ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Margaritone di Arezzo (AR) - 3B

Un altro genere di Giostra ‘Donne in carriera’ al Saracino

Al museo dedicato alla rivoluzione storica una riflessione sulla parità tra uomo e donna

Tra tradizione e senso di appartenenza il Saracino, anima ed emblema della nostra città, coinvolge e unisce moltissimi cittadini. Può tuttavia sembrare che la Giostra ruoti prevalentemente intorno a figure maschili e riservi alle donne ruoli secondari. Quanto siamo lontani dalla parità di genere nel mondo del Saracino? Ne discutiamo con l’Ufficio Giostra del Comune, magistrati e quartieriste. Alla manifestazione la donna sfila come dama. Il regolamento non le vieta di figurare in altre vesti, ma sarebbe improprio per un torneo cavalleresco e poco praticabile per i requisiti fisici di certi ruoli. All’evento lavorano tutto l’anno Comune, quartieri e associazioni. E negli organismi al di là della disparità numerica (le donne sono in netta minoranza) le pari opportunità sono garantite. Ci sono donne con ruoli dirigenziali nell’ufficio Giostra, afferma Rossella Capocasale, nell’ufficio stampa (la voce del Saracino è di Federica Guerri), in consiglio e in giuria.

Tra i magistrati Laura Paffetti, al secondo mandato, sognava fin da piccola di vivere la Giostra in tale veste e non ha mai subito pregiudizi o discriminazioni.

Nei quartieri la presenza femminile è in continuo aumento, ma nessuna è arrivata a posizioni chiave.

Al di là delle resistenze di alcuni irriducibili, sono le donne stesse, ci dicono, a non vedersi ancora in ruoli da sempre ricoperti da uomini e ci vorranno anni per avere una rettrice. Ma a Porta del Foro, per le quartieriste, qualcosa si sta muovendo anche col sostegno del rettore stesso. Tutte comunque sono contrarie alle cosiddette quote rosa e pensano che debba valere solo la meritocrazia.

Le quote rosa, sostiene il Primo Magistrato Marco Cecchi, hanno senso se incentivano le donne a sperimentarsi in ruoli cui mai avrebbero pensato di aspirare prima. Per il resto nei quartieri non c’è disparità, e molte si sono battute per questo: ognuno fa la sua parte secondo interessi e vocazioni.

Porta Crucifera e Porta del Foro hanno un Comitato Donne che dà voce a specifiche istanze femminili. Negli altri quartieri non se ne sente l’esigenza: partecipazione e impegno non hanno genere. Il quartiere è una famiglia, si sperimentano nuove forme di convivenza sociale e l’inclusività si traduce in collaborazione tra tutti senza distinzioni. Lo testimoniano con entusiasmo e passione le giovani quartieriste a cui piacerebbe anche fare la Giostra in prima persona (è capitato solo in alcune prove generali).

Intanto vogliono correre, e noi con loro, un altro genere di Giostra: difendere pluralità e diversità coi loro colori e lottare contro un Buratto emblema di pregiudizi e discriminazioni. Donne, alla battaglia! All’armi! All’armi!

 

Con Paolo Nocentini, presidente del consiglio della Giostra, ripercorriamo le tappe della presenza femminile nella manifestazione. Per i primi 20 anni il Saracino ha parlato esclusivamente al maschile. La prima apparizione di una donna risale al 1951: nel Te Deum per la vittoria, Porta Crucifera fece sfilare come madrina una dama in abiti trecenteschi. Passarono altri 10 anni prima di vedere in corteo e in piazza dame e paggi. Le modifiche però incontrarono il malcontento dei ‘puristi’ e nel 1987 una commissione decretò l’incongruenza della presenza di donne in un evento di carattere militare e di conseguenza le eliminò. Ma grazie a pressanti richieste delle donne i tempi stavano cambiando. Nel 1997 Sant’Andrea portò in corteo dame e paggi. Da allora le donne sono entrate nella coreografia giostresca e sfilano come parte civile prima dei militari. Oggi vestono anche i panni di aiuto registe, lucchi e chiarine. Solo 2 hanno tirato al buratto, anche se non sono mai arrivate a giostrare: Maité Gazzen nel 1986 e Barbara Taiuti nel 2013. Tra tutte le lance d’oro una sola nel 2001 è stata dedicata ad una donna: Faustina degli Azzi, poetessa.

Quelle del 2024 sono per Vasari e San Francesco. E alle donne? Quando verrà dedicata loro un’altra lancia d’oro? Esempi di protagoniste della città o simbolo di emancipazione non mancano: da Ippolita degli Azzi che guidò la resistenza aretina contro i fiorentini dopo Campaldino, a Nella Bonini in Fiumicelli, prima donna radiologo italiana.

 

Studenti Maxim Agosti, Chiara Alisi, Emma Bazzarini, Pietro Bramanti, Rebecca Butali, Francesco Canciello, Sofia Cherici, Anna Chilleri, Giovanni Cini, Matilde Cutini, Claudia Deledda, Emma Deledda, Vittoria Donnini, Pietro Francini, Elia Giusti, Caterina Guidelli, Tahsin Hassan, Filippo Maggiore, Olivia Misesti, Sofia Lucia Misuri, Valeria Monaldi, Omar Nser, Niccolò Pallotti, Andrea Polvani, Brando Sbietti, Margherita Sovieri, Tommaso Squarcialupi, Elia Valdrighi, Achille Vassallo Insegnanti: Sabina La Vecchia Sandra Pasquini Barbara Bisaccioni Preside: Virginia Palladino

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