ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Scuola Secondaria primo grado XI maggio di Livorno (LI) - 2C

Gli stranieri, come conviverci Tutti possiamo fare qualcosa

Gli studenti hanno incontrato Mbaye Diop, uno dei rappresentanti della comunità senegalese

Quotidianamente, per strada, nei negozi o in qualsiasi altro posto, troviamo persone che abitano nel nostro paese, ma di origine diversa. Perché sono venuti in Italia? Hanno i nostri stessi diritti? Come si trovano? Queste sono solo alcune delle domande che potremmo porci quando li vediamo. Ma soprattutto questo riguarda anche la nostra classe, che pure ha una forte componente multietnica. Alcune risposte a queste domande le troviamo nella Costituzione: gli articoli 10, 30 e 34 ci dicono che ogni persona, senza distinzioni di origine, sesso e religione, ha diritto allo studio. Inoltre afferma che ogni lavoratore deve essere assicurato in caso di malattia, infortuni sul lavoro, invalidità e vecchiaia.

Recentemente, abbiamo intervistato Diop Mbaye, un importante esponente della comunità senegalese a Livorno, che vive in Italia dal 1990: è stato proprio lui a smentire l’idea di molti che non c’è più lo sfruttamento dei lavoratori stranieri. Infatti, ha visto molti casi di sfruttamento dovuti al fatto che gli stranieri sono ricattabili; si trovano così a lavorare in brutte condizioni, anche per 15/17 ore al giorno, con una misera paga. Essi, però, non possono andare a denunciare le persone che li sfruttano perché la stragrande maggioranza di loro, non avendo il per-messo di soggiorno, verrebbe espulsa dall’Italia. Anche noi italiani siamo stati immigrati e, di conseguenza, secondo Diop, dovremmo conoscere le sofferenze dei nostri connazionali discriminati all’estero. Ma quali sono le motivazioni principali per cui le persone emigrano? Le cause sono molte, come quelle di trovare lavoro remunerativo e cercare la pace scappando da guerre interminabili.

Diop ci ha inoltre riferito che, quando si emigra, ci sono delle cose che possono aiutarci e ha detto che in Italia ci occupiamo in modo abbastanza accurato di questo tema, anche se, a suo giudizio, ci sono dei miglioramenti da fare. A livello politico occorre migliorare al-cune leggi, ad esempio: dando la cittadinanza a chiunque sia nato in Italia, si agevolerebbe il processo di integrazione tra i banchi di scuola e si renderebbe la nostra società molto più accogliente. Diop sostiene di aver imparato molto dai suoi amici italiani, grazie a loro ha appreso la lingua, ma anche a non chiudersi nel suo guscio, nella sua comunità. Del resto l’amicizia tra studenti è un buon esempio per gli adulti, anche per questo la scuola è importante. Quindi noi tutti potremmo fare delle semplici cose tutti i giorni perché, come detto da Diop, anche se siamo di origine o cultura diversa, siamo tutti cittadini di un unico paese, l’Italia.

 

La nostra classe si è recata di recente presso il museo Galata di Genova, dove ha incontrato una contadina italiana di inizio Novecento. In realtà si trattava solo di un cartone nel quale la donna veniva ritratta appena sbarcata a Ellis Island ma a furia di fissarla quella donna si è materializzata ed ha cominciato a raccontare: «Più di cento anni fa, molti italiani, compresi me e la mia famiglia, emigrarono in America in cerca di fortuna. Qui non tutti potevano lavorare echi ne aveva il diritto guadagnava poco. Gli italiani affrontavano un viaggio difficile, dovevano stare in dormitori dove maschi e femmine erano separati, mentre i bambini stavano con le madri. Nessuno poteva lavarsi, perché l’acqua non era riservata a noi. Al posto dei water c’erano pochi secchi in comune.

Spesso gli uomini litigavano nei loro dormitori e i più piccoli dovevano assistere a quelle scene». Noi abbiamo ribattuto: «Lo stesso vale per le persone che oggi migrano in Italia: arrivano perché probabilmente stanno scappando dalla guerra o dalla povertà. Loro viaggiano in tanti su un gommone e spesso muoiono in mare, magari anche per la mancanza di cibo e acqua».

Ad oggi la maggior parte delle persone ha molti pregiudizi verso gli stranieri che arrivano in Italia: in questo modo (anche se magari non ci pensiamo), siamo razzisti, perché se una persona ha cultura, lingua e storia diverse dalle nostre non significa che vada maltrattata o esclusa.

 

Ecco gli studenti Sara Berti, Matilde Botta, Gianmarco Burlacchini, Sofia Butori, Giulia Chirici, Mya Costa, Rosa Domenici, Kevin Fastame, Mbacke Mouhamadou Mourtada, Benedetta Orsini, Edoardo Paglia, Leonardo Polini, Matteo Romani, Vittorio Ruozzi, Marco Santi, Mattia Silano, Greta Succi, Noemi Tabaku, Filippo Tani, Giulio Termine, Giorgia Valente, Aurora Vanni, Cassia Vinchici, Giulia Vincis, Martina Volpini Dirigente scolastico: Marianna Miranda Docente: Maurizio Varriale 

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