ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Giovanni Papini di San Brunone (Galluzzo) (FI) - 1B

Cosa sentono i nostri animali? Stop violenze: coltiviamo l’empatia

I maltrattamenti sugli animali possono essere il presagio di una violenza sociale

Sentiamo spesso episodi di cronaca che riguardano il maltrattamento di animali: quanto è diffuso questo fenomeno nel nostro paese e chi coinvolge? Lo abbiamo chiesto al medico veterinario Francesco Mori che ci ha aiutato a comprendere questo fenomeno.

Per «maltrattamento» si intendono tutti quegli atteggiamenti violenti che, per crudeltà e senza necessità, causano sofferenza agli animali, sia dal punto di vista fisico che psicologico. Parliamo quindi di percosse, abbandono, somministrazione di sostanze stupefacenti ma anche di incuria. Non dobbiamo pensare solo agli animali da compagnia, ma anche ai cosiddetti animali «da reddito» ovvero quelli che producono risorse. I polli, per esempio, cresciuti in allevamenti intensivi all’interno di gabbie sovraffollate, in pessime condizioni igienico-sanitarie, sono molto maltrattati nelle industrie alimentari.

Il dott. Mori ci ha spiegato che la violenza sugli animali può essere collegata a quella sociale poiché in entrambi i casi la persona che maltratta non è capace di provare empatia, il sentimento che permette di metterci nei panni degli altri.

Chi provoca violenza ad un animale non riesce a sentire il suo dolore e, per questo motivo, potrebbe fare altrettanto verso una persona ritenuta più debole. Mentre gli esseri umani faticano a provare empatia per gli animali, questi dimostrano di saperla naturalmente sentire.

Gli animali provano il lutto e capiscono l’emozione di chi lo subisce: ne è un esempio il caso delle orche che nel 2019 furono avvistate a Genova e incuriosirono gli etologi per il loro comportamento. Il gruppo continuava a tenere a galla il corpo di un cucciolo morto nel tentativo di farlo respirare: cercava di aiutare la madre perché poteva sentire il suo dolore.

Ma gli animali provano empatia verso di noi? Sì, dice il Dott. Mori, pensiamo ai cani soccorritori che cercano le persone sotto le macerie. Si rallegrano quando riescono a salvare qualcuno, mentre si deprimono quando trovano dei morti, riflettendo i sentimenti degli esseri umani con cui lavorano. Questo è il principio che sta alla base della Pet Therapy, una disciplina che cerca di aiutare persone in situazioni di fragilità psicologica e fisica attraverso l’incontro con animali.

Loro comprendono il nostro stato d’animo in due modi: il primo è biochimico, cioè fiutano gli ormoni che produciamo (l’ossitocina se felici o il cortisolo se impauriti). Il secondo è comportamentale, cioè sanno leggere il linguaggio del nostro corpo e capiscono come comportarsi.

 

Di che cosa si occupa l’associazione Antropozoa? «Ci occupiamo di IAA (Interventi Assistiti con animali) all’interno di ospedali, carceri, scuole, RSA. Da oltre 20 anni siamo nei reparti dell’Ospedale pediatrico Meyer».

In che consiste il vostro lavoro al Meyer? «I nostri cani possono entrare in tutti i reparti, dall’oncologia alla neuropsichiatria. I medici ci segnalano i pazienti che hanno bi-sogno di un IAA, che viene scritto nella cartella clinica. L’animale tranquillizza i bambini e può convincerli a fare qualcosa che rifiutano, per paura o per dolore. I cani sono degli operatori sanitari e il loro lavoro ha un effetto benefico sullo stato dei piccoli a livello clinico, comportamentale e di socializzazione. La loro presenza ci fa bene ma solo in determinate condizioni: per questo sono sottoposti a meticolose pratiche igieniche e a frequenti controlli sanitari».

Gli animali da Pet Therapy si stancano? «Sì, si stancano molto e bisogna garantire loro del tempo per riposare e dei premi per il lavoro svolto. Il loro benessere fisico e psicologico è importante. Sono periodicamente controllati da un veterinario comportamentalista che verifica se l’animale è troppo stressato a causa del lavoro«.

Secondo lei, perché la presenza degli animali ci rende felici? «Sono semplici e non ci giudicano mai. Ci permettono di essere noi stessi anche quando soffriamo«.

 

Ecco gli studenti della 1B della Scuola Secondaria di I grado «Galluzzo» di Firenze: Daniela Bambagioni, Olivia Bertoncini, Alessia Bianchi, Bianca Bortoletto, Megan Grace Camilet, Lorenzo Cappelli, Asia Errico, Niccolò Ferruzzi, Elia Gargani, Matteo Mancini, Tommaso Marcou, Samuele Mariani, Simone Miniati, Gabriele Mori, Gioele Perini, Orlando Rossi, Luca Sacchetti, Deniz Sema, Cosimo Tranquillo, Rebecca Volpicelli, Adam Zitouni.

Docenti Tutor: Roberta Salvini, Alice Pieroni, Alessandra Lepri.

Dirigente: Maria Teresa Frassetti. 

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