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Scuola secondaria di primo grado Torricelli di Firenzuola (FI) - Redazione Giornalino

Post pandemia, le chance della montagna

Le tradizionali difficoltà della vita in Appennino possono trasformarsi in un nuovo sistema di relazioni sociali e lavorative

FIRENZUOLA Vivere ad alta quota non è semplice, lo sappiamo. Le aree interne montane sono da sempre un insediamento difficile per le comunità. L’Appennino, territorio in cui viviamo e in cui vorremmo continuare a vivere, ha subito negli ultimi decenni un sensibile calo demografico. Semplice individuare le cause di questo fenomeno: attività agricole abbandonate, ampliamento dei centri urbani a fondo valle, diffusione di uno stile di vita «urbano» standardizzato sono tutti fattori che hanno portato tante famiglie – e soprattutto tanti giovani – lontano dalla montagna.

L’Appennino non può competere con le possibilità offerte dallE città, luoghi in cui il lavoro appare più sicuro e più remunerativo, dove le infrastrutture sono più numerose, i collegamentipiù rapidi e diretti, dove è più immediato trovare tutto ciò che ci serve. Tutto questo però non è a costo zero per la società e per il pianeta: abbandonare la montagna significa indebolire alcune attività economiche che in quota hanno la loro dimensione più congeniale, come un certo tipo di agricoltura e di allevamento, significa condannare iterritori abbandonati a rischi ambientali più elevati, come gli incendi e i dissesti idro-geologici, significa congestionare ancora di più le città.

La pandemia del 2020 però ha riportato la montagna al centro dell’attenzione: montagna percepita come luogo sano, pulito, con relazioni di vicinato. Aver trascorso il lockdown in un ap-partamento al settimo o all’ottavo piano di un palazzo ha portato molte persone a considerare come un bisogno primario lo spazio, il verde, la distanza.

Nell’immediato, in molti paesi di montagna, tra cui il nostro, si è visto l’effetto di questa ‘scossa’: ecco che ci sono case affittate per tutto l’anno da persone che hanno scelto lo smart working dalla casa di montagna.

Ci siamo chiesti cosa possa servire per trasformare il bisogno momentaneo, legato a un’emergenza planetaria, in un fenomeno più strutturale. Forse è il caso che chi decide valuti nuovi parametri, d’ora in poi. Non può essere solo il numero di abitanti il criterio che si guarda per assegnare o togliere i servizi, ma tanti altri elementi come l’aria, l’acqua, i boschi, la biodiversità.

Forse è il caso che venga ripensato il lavoro, sia mantenendo la possibilità di svolgerlo a distanza sia creando nuove opportunità lontano dalle città. Forse è il caso che per una volta una catastrofe si possa trasformare in un’opportunità che fa bene a tutti.

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