Lo sport? E’ stato svilito da intolleranza e razzismo
Testimonianze e riflessioni sui cattivi maestri: lo sport è unione e non discriminazione
Il razzismo è un fenomeno molto diffuso e lo sport non ne è esente, ciò ci induce a non dover mai sottovalutare il problema. Anche in Italia sono accaduti episodi di discriminazione; basta vedere cosa è successo al portiere del Milan Mike Maignan che è stato attaccato con un coro razzista dai tifosi della squadra avversaria. Anche il calciatore Moise Kean è stato vittima di un’aggressione simile: al termine della partita contro l’Inter è stato pesantemente attaccato sui social. Se qualcuno pensa che lo sport maschile sia l’unico esposto a tali incresciosi episodi si sbaglia.
Lo scorso febbraio, durante una partita di basket femminile under 19, un giovane giocatrice di colore è stata aggredita verbalmente dalla madre di un’atleta della squadra avversaria. Lo sport è uno strumento importante di inclusione e coesione sociale, insegna le basi del lavoro di squadra e la bellezza dello stare insieme. Voler vincere a tutti i costi senza saper accettare la sconfitta è il primo passo verso l’intolleranza. Lo sport dovrebbe essere praticato in modo giusto, quindi ricreativo e senza escludere nessuno, perché l’inclusività è la base del gioco di squadra e ne rappresenta le fondamenta. Ovviamente quando arriviamo a livelli alti emerge anche la competizione che tuttavia deve essere sana e non una continua sfida. Da alcune interviste svolte a Colle è emerso che 6 persone su 10 dichiarano che il livello di inclusione nello sport sia molto cambiato. Una giovane donna racconta che quando era alle elementari si organizzavano giornate dedicate allo sport cui partecipavano anche ragazzi con disabilità; adesso si è accorta che questi eventi sono diminuiti. Certi progetti sull’inclusione dovrebbero coinvolgere i giovani sin da quando sono molto piccoli perché lo sport è un mezzo potente per promuovere l’inclusione, il gioco di squadra e una competizione sana, solamente così si può iniziare da subito a comprendere che la società è un ambiente vario. A tal proposito la città di Colle di Val d’Elsa con la collaborazione di Comune, pubblica assistenza e pro loco ha svolto il 4 settembre 2024 il torneo ’multisport’ che ha visto la partecipazione di adulti e bambini in un clima inclusivo e ludico. Un altro esempio di sport inteso come momento di conoscenza, spirito di gruppo e superamento di barriere fisiche, culturali e razziali è rappresentato dal meeting dell’amicizia, un evento sportivo organizzato nel nostro territorio ai tempi della Guerra Fredda. A questo evento parteciparono sportivi provenienti da tutto il mondo con l’obiettivo di gareggiare in modo non competitivo indipendentemente dal proprio background culturale e politico.
Fu un’ottima occasione per stare insieme e divertirsi anche in un momento delicato a livello globale. Ancora oggi, in un mondo sempre più conflittuale, sarebbero auspicabili iniziative simili per ricreare un clima rassicurante di dialogo, confronto e collaborazione.
Una famosa sportiva, Fiona May, in una recente intervista ha affermato che all’inizio della sua carriera non avvertiva tutta questa discriminazione. Ma cosa c’è dietro questi atteggiamenti? Talvolta è semplice invidia per le capacità atletiche. A seguito una breve intervista a un ex giocatore delle giovanili della Fiorentina.
Mai assistito ad atti di razzismo? « Sì, durante una partita importante. Entrammo in campo e già dagli spalti si sentiva che l’aria era carica. Giocavamo contro la Lazio, i campioni in carica con 4 titoli di fila! Nella mia squadra c’erano tre persone di colore ed uno di loro, allo scadere del primo tempo, segnò un gol che si rivelò decisivo per la vittoria».
E cosa accadde dopo? «Mentre rientravamo nel tunnel degli spogliatoi i genitori dei ragazzi della Lazio iniziarono a insultare l’autore del gol gridandogli ’scimmia sporca’. Il mio amico si sentì offeso e lo vidi piangere».
Quale fu la vostra reazione? «Io rimasi male per lui. Tutta la squadra provò rabbia per l’atteggiamento offensivo di quegli estranei, non avevano il diritto di dire certe cose. Tuttavia non venne meno la motivazione a vincere e fare squadra».
Cosa si può fare per arginare e condannare certi atteggiamenti? «Mi ricordo un episodio in particolare. Avevamo cambiato allenatore ed era molto severo. Al primo torneo molti tifosi e genitori (eravamo piccoli) iniziarono ad urlare per intimidire l’altra squadra. Allora il mister, mal tollerando certi atteggiamenti fece uscire tutti, consentendoci di continuare a giocare in modo sereno o per meglio dire ’sano’»
Ammour Imran, Avolio Martina, Balducci Cristian, Balducci Paolo, Bartalucci Dante, Bartolomeo Giulio, Chiaramonti Gianluca, Cucini Debora, Dell’Omo Alessio, Della Malva Lorenzo, Di Dia Gaia, Dondoli Niccolò, Floris Leonardo, Giannini Sofia, Mazzarella Adele, Montaperto Diego, Niccolini Greta, Paradisi Chiara, Parri Tommaso, Peccianti Marco, Pierangioli Marco, Prisco Gemma, Ravenni Landrove Anyelica, Tozzi Livia, Zeqo Melissa, Docenti tutor: Francesca Gambelli, Chiara Domenichini, Maria Laura Cavallari Dirigente scolastico: Monica Martinucci