ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Fermi E. di Pontasserchio (San Giuliano Terme) (PI) - 2A

Agenda 2030: obiettivo 4 Un’istruzione davvero di qualità

Dispersione scolastica: spesso abbandonano i più fragili, come i migranti. Il metodo Don Milani

Il metodo di Don Milani può darci ancora strumenti e metodi per affrontare un vecchio male della scuola italiana La dispersione scolastica fa raramente notizia perché se ne parla poco: molti ragazzi, per motivi economici, sociali e familiari, preferiscono andare a lavorare anziché studiare. Un giovane che abbandona la scuola può sentirsi escluso dalla comunità e avrà paura di non avere un lavoro sicuro e un futuro certo. Questo accade principalmente durante il passaggio dalle medie alle superiori e interessa più i ragazzi che le ragazze, è più frequente nelle regioni del sud ma anche in Liguria, Toscana e Lombardia, dove un bambino su quattro non ha la cittadinanza italiana. Effettivamente gli stranieri nati all’estero hanno un tasso di abbandono del 35% contro l’11% degli italiani. Questi studenti incontrano delle difficoltà come la lingua, il sistema scolastico diverso, l’atteggiamento dei compagni e la mancanza dell’aiuto a casa: per questo tendono a lasciare la scuola.

Spesso è proprio la possibilità di studiare che porta i migranti a lasciare la propria terra per venire in Italia. Come un ragazzo di 14 anni proveniente dal Mali, che voleva arrivare in Europa e come passaporto si era cucito la sua pagella nella tasca; purtroppo il suo viaggio è finito male e non è mai riuscito a esaudire il suo sogno. Probabilmente voleva dimostrare di essere all’altezza della scuola, credeva che la pagella potesse essere il suo unico documento di riconoscimento che gli avrebbe garantito una possibilità. Anche Clementine si è spostata per studiare: abbiamo letto la sua storia su «DIMMI», un’antologia di storie migranti. Dopo aver ottenuto una borsa di studio all’università di Pisa si sentiva persa, disorientata e diversa, spesso veniva allontanata e notata per il colore della sua pelle. La scuola è un’opportunità ma i migranti spesso l’abbandonano. Per questo dovremmo parlare di Don Milani, un sacerdote che nel 1954, a Barbiana, radunò i ragazzi poveri e iniziò a insegnare nella canonica. Lui prestava molta attenzione agli studenti in difficoltà e non faceva “parti uguali tra disuguali”, non dava voti e non bocciava nessuno.

Credeva che lo studio fosse molto importante, soprattutto per i poveri: solo così avrebbero potuto proteggersi dalle prepotenze. Ieri e oggi i bambini maggiormente “dimenticati” sono i più poveri e gli stranieri, sebbene sarebbero quelli più bisognosi di attenzioni. Don Milani viene ricordato perché ha dato una possibilità anche a chi non poteva permettersela. Il suo metodo dovremmo seguirlo anche oggi: a scuola si dovrebbe imparare ad aiutare il prossimo, soprattutto chi ha più bisogno, senza distinzioni.

 

Abbiamo incontrato un’ex preside, ora volontaria della Fondazione Don Milani: Catia Gonnella. Le abbiamo posto delle domande riguardanti l’insegnamento di Don Milani: ci ha aperto gli occhi su alcune cose. Ci ha spiegato il senso dell’«I Care», cioè «io mi interesso», lo slogan scritto sulla porta della classe di Barbiana: ci ha consigliato di usarlo nella nostra vita da alunni, perché significa che l’avarizia non è la strada giusta, mentre risolvere problemi insieme è “politica”, quindi ci dobbiamo interessare agli altri e non dobbiamo pensare solo a noi.

Ha sottolineato l’importanza dell’articolo 34 della nostra Costituzione che prevede una scuola aperta a tutti e dove tutti dovrebbero avere il diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi, anche chi non ne ha i mezzi, come diceva Don Milani. Ci ha fatto capire come riuscisse a rendere autonomi i ragazzi grazie all’importanza della parola, indispensabile per difendere i propri diritti. Ma come fare per non perdere tanti alunni, oggi? Introdurre più tempo pieno, dato che la mensa e la palestra invogliano i ragazzi ad andare a scuola; aggiungere anche più attività manuali e laboratori per imparare divertendosi. Bisognerebbe cercare un modo diverso per ’valutare’ la prestazione degli alunni, dando molta attenzione al loro impegno, perché il voto influisce nella loro vita scolastica ed emotiva. Avere più psicologi nelle scuole li. Questi piccoli gesti potrebbero aiutare i ragazzi a vedere la scuola con altri occhi.

 

Ecco la redazione della classe IIA scuola media Fermi di Pontasserchio. La pagina è stata realizzata da: Christian Bronzini, Lorenzo Costantinescu, Aurora Coppola, Alex Coptu, Giulio Cucchiarelli, Emma Chiara D’Aurizio, Giulia Della Bartola, Alessia Frascarelli, Nicola Giorlando, Etiona Kallmeti, Matilde Labori, Annaeva Micheletti, Giacomo Lombardo, Lorenzo Pardella, Alessio Picarella, Andrea Puccini, Anna Saviozzi, Sofia Sforza, Francesco Vannozzi, Rachele Zuccaro. Docente Tutor: Ornella Raffo. Dirigente scolastica: Sandra Fornai.  

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