Color carne: dentro c’è il mondo «Abbattiamo gli stereotipi!»
Cristina Maurelli (storyteller) e Giuditta Rossi (strategy designer) autrici di un libro sul tema
Il vocabolario, a proposito del color carne scrive: “di colore rosa pallido, simile a quello della carne umana”. Partendo da questa definizione e da un libro “Stereotipi a colori“ abbiamo incontrato e intervistato online due esperte: Cristina Maurelli (storyteller) e Giuditta Rossi (strategy designer), autrici del libro, promotrici di un progetto e di un sito. Il loro principale obiettivo? Cambiare colore al color carne.
Da dove nasce l’idea di scrivere un libro sugli stereotipi a colori? «L’idea ha avuto origine da una domanda: “perché non continuare ad usare il colore per arrivare a cambiare e a produrre nuove idee? Ogni colore ha una storia e un significato ed è questo che abbiamo raccontato nel libro».
Abbiamo visitato il vostro sito e volevamo capire quali obiettivi, realizzandolo, vi siete poste? «Noi volevamo cambiare il senso del color carne. Quando ci siamo rese conto che anche i dizionari lo associavano unicamente alla pelle bianca, abbiamo deciso di far comprendere il vero valore di questo colore e così abbiamo realizzato un sito e iniziato la nostra campagna di sensibilizzazione».
Quali consigli dareste a noi ragazzi e ragazze per diffondere questa nuova idea di color carne? «Riteniamo che le conversazioni faccia a faccia siano sempre quelle che colpiscono di più. Un’idea potrebbe essere quella di parlarne con parenti e amici, oppure si potrebbero creare slogan o cartelloni da mettere a scuola».
Siete soddisfatte del lavoro svolto finora? «Sì, siamo molto soddisfatte del lavoro svolto. Grazie a questa campagna sul color carne, abbiamo raggiunto tantissime persone, incontrato tanti bambini, bambine e ragazze, siamo state intervistate anche da un giornale di Londra e abbiamo vinto un premio».
Quali cambiamenti ha prodotto il vostro progetto? «Un primo importante cambiamento è stato quello che ha portato alcuni dizionari a modificare la definizione. I dizionari che hanno aderito alla nostra campagna sono Treccani, Zanichelli, Garzanti, De Mauro, Devoto-Oli. Il primo ad aver inserito un avviso per un uso consapevole di questa espressione, è stato il Garzanti che adesso ha ufficialmente segnalato la definizione come “discriminatoria perché assume come unico riferimento il colore della pelle bianca, senza considerare tutte le possibili colorazioni e sfumature che può avere la carnagione umana.” Del resto – aggiunge Giuditta Rossi – se un bambino di colore volesse autorappresentarsi, quale colore dovrebbe usare per colorare la propria pelle? Il rosa chiaro? Questo è ovviamente discriminatorio».
Cosa succede quando il colore definisce le persone oltre la loro volontà? Sapevate che il rosa e l’azzurro non sono stati sempre associati rispettivamente a femmine e maschi? In passato, il bianco era il colore utilizzato sia per i bambini che per le bambine perché era più facile da pulire e rappresentava l’innocenza.
Con il passare del tempo, i colori iniziarono ad identificare, sulla base di stereotipi, i generi. Il rosa, considerato vicino al rosso, era un colore forte, legato al sangue e al fuoco e, pertanto, più adatto al genere maschile. Il blu, con tutte le sue sfumature, veniva associato al colore del velo della Vergine Maria e quindi più vicino al mondo femminile. Poi la situazione si invertì. Il rosa fu associato alla nudità, perché ricordava il colore della pelle -secondo un punto di vista “bianco”-, e in particolare del corpo femminile. Fu così che anche la moda si adattò a questo tipo di stereotipi. La moda francese riteneva il rosa il colore più adatto alle ragazze e il blu ai ragazzi; quella tedesca o belga pensava l’opposto. Siccome nel ‘900 a dettare lo stile era la Francia, questa idea prevalse. Negli anni ‘80 l’associazione ai due colori, legata ai generi, divenne stabile e iniziarono a crearsi degli stereotipi anche nel mondo dei giocattoli: costruzioni e soldatini per i bambini, bambole e pentole per le bambine. Non c’è niente di innato o di ‘’naturale’’ nel significato che attribuiamo a un certo colore: dipende dalla società, dalle culture, dagli usi e costumi di un momento storico.
Ecco i nomi e la foto dei cronisti, che hanno partecipato all’edizione 2023-2024 del Campionato di giornalismo.
Si tratta degli studenti reporter delle classi 3As e 2As del Comprensivo “Brin“ (secondaria di I grado) – sede Lanzi di Stroncone. Ve li presentiamo: Massimiliano, Leonardo, Lorenzo, Sofia, Solomon, Emma, Naomi, Luca, Sofia, Alessandra, Cecilia, Guglielmo, Alessandro, Eva, Helena, Francesca, Riccardo, Serena, Matteo, Diego, Stefano, Aurora, Simone, Simone, Sara, Christian, Gabriele M. Docenti tutor: Ombretta Ciliani, Tania Pulcini. Dirigente scolastico: Carmen Maria Clara Iuliano.