ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Giovanni Papini di San Brunone (Galluzzo) (FI) - 2B

La casa è un diritto di tutti Case popolari e Social Housing

Quando l’amministrazione del territorio pensa alle persone più fragili

Il concetto di «casa» nasce nel Neolitico come esigenza di protezione, difesa e calore per gli esseri umani e i loro animali. La casa è tuttora un elemento fondamentale nella vita di ognuno di noi. Ancora oggi, però, molte persone sono senza un tetto sulla testa, oppure risiedono in abitazioni con situazioni invivibili, rendendo così le giornate una vera e propria sfida di sopravvivenza. Ma com’è veramente la vita in questi contesti che sembrano così lontani, ma allo stesso tempo sono così vicini? Dopo la Seconda guerra mondiale, molte città furono distrutte, quindi la maggior parte delle persone che vi si trasferì si trovò in condizioni molto difficili.

Per questo, nel 1962 fu approvata la legge del P.E.E.P. (Protezione Edilizia Economica Popolare), una norma che riserva, ancora oggi, alcuni territori alla costruzione di edifici popolari. Le case popolari, note anche come alloggi Erp, sono abitazioni pubbliche concesse in affitto a persone in condizioni disagiate, con un contratto di tre anni che può essere prolungato. Per ottenere la casa popolare è necessario fare domanda al proprio Comune di residenza, alla Provincia, alla Regione o avere la residenza nel paese in cui si vuole abitare. Le liste d’attesa sono molto lunghe. Le persone con disabilità e i genitori single con figli possono richiedere l’affitto di una casa popolare.

Inoltre, per ottenere il diritto ad averne una non si devono possedere altri alloggi, non bisogna aver occupato abusivamente una casa popolare nel corso dei cinque anni precedenti, bisogna essere residenti nel Comune in cui si trova la casa e avere un reddito annuo non superiore ai 18mila euro.

Il diritto alla casa popolare si perde se non si paga il dovuto, se non si rispettano le regole del condominio o del codice civile e se i requisiti dichiarati si dimostrano falsi o non più adeguati. La casa è un diritto di tutti ma non è ancora per tutti: all’interno di questo discorso, si inserisce il moderno concetto di Social Housing, che si riferisce a particolari modelli residenziali con l’obiettivo di fornire accesso a una casa alle persone ritenute più fragili, partendo da un’iniziativa privata. L’unico caso di Social Housing nel territorio del Galluzzo è il Palazzo del Podestà in cui saranno realizzati otto alloggi. Sono quindi molte le persone che cercano di migliorare questa situazione, dando una mano a chi ne ha bisogno, procurando strutture e alloggi sostenibili e provvedendo così al benessere collettivo.

 

Intervista a Grazia Mattioli, responsabile del gruppo «PortAperta».

Quale attività svolge alla C.d.p del Galluzzo? «Ci occupiamo di accogliere tutti e aiutare le persone in difficoltà. Organizziamo il doposcuola, corsi di italiano per stranieri, supporto alimentare e altre attività, ma soprattutto ci occupiamo di offrire uno spazio per socializzare».

Che tipo di persone frequentano la C.d.p? «Sono principalmente famiglie immigrate, ragazzi e ragazze che hanno bisogno di supporto allo studio e anche donne che hanno subito violenza domestica. Sono circa 70, invece, quelle che ogni mese usufruiscono del pacco alimentare».

Fra le persone che chiedono aiuto, c’è qualcuno al Galluzzo che non possiede una casa? «Certo, ci sono molte famiglie che ci chiedono aiuto per trovare casa e lavoro e per ambientarsi nella società. Inoltre, li aiutiamo a risolvere problemi burocratici e legali». Secondo lei è difficile ottenere una casa popolare nella nostra zona? «Considerate che servono la cittadinanza e il permesso di soggiorno. In ogni caso, ci sono liste d’attesa lunghissime. Nella zona del Galluzzo ci sono circa 212 alloggi abitati e 23 vuoti e sfitti».

Possiamo chiederle se è a conoscenza di persone in difficoltà che vengono sfruttate? «Sì, abbiamo scoperto di alcune famiglie immigrate costrette a vivere in una sola stanza, perché non possono ottenere una vera casa».

 

Ecco i ragazzi della classe 2 B e dei docenti che hanno partecipato al progetto «Cronisti in classe»: Gaia Caneschi, Danna Capristan, Giovanna Corona, Lea D’Avino, Ylenia Giannozzi, Anna Guiducci, Aya Jelouani, Emili Lusha, Lisa Masini, Chiara Mazzone, Lisa Neri, Lara Norcini, Rebecca Pisolesi, Emanuel Pjetri, Jon Quiroz, Olivia Simonetti, Niccolò Turchi, Mia Iparraguirre, Jeanluca Villanera. Dirigente Scolastico: Maria Teresa Frassetti. Docenti tutor: Andrea Castrucci, Giulia Lazzareschi, Alessandra Lepri, Antonio Viceconti.

Votazioni CHIUSE
Voti: 9

Pagina in concorso