ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Esedra di Lucca (LU) - 2B

Ambiente e abiti a basso costo Quando la moda diventa rifiuto

Una bellissima riflessione degli studenti sulla “moda veloce” e i suoi rischi

Il fast fashion, o “moda veloce”, è una tendenza sempre più diffusa negli ultimi anni, che ha rivoluzionato il modo in cui ci vestiamo. In un mondo sempre più veloce, anche i gusti dei consumatori cambiano vertiginosamente, ma ci siamo chiesti in che modo l’industria della moda possa stare al passo? Il fast fashion consiste nel produrre vestiti usa e getta, realizzati con materie prime di bassa qualità, venduti a basso costo e destinati a un utilizzo molto breve. Tutto questo contribuisce all’inquinamento del pianeta.

Infatti, in molti casi, gli indumenti del fast fashion sono prodotti con l’utilizzo di microplastiche che, anche in seguito a un lavaggio in lavatrice, vengono disperse negli scarichi, inquinando così le acque. Non solo. L’acquisto spasmodico di abbigliamento low cost nasconde una manodopera altrettanto low cost! Infatti, non dobbiamo dimenticare che gli operai che producono i nostri vestiti all’ultima moda sono spesso minori che vengono sfruttati per molte ore al giorno per una paga infima, in modo particolare nei paesi asiatici. Inoltre, questi tessuti poco traspiranti e contenenti sostanze tossiche, come il poliestere, risultano dannosi per la nostra pelle, che spesso risponde con reazioni cutanee di tipo allergico.

Ma il processo produttivo e la modalità di impiego di queste merci non sono l’unico problema. Infatti, il nostro pianeta soffre soprattutto nel momento in cui i vestiti provenienti dalla “moda veloce” vengono dispersi nell’ambiente, come nel caso della discarica nel deserto di Atacama, in Cile. Tra le sue dune di sabbia si celano illegalmente milioni di abiti Invenduti nel mondo, provocando la dispersione di sostanze plastiche nel suolo o nell’aria quando i capi vengono bruciati.

Questo è un problema ai nostri occhi invisibile e purtroppo non è facilmente risolvibile, dato che molti di noi concorrono al fast fashion, ampliando così il “cimitero cileno” senza accorgercene. Veniamo ammaliati dalla pubblicità, dai prezzi convenienti, dal desiderio di rinnovare costantemente il nostro armadio per restare sempre al passo con la moda e con gli standard voluti dai social media.

Tuttavia, prima di cliccare “ordina” potremmo riflettere se ciò che stiamo per comprare avrà una speranza di vita lunga, se è stato realizzato con materiali dannosi per noi o per l’ambiente e, pertanto, se conviene aggiungerlo al catalogo di abbigliamento del nostro armadio o se sia meglio contribuire alla salvaguardia del nostro pianeta.

 

Gli studenti hanno avuto l’opportunità di intervistare il sig. Marco Mantellassi, CEO di Manteco, storica azienda tessile con sede a Montemurlo (Prato).

Di cosa si occupa la sua azienda? «Manteco è stata fondata da mio nonno negli anni ’40, quando intuì le potenzialità di rigenerare vecchi abiti e coperte non più utilizzabili. Ancora oggi produciamo tessuti pregiati come cotone, lana e cashmere partendo dal recupero di scarti e materiali riciclati, e destinati ai grandi marchi della moda internazionale. Il nostro modello produttivo si basa sui principi dell’economia circolare».

Quali soluzioni ha adottato la sua azienda per affrontare questo problema? «La nostra filosofia si basa su tre pilastri fondamentali: recupero, riciclo e riuso. Collaboriamo con diversi centri di raccolta per reperire capi e scarti tessili, che vengono trasformati in nuovi materiali di alta qualità. Inoltre, utilizziamo energia rinnovabile grazie ai pannelli fotovoltaici e monitoriamo costantemente l’uso di sostanze chimiche per garantire un impatto ambientale minimo»

Quali consigli darebbe ai lettori per ridurre il problema? «Prima di acquistare un capo, è essenziale leggere l’etichetta per scegliere tessuti naturali, come il cotone o la lana. Poi, possiamo dare una seconda vita agli abiti in buone condizioni».

 

L’elenco degli alunni della classe 2B della Scuola Media Internazionale Esedra che hanno partecipato al Campionato di giornalismo: Biagi Celeste, Cadri Ari, Cosenza Sara, Dai Claudio, Dong Cristiano, Huang Elena, Huang Eric, Kmeid Lucia, Li Kelly, Mantellassi Maria Vittoria, Marianetti Pietro, Pandolfi Gregorio, Pragliola Ludovica, Targetti Isabel, Tenucci Annibale, Urlik Kevin, Welgamage Martina, Zhan Ivan. Insegnante tutor: Sara Fileccia

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