ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Tommaso Valenti di Trevi  (PG) - 3A

Brutte parole da non usare mai Diciamo no alla violenza verbale

Alcune scritte offensive apparse nel nostro territorio ci invitano alla riflessione e ad agire

«La violenza verbale è la prima forma di aggressione ed è quel tipo di violenza su cui non ci si sofferma. Spesso determinate espressioni sono considerate come innocue prese in giro, però le parole fanno male, possono essere delle pietre e le pietre, se lanciate, lasciano ferite». Sono queste le parole di una mamma calabrese, Teresa Manes, il cui figlio Andrea, vittima di continue derisioni a scuola e sui social, si suicidò nel 2012 quando aveva 15 anni. Ascoltate in un documentario, ci sembrano adatte anche per un fatto accaduto di recente a Trevi. A novembre sono infatti comparse varie scritte fatte con una bomboletta spray di colore azzurro, realizzate sporcando muri e cartelli della segnaletica lungo tratti di strada e incroci molto trafficati.

La parola riprodotta è sempre la stessa: non una parola qualsiasi ma un insulto pesante indirizzato verso una ragazza o una donna. In classe abbiamo ragionato sulle motivazioni di questo gesto, ponendoci delle domande. A chi è indirizzata quest’offesa? Cosa ha fatto la vittima per meritarsi di essere trattata così? Ma soprattutto ci siamo chiesti chi sia il responsabile e cosa lo abbia mosso. Del resto, neppure possiamo escludere del tutto che l’autore sia una donna che voglia infangare un’altra donna, magari sua rivale in amore in quanto entrambe interessate allo stesso uomo. Se invece, come è più probabile, l’autore di queste scritte è un uomo, allora dobbiamo pensare che si tratti di un innamorato respinto? Oppure si tratta di un uomo lasciato dalla sua donna? Da quest’ultima tradito con un altro uomo? Qualsiasi comportamento nel privato non giustifica una simile violenza. Scrivere dovunque questa parola cosa risolve? Può solo peggiorare le cose. La persona a cui è rivolta l’offesa potrebbe non reggere la pressione oppure chi ha osato tanto, non accontentandosi, potrebbe passare alla violenza fisica: quanti femminicidi potevano essere evitati se si fosse dato maggiore peso ai comportamenti persecutori messi in atto contro la vittima ben prima dell’omicidio? E noi, non coinvolti direttamente, dobbiamo ignorare il fatto? Tollerarlo? Su una seguitissima pagina Facebook, in cui vengono pubblicate continue segnalazioni inerenti il territorio di Trevi (dai gatti smarriti ai cani randagi, dagli immobili in affitto ai rifiuti abbandonati), per ben tre mesi nessuno fra i nostri concittadini ha segnalato la gravità della cosa, come se fosse normale. Eppure non si può restare indifferenti. Qualcosa si deve fare.

 

Il 26 gennaio è venuta a trovarci Rebecca Spitzmiller, la fondatrice di Retake, un’associazione no-profit nata a Roma nel 2010 che promuove la bellezza e la cura degli spazi pubblici, lottando contro il degrado urbano così diffuso nei centri più grandi ma presente anche, in misura minore, nella nostra Umbria. Rifiuti, erbacce, stickers, scritte e graffiti, aree verdi trascurate, sono questi i nemici contro i quali quotidianamente lottano, rimboccandosi le maniche e impugnando ramazze, pennelli e raschietti, i tanti volontari che a Roma e in altre città italiane scendono in strada impegnando il proprio tempo libero per un’Italia migliore. Ad accompagnare Rebecca, che il presidente Mattarella nel 2019 ha nominato Ufficiale al merito della Repubblica, è stata Cristina Garofani, la referente del Gruppo Retake Trevi, operativo dalla fine del 2021 e costituito da una decina di volontari. Nel corso dell’incontro abbiamo riflettuto su concetti come democrazia, dialogo, minoranze, inclusione e bene comune: abbiamo capito come tutto ciò debba tradursi nell’esercizio di una cittadinanza attiva e consapevole. Alla costruzione di una società più giusta, nella quale non ci sia spazio per il degrado umano e materiale, siamo chiamati anche noi. È per questo che abbiamo chiesto l’aiuto di Retake Trevi in merito alle scritte offensive, affinché fossero cancellate. All’intervento ha partecipato anche il nostro compagno Francesco e Giada, allieva di un’altra classe.

 

Questa pagina è stata redatta dai seguenti alunni reporter della 3A della scuola secondaria di I grado “Tommaso Valenti” di Trevi: Maria Linda Camilli, Aurora Carocci, Francesco Casalini, Giorgia Castillo Paniura, Alex Cingolani, Virginia Ciotti, Christian Coccini, Daniele Gentili, Tommaso Gjergji, Chantal Magrini, Sofia Martini, Chiara Muzi, Martina Nocera, Alessandro Perugini, Linda Proietti, Olivia Rocchetti, Gian Marco Trampetti, Rosella Xhani. Dirigente dell’Istituto è la professoressa Simona Perugini. Il lavoro è stato coordinato da Massimo Rocchi Bilancini insieme alle docenti Elisabetta Giovagnoni e Silvia Tinivelli.   

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