ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Busoni di Empoli (FI) - 2B

Chebicché, squalo in cerca di amici «Non è importante piacere a tutti»

«Fondamentale credere in se stessi». Un piccolo grande successo made in Empoli. Intervista all’autrice Lucia Mostardini

Al giorno d’oggi è difficile accettare se stessi, a causa di alcune persone che ci giudicano per il nostro aspetto fisico, senza prima averci conosciuto per quello che siamo veramente. Proprio come accade al Chebicché, uno squalo dall’aspetto inquietante ma dal cuore d’oro. Il Chebicché vorrebbe giocare con gli altri pesci del mare, che però hanno paura del suo aspetto e lo evitano. Arrabbiato, diventa il bullo del mare, confermando il loro giudizio errato, finché un giorno incontra un riccio di mare che sa come è sentirsi esclusi e che decide di aiutarlo.

È questo il messaggio che l’autrice, Lucia Mostardini, ha voluto trasmettere, attraverso una storia per bambini che ha avuto grande successo nella nostra città. Noi alunni della 2^B della Busoni, l’abbiamo intervistata per capire meglio come è nato questo libro.

Cosa significa la parola Chebicché? «La parola Chebicché, ovvero squalo, è stata inventata da mio figlio Pietro. Perciò, grazie a lui, ho avuto l’ispirazione».

Come è nata l’idea di questo libro? «In realtà il libro è nato per caso.

Ero in uno studio medico ad aspettare Pietro. Improvvisamente ho avuto l’idea per una storia e ho scritto le prime cinque righe su uno scontrino. Nei giorni successivi ho continuato, ma non mi sarei mai aspettata di scrivere un libro intero».

Quali temi ha voluto affrontare con questa storia? «Volevo far riflettere sul fatto che nessuno è perfetto e che non è importante piacere a tutti, ma la cosa fondamentale è credere in se stessi. Siamo tutti diversamente belli. Ognuno deve prima piacersi, per poter poi piacere agli altri».

Quali sono stati gli ingredienti per rendere il libro così virale? «Il libro è stato pubblicato anche grazie a Giacomo, il padre di Pietro, che si è occupato della grafica. Dopodiché Andrea, la sorella di Pietro, ha aperto due pagine Instagram e Facebook, gestite da lei. Il libro è stato presentato in varie occasioni pubbliche, diventando più conosciuto. Successivamente, è stato adottato come progetto di continuità tra nidi e scuole dell’infanzia a Empoli e Montelupo. Ai bambini è piaciuto molto e così è diventato ancora più virale».

Quanto avete guadagnato dalla vendita? «In realtà non c’è stato un grosso guadagno perché, essendo un libro autoprodotto, abbiamo dovuto fare un investimento piuttosto elevato. Tuttavia, con i soldi che abbiamo guadagnato siamo riusciti a coprire le spese e a fare una seconda versione in Caa, Comunicazione alternativa aumentativa. Il nostro vero guadagno non sono stati i soldi, ma la soddisfazione di aver portato avanti questo progetto». Con questa intervista siamo andati più a fondo sul significato di questo libro: parla di diversità, ma anche di uguaglianza.

 

In seguito al grande successo della prima edizione del Chebicché, è stata pubblicata una seconda versione, con sottotitoli in Comunicazione aumentativa alternativa (Caa). Quest’ultima è un approccio che si usa per le persone che hanno difficoltà nella comunicazione orale e nella lettura, perché straniere o con difficoltà nell’area del linguaggio, in età adulta o pediatrica. Consiste nell’usare simboli grafici (disegni, pittogrammi, immagini, parole o lettere) chiamate Pcs, ovvero Picture communication symbols. Questi simboli permettono alla persona di capire il significato della parola scritta, associandola a un’immagine. Ad esempio, per l’inverno l’immagine corrispondente è il fiocco di neve, per l’estate un sole e così via.

Ogni strumento va scelto in base alle caratteristiche della persona e al momento particolare della sua vita. I primi sperimentali esempi di Caa sono stati sviluppati negli anni Cinquanta negli Stati Uniti. In Toscana, precisamente a Empoli, il 14 febbraio scorso è stato realizzato il corso di formazione «La comunicazione alternativa aumentativa nella disabilità».

L’evento è stato programmato dalla commissione Uvmd (Unità di valutazione multidimensionale disabilità) dell’Empolese Valdelsa, cioè da un gruppo di professionisti socio-sanitari che esaminano le necessità di una persona in particolari condizioni di bisogno sanitario, sociale, relazionale. Inoltre, la Caa è già adottata anche per la segnaletica della biblioteca comunale.

Classe 2^B scuola Secondaria di primo grado Busoni, Istituto comprensivo Empoli Ovest: Greta Ancillotti, Claudia Thea Angelini, Stella Bini, Matteo Castiglione, Isabella Cataldo, Klivio Celami, Michel Comunale, Mattia Cuomo, Daniel Elijah Dela Cruz, Evidence Osaheni Ekhator, Ayoub El Fadil, Liu Sheng Da, Nizar El Hadri, Matilde Fabbri, Sole Fiaschi, Manar Kassass, Rachele Marchi, Salvatore Nobis, Vittoria Pignatiello, Aurora Noemi Radogna, Angelica Stach Giorgio Veracini, Sofia Viola. Professoressa tutor Sara Ugolini. Dirigente scolastica Maria Anna Bergantino.

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