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IPM di Pontremoli (MS) - Redazione

Casa dolce casa, o forse no… Come garantire un alloggio?

Niccolò Bagnoli, di Confservizi Cispel Toscana, incontra le ragazze dell’Ipm di Pontremoli «Il sistema delle strutture popolari si regge su contributi statali, regionali e comunali»

“Il diritto alla casa non esiste.” Non l’inizio migliore per un incontro in cui si parla di servizi al cittadino, tra cui l’edilizia residenziale pubblica. Esiste il diritto alla salute, il diritto allo studio, ma non quello di avere un tetto sopra la testa. Niccolò Bagnoli, di Confservizi Cispel Toscana, ci spiega meglio di cosa si tratta. Lavora da anni per un’associazione regionale che si collega a tutte quelle realtà che offrono servizi pubblici. Le cosiddette case popolari sono uno di questi, e vengono assegnate a tutte quelle persone che non possono permettersi un affitto.

Per quali ragioni si chiede l’accesso alla casa popolare? «L’immigrazione è il primo fattore che induce alla richiesta di case popolari. L’immigrato, nonostante possa trovare stabilità lavorativa, ha maggiori difficoltà a essere considerato valido affittuario per i privati. Viene quindi emarginato, anche se in possesso di tutti i requisiti necessari. Un’altra ragione è l’impoverimento generale della società: aumentano i prezzi dei generi di consumo, ma non gli stipendi e gli affitti salgono. Ogni 100 famiglie, 10 sono più povere rispetto a cinque anni fa».

Su cosa regge il sistema delle case popolari? «Sui contributi statali, regionali e comunali. Contributi pubblici che negli anni sono venuti meno e di conseguenza non è più possibile garantire un alloggio a tutti. Si pensi che in Toscana, ogni anno, si assegnano 1000 case popolari a fronte di una domanda di quasi 18000 famiglie. Anche in presenza di un Ente sociale, può essere difficile trovare i finanziamenti e costruire edifici nuovi».

Per chi è ospite in IPM, il problema dell’accesso ad una dignitosa unità abitativa è molto sentito. La provenienza da famiglie, quando ci sono, svantaggiate a livello sociale ed economico, comporta la necessità di chiedere aiuto ai servizi sociali presenti sul territorio.

Spesso però le cose non funzionano e Bagnoli conferma che pur-troppo in Italia è la rete di informazioni che manca. Sapere come chiedere un’agevolazione può essere davvero un’impresa e la burocrazia è a tratti inaccessibile.

La voce in aula si fa sempre più alta… «Le case popolari fanno schifo! In Spagna il sistema funziona! In Francia basta fare una telefonata e ti trovano subito un posto dove dormire! Conosco ragazzi che vivevano per strada e nessuno li aiutava! Provi a chiedere aiuto in Comune e nessuno sa dirti niente! Anche mia mamma chiese la casa popolare e nessuno le ha mai risposto…ci state raccontando solo una favola!».

 

Con la canzone “Casa mia“ (Sanremo 2024), Ghali, rapper tunisino cresciuto nella periferia di Milano, parla a un alieno arrivato sul pianeta. Il messaggio che vuole portare è positivo, sottolineando che non ci sono differenze tra gli uomini e che la Terra ha da offrire molto a tutti, nonostante le tragedie che sempre più spesso la calpestano. Il ritornello recita così: Non mi sento tanto bene, però sto già meglio se mi fai vedere il mondo come lo vedi tu. Non mi serve un’astronave, lo so, casa mia, casa tua che differenza c’è, non c’è. Ma quale casa mia, ma quale casa tua, il cielo è uguale, giuro. E per chi viene da un altro Paese, l’Italia cosa significa? Dover accettare il carcere come una casa,  seppur temporanea, porta spesso a riflettere sull’importanza di trovare una propria dimensione nel mondo e in particolare nel Paese straniero che ti accoglie. Sentirsi a casa è sentirsi parte di una comunità, nel luogo dove si è scelto di vivere. E che la provenienza sia marocchina, bengalese, serba, bulgara, non importa. Proprio Ghali ci dice che il cielo è uguale ed è blu, molto più blu sopra la testa di tutti quanti. Ghali è un cantante che ha sicuramente molto da dire, con le sue canzoni, a un detenuto, essendolo stato lui stesso, da minorenne, nel carcere “Cesare  Beccaria” di Milano. E trovare nella musica un punto di riferimento, che sia però anche messaggio di speranza e di fiducia, è cosa preziosa per ragazze giovani che oltre le sbarre fanno fatica a immaginare una vita e di conseguenza una casa.

 

Le ragazze dell’Ipm di Pontremoli hanno realizzato gli articoli e curato i disegni e la scelta delle immagini di questa pagina per prendere parte alla edizione numero 22 del Campionato di giornalismo “Cronisti in classe“ con La Nazione. Ecco i nomi di tutti i protagonisti, a cominciare da quelli dei docenti: Giulia Pucci, Valeria Perfetti, Alice Vivoli e Maria Ferrillo.

L’educatore Simone Andreozzi. Le ragazze in redazione: Mara, Kristen, Anissa, Miriam, Cristal, Sabrina, Claudia, Sabina, Tatiana, Martina e Tinka.

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