciamo meglio questa meravigliosa creatura dei nostri mari che ora nidifica anche sulla nostra spiaggia

Sono su questo pianeta da tempi antichissimi, vivo sulla terra e in mare, il mio sangue è freddo ma prediligo i luoghi caldi e accoglienti, come le spiagge del vostro splendido litorale toscano… Voi avete capito chi sono? Bravi! Sono la “Caretta caretta“, uno degli esemplari di tartaruga presenti nel Mediterraneo. Oggi ho voglia di svelarvi alcuni miei “segreti”, ben conosciuti da quanti mi studiano e proteggono. Cominciamo dal mio nome: deriva dal malese “karet” che significa “guscio di tartaruga”.

Per nidificare ho bisogno di condizioni ideali: una temperatura giusta (tra le altre cose, influenza sia la schiusa che il sesso dei miei piccoli), costa sabbiosa, tranquillità (voi umani, talvolta, siete troppo invadenti e rumorosi) e possibilmente mancanza di inquinamento, che rappresenta un grande pericolo. Dal 2013, nella vostra zona, sono stata avvistata varie volte e questo ha creato interesse e curiosità tra gli studiosi abituati a localizzarmi in altre aree del vostro mare.

Questa estate ho anche deposto le uova in alcune spiagge di questa costa, cercando di proteggerle il più possibile da sguardi indiscreti e da eventuali pericoli naturali (i gabbiani in primis, che sono voracissimi predatori…). Ho un grande senso dell’orientamento: non solo ricordo le rotte seguite durante tutta la vita, ma conservo anche memoria dei luoghi in cui nidifico. Anche i miei piccoli non sono da meno: non appena usciti dall’uovo, riescono a raggiungere il mare, guidati dal chiarore della luna, che è il loro loro “faro” nella notte. Certo la vita di noi tartarughe marine non è tutta “rose e fiori”.

Tralasciando i pericoli naturali, ogni giorno dobbiamo combattere con quelli provocati da voi esseri umani, come le catture – incidentali o meno – nelle attività di pesca, la plastica e l’eccessiva antropizzazione delle coste… Meno male che esistono persone, come la dottoressa Chiara Giannelli, docente di Scienze naturali e volontaria del WWF, che dedicano tempo ed energie alla nostra salvaguardia e protezione. Lo fanno studiando le nostre abitudini e permettendoci di continuare a riprodurci e a popolare i mari. Mi permettete un’ultima civetteria? Le tartarughe marine abitano gli oceani da almeno 150 milioni di anni, la mia specie, invece, ha “appena” 200 milioni di anni. Li porto molto bene, vero?

 

La tartaruga marina, così come quella terrestre, è un animale presente nella tradizione, nei miti e nella cultura di tutti i popoli e racchiude in sé moltissimi simboli e significati: saggezza, tenacia, forza, resilienza e longevità.

Secondo i Greci, in origine, era una ninfa che fu punita da Zeus per aver disertato il suo matrimonio con Era, preferendo rimanere a casa: per questo, fu condannata a portarsi dietro la sua dimora per tutta l’eternità. Una leggenda dei nativi americani narra invece che una tartaruga primordiale nuotò fino alla fine degli oceani per raccogliere il fango necessario per creare il mondo: non a caso il Nord America, ancora oggi, è chiamato dagli indigeni “Turtle Island”, l’Isola Tartaruga. Nella mitologia giapponese è simbolo della felicità coniugale: un uomo che salvò una tartaruga da morte certa fu ricompensato dal Re dell’Oceano che gli diede in sposa la sua bellissima figlia, lo Spirito delle Acque. In Mongolia la tartaruga è associata all’idea dell’eternità e per questo motivo i grandi imperatori erano raffigurati accanto a lei. Una cosa è certa: da Oriente ad Occidente, nel corso dei secoli, poeti, scrittori ed artisti si sono lasciati ispirare da questa misteriosa ed affascinante creatura che, co-me qualcuno ha scritto, “…assomiglia un poco all’antichissimo silenzio della vita, che in caso di pericolo sa sempre rifugiarsi in sé”.

(Il disegno è stato realizzato della studentessa Clarissa Margherita Turba)

 

Il WWF Italia si occupa da molti anni dello studio e della protezione di questi animali e contribuisce ad ampliare le nostre conoscenze sulle loro abitudini.

Come ha spiegato la professoressa Giannelli durante l’incontro nella nostra scuola, tutto questo viene fatto nel massimo rispetto del loro habitat e delle loro condizioni di vita. Ogni an-no, purtroppo, moltissime tartarughe restano impigliate nelle attrezzature da pesca o ingeriscono accidentalmente plastica, scambiando i sacchetti monouso per organismi gelatinosi come le meduse di cui amano cibarsi. Ma è proprio grazie al lavoro entusiasta e appassionato di esperti e volontari del WWF che questo splendido animale sopravvive e continua a popolare i nostri mari. Un risultato della loro attività nella nostra zona? La scoperta e la messa in sicurezza di molteplici nidificazioni, grazie al pattugliamento delle spiagge in orario notturno e all’alba, seguendo le tracce lasciate da mamma tartaruga dopo la deposizione delle uova.

Grazie alla pazienza e alla dedizione di questi volontari è possibile salvaguardare un animale a rischio di estinzione e costruire un mondo in cui all’uomo sia possibile vivere in armonia con la natura.

Questa pagina del nostro “Campionato di giornalismo“ è stata realizzata dagli alunni (ragazze e ragazzi) delle classi Seconde della scuola secondaria di primo grado “G.B. Giorgini” di Montignoso. Maschi e femmine sono stati seguiti, durante tutto il lavoro, dalle loro insegnanti di Lettere e di Arte. Un lavoro tanto oscuro quanto fondamentale. A coordinare tutto è stata la dirigente scolastica, ovvero la professoressa Ines Mussi.

(alunni della “Giorgini“, foto di repertorio)

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