ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Renato Brogi di Sesto Fiorentino (FI) - 2C

Subito un freno ai femminicidi Educare tutti al rispetto di genere

Nel 2023 in Italia si sono verificati 126 casi di femminicidio, più di uno ogni tre giorni

La parola femminicidio è ormai purtroppo entrata nel linguaggio comune; il suo primo uso risale a oltre trenta anni fa. Nel 1992 la criminologa Diana Russell usò questo termine per indicare «uccisioni di donne da parte di uomini per il solo fatto di essere donne». Ci sono voluti però oltre venti anni perché «femminicidio» entrasse a far parte dell’ordinamento giuridico italiano: la legge 119 del 2013 parlava di «disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere…» e conteneva varie volte la parola al suo interno. Nonostante questo e nonostante l’interesse crescente da partedell’opinionepubblica,nel2023 ci sono stati 126 casi di femminicidio, più di uno ogni tre giorni. Il caso di Giulia Cecchettin, rapita e uccisa nel novembre scorso dall’ex fidanzato a soli 22 anni, ad esempio, ha sconvolto l’Italia intera, per la dinamica che ha portato a una settimana di paura e speranza, con quest’ultima che è poi risultata vana.

Ma come si può evitare tutto questo? Il concetto fondamentale è quello dell’educazione al rispetto di genere, formula che, se non spiegata, rischia di rimanere vuota. Concretamente si parla, negli annunci di lavoro, di «donna delle pulizie» oppure si utilizza la formula «cercasi UNA baby sitter», come se solo il sesso femminile e non quello maschile fosse in grado di svolgere determinate mansioni.

Viene a crearsi uno iato che «ghettizza» la donna, limitandola a occupazioni domestiche ed escludendola da altri tipi di lavoro socialmente più considerati. Questi ultimi, nonostante i recenti progressi, mostrano ancora una netta prevalenza di uomini.

Allo stesso modo, il mondo dello sport ha per lungo tempo alimentato questa cultura; l’esempio più popolare è quello del calcio, visto per decenni come attività fondamentalmente maschile. All’inverso la danza è tipicamente «da femmine». Per avere un panorama generazionale su questo problema abbiamo intervistato 22 persone della nostra scuola, di prima, di seconda e di terza e i risultati sono molto preoccupanti; il 45,4% (10 persone) non sa cosa voglia dire «educazione al rispetto di genere», il 36,3% (8 persone) ha una conoscenza insufficiente dell’argomento, mentre solo il 18,2% (4 persone) ha una cognizione completa di questo tema. Questi dati, oltre ad allarmare, fanno anche riflettere su quanto, nella società, ci sia una ristretta conoscenza dell’argomento.

Non si può quindi che impegnarsi affinché i principi di rispetto e di parità fra i sessi siano conosciuti dalla maggioranza della popolazione, non solo quella maschile

 

Viene spontanea la domanda: «Come possiamo aumentare la sensibilità su tematiche quali parità ed educazione al rispetto di genere?».

Si potrebbe cominciare a sensibilizzare le nuove generazioni, con progetti scolastici che vadano dalla classe terza primaria fino alle superiori, come stanno già facendo numerose scuole sia sul territorio toscano che su quello nazionale. Ma il problema non riguarda solo le nuove generazioni: purtroppo la cronaca segnala anche episodi di persone in età matura, che si rendono protagoniste di violenze o molestie sulle donne. Infatti i dati dell’Istituto nazionale di Statistica sottolineano che i rischi crescono con l’aumento dell’età.

Quindi anche gli adulti hanno bisogno di «scuola». Prendendo spunto da associazioni che operano sul territorio, va allargata la cultura della parità di genere a ogni generazione. In particolare, l’associazione Artemisia, che lavora sulle problematiche di violenza in genere e di violenza sulle donne soprattutto, fornisce alcuni dati non positivi per quel che riguarda la nostra regione: fra il Gennaio e l’Ottobre del 2023 si sono rivolte ai centri toscani di questa associazione 803 donne con violenza in atto, cioè il 3,6% in più rispetto allo stesso periodo del 2022. Tutto questo potrebbe voler significare che c’è un maggior coraggio da parte delle vittime nella denuncia, ma il dato fa emergere indubbiamente un quadro sempre maggiore di violenze e soprusi. Dunque, parafrasando Fabrizio De André, nessuna generazione può sentirsi assolta, tutte sono coinvolte in questo stillicidio che sembra non avere fine.

 

Ecco i cronisti della 2 C della scuola secondaria di primo grado Brogi di Sesto Fiorentino: Giulia Baglioni, Emanuele Bolognesi, Sofia Bolognesi, Marina Borgia, Deisy Buzhala, Codrin Chisincu, Zacarea Chouki, Luigi Citernesi, Carlotta Coppola, Diletta Dallara, Elio Deljoye Sabeti, Kristel Dushi, Sarah Ezzaer, Leonardo Fedi, Lejla Gashi, Emma Ghelardoni, Eleonora Gori, Valentina Huang, Ossama Janah, Andrea Laudisio, Francesco Magurno, Diego Marotta, Giulia Mazzaglia, Giovanni Pecorella, Gabriel Vocinelli Dirigente scolastico: Prof. Rita Carraresi Tutor: Prof. Giacomo Mattolini  

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