ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado A. Frank di Pistoia (PT) - Redazione

Non solo parole: scoprire la ’Caa’ Vivere significa comunicare

La comunicazione aumentativa alternativa: a colloquio con la logopedista Barbara Perfetti La dottoressa dell’Asl Toscana centro: «Il simbolo diventa un supporto al linguaggio verbale»

Ogni classe è come un puzzle: prende forma solo se tutti i pezzi si incastrano fra loro. Ci si conosce comunicando: ma come farlo se un compagno ha difficoltà di linguaggio? Abbiamo trovato la risposta nell’insieme di strategie e tecniche che formano la Caa, comunicazione aumentativa alternativa, mirata a potenziare le capacità espressive usando codici diversi da quelli standard. A guidarci nell’esplorarne le potenzialità è stata la dottoressa Barbara Perfetti, che l’adotta quotidianamente nella sua attività clinica.

Dove e quando è nata la Caa? «A Toronto nel 1983, con la creazione di Isaac (International Society of Augmentative Alternative Communication) ma già negli anni ‘50 e ‘60 in Usa e Canada degli operatori della riabilitazione si erano accorti che molte persone non sviluppavano competenze di comunicazione verbale nonostante interventi tradizionali di terapia del linguaggio. A loro si devono i primi tentativi con mezzi sostitutivi».

In quali casi la Caa è fondamentale? «Quando una persona, di ogni età e per varie cause, ha difficoltà a comprendere il linguaggio, a esprimersi verbalmente o in entrambi gli ambiti, ovvero ha bisogni comunicativi complessi».

Che differenza può fare nella vita delle persone? «In condizioni del genere, la persona si ritrova in una situazione di svantaggio, privata della possibilità di agire da protagonista nei suoi contesti di vita, cosa che invece è fondamentale. Anche la convenzione Onu 2006 sancisce il diritto alla comunicazione per i soggetti con disabilità. La Caa aumenta il coinvolgimento a livello di scambio, interazione sociale, educazione, tempo libero e comunità, ma dobbiamo fare la nostra parte ed essere comunicatori efficaci».

Da quale grado scolastico può essere introdotta? «Fin dall’asilo nido».

Qual è la situazione in Italia? «Dagli anni ‘90 la CAA ha iniziato a diffondersi sempre più in Europa e in Italia, dove è molto utilizzata in regioni come Lombardia e Veneto. C’è ancora, però, molta strada da fare. I contesti in cui diffonderla possono essere vari: a scuola, in ospedale, nei servizi, nei luoghi pubblici come parchi e musei. O in biblioteca: nel 2006 è nata la rete nazionale Inbook (libri in simboli) cui aderisce anche la San Giorgio».

Che altro possiamo fare per non far sentire escluso il nostro amico? «La cosa fondamentale è la voglia di stare insieme, creando sempre più occasioni di comunicazione come cucinare seguendo una ricetta in simboli o raccontare visivamente un’esperienza. Ciò permetterà di abbattere le barriere e anche per voi sarà emozionante entrare nel suo mondo».

 

Ogni giorno, entrando nell’aula, alla maggioranza di noi viene spontaneo salutare ad alta voce, commentare la partita o fare una battuta. Diamo per scontato che la parola sia la principale forma di espressione, ma non è sempre così: chi ha difficoltà verbali rischia di sentirsi escluso e soffrirne. Se si tratta di un amico con cui condividiamo il percorso delle medie, trovare il modo per capirsi diventa indispensabile. Per questo abbiamo deciso di avviare in classe un laboratorio sulla Caa, la comunicazione aumentativa alternativa, a partire dall’uso del programma AraWord, che «traduce» le parole in pittogrammi digitali, ovvero disegni e simboli che corrispondono a una persona, un oggetto, un’azione o un sentimento, creando testi in cui l’immagine accompagna la parola. Nonostante qualche difficoltà tecnica ai primi tentativi, presto abbiamo iniziato a familiarizzare con le funzioni a disposizione. Un piccolo cambio di prospettiva è bastato ad aprire la strada a un dialogo diretto e più profondo con il nostro compagno, dandoci finalmente l’occasione di conoscerne meglio emozioni, abitudini, preferenze.

Abbiamo provato una grande soddisfazione nel leggere le risposte che ci forniva usando il programma e nel potergli parlare di noi. E questo è solo l’inizio: stiamo progettando con la CAA esercizi, giochi e attività da svolgere insieme. Secondo noi dovrebbe essere adottata in tutte le scuole. Solo così il puzzle sarà completo.

 

La pagina è stata realizzata dagli studenti della scuola Anna Frank di Pistoia. Ecco tutti i giovani cronisti: Filippo Agostini, Gabriele Belliti, Ettore Casucci, Gabriele Cucchi, Giorgia De Berti, Niccolò Di Domenico, Francesca Ferri, Edoardo Giacomin, Jacopo Lauria, Laura Marrese, Lorenzo Mastromarino, Raoul Mazzocco, Nunzia Meo, Filippo Montemagni, Linda Panichi, Aurora Pastorini, Francesca Poli, Tommaso Priami, Mattia Prisco, Emanuele Roncioni, Morena Varlese, Sofia Varricchio, Lorenzo Vignacastrisi, Leonardo Woltmann.

Docenti tutor: Serena Manfrida, Simona Ciannameo. Dirigente scolastico: Margherita De Dominicis

Ci scusiamo per la precedente pubblicazione nella quale, a causa di un errore tipografico, mancavano i nomi di alcuni giovani cronisti

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