ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Istituto Paritario Santa Caterina di Pisa (PI) - 3°

Oltre il sipario per la 160esima volta La storia del nostro teatro

Gli alunni dietro le quinte. Che cosa c’era prima? Tutte le curiosità sul «Verdi»

Siete mai stati a teatro? Avete mai visto uno spettacolo? Non possiamo mostrarvi un evento ma possiamo sicuramente portarvi all’interno del teatro Verdi di Pisa, il teatro della nostra città, dove anche noi, alunni dell’Istituto Arcivescovile S. Caterina, siamo andati. Si va in scena! Torniamo indietro al 12 novembre 1867 quando il Regio Teatro Nuovo, così si chiamava inizialmente, venne inaugurato con la rappresentazione del “Guglielmo Tell” di Gioacchino Rossini. Nel 1903 il teatro fu intitolato a Giuseppe Verdi, vissuto dal 1813 al 1901.

Cosa c’era prima nel luogo che oggi ospita questo edificio magnifico? C’era un’area degradata e povera; i cittadini e l’amministrazione comunale volevano riqualificare questa zona, realizzandoci un nuovo teatro, benché a Pisa ci fossero già sette teatri, che però erano utilizzati come salotti letterari e luoghi di riunione. Il teatro era infatti un luogo di ritrovo sociale, come le piazze. Si diceva spesso: «Ci si vede a teatro». Il più famoso era il teatro Rossi, vicino a piazza Dante, frequentato dalla nobiltà. C’era il teatro Politeama, dove è adesso il palazzo dei congressi, ma è andato distrutto durante la guerra.

C’era l’arena Federighi, dove è ora lo stadio. Altro teatro era il Redini, dietro la pizzeria “Le scuderie”, ma è caduto in disuso. In piazza Carrara c’era il famoso palazzo teatro Mazzarosa, famiglia importante di Pisa, a cui si deve l’idea della luminara. Molti nobili ricchi aveva-no piccoli teatri in casa. Quanto al teatro Verdi, molti i progetti, mai però andati in porto, finché fu scelto il progetto dell’architetto Andrea Scala. La creazione di questo teatro è dovuta all’opera e all’impegno di Ranieri Simonelli, al cui ricordo e ringraziamento nel 1915 il popolo di Pisa ha posto una lapide, oltre a intitolare un pezzo del Lungarno, quello che porta alla Cittadella. Simonelli creò una giunta composta da importanti personaggi della città di Pisa, per raccogliere i fondi necessari alla costruzione del nuovo teatro. Questi 45 signori raccolsero circa 400.000 lire e costituirono la società anonima “Per spettacoli notturni”. Ognuno di loro divenne azionista e proprietario di un palco. I lavori di edificazione iniziarono nel 1865, utilizzando 3621 pali di pino per le fondazioni. Insomma, il teatro di Pisa è simile alle costruzioni fatte nella laguna di Venezia.

Quest’anno ricorrono 160 anni dalla posa della prima pietra del teatro Verdi di Pisa. Fu realizzato un loggiato all’esterno del teatro, per raccogliere e riparare i signori che arrivavano con carrozze e cavalli, per poi essere annunciati al loro ingresso in teatro. L’ingresso era il foyer, cioè il luogo in cui i signori erano accolti per essere accompagnati nella platea o nei palchi per assistere alla rappresentazione. C’era la sala dei concerti al piano nobile e il palco reale con il terrazzino riservato al re. C’era anche una sala da ballo e lateralmente delle sale da gioco. Il teatro ha quattro ordini di palchi, 24 palchi per ordine, per complessivi 96. Il loggione è l’ultimo ordine e costava pochissimo, perché il più distante rispetto al palco. Oggi i biglietti del loggione sono pochi in vendita a metà mese. I loggionisti sono amanti della musica e soprattutto dell’opera lirica, che si sente molto bene nonostante la distanza, a differenza della prosa, in cui è più facile perdere una battuta. La volta è affrescata, è autoportante ed è stata progettata dal Simonelli.

La “barcaccia” è il palco “1” di primo ordine, subito sopra l’orchestra ed era il più ambito, perché i nobili amavano farsi vedere e sfoggiare i propri abiti. I palchi erano oggetto di compravendita e poi il proprietario poteva subaffittarli.

In platea ci andava il popolo. Ma come possiamo sapere tutte queste informazioni? Grazie a un importante archivio del teatro.

 

Nell’archivio c’è un libro di azionisti scritto a mano, con riportate le tasse pagate e le varie voci con le bollette. Della vita dei palchi abbiamo testimonianze in alcune lettere ritrovate in archivio. Si racconta di veglioni e feste, come il «veglione della pagoda»; i proprietari dei palchi li abbellivano e facevano a gara a chi lo rendeva più elegante, bello e a tema. Ai proprietari dei palchi veniva data la chiave, come se fosse la loro abitazione. In una di queste lettere si parla della famiglia Roncioni, che aveva il palco n. 12, quello che adesso è riservato al sindaco ed è in posizione centrale. Un giorno i Roncioni, mentre assistevano all’«Aida» di Verdi, sentirono aprire la porta del loro palco, benché l’avessero chiusa a chiave. Era il custode, che aveva un appartamento in cima al loggione ed aveva la responsabilità di tutto il teatro e una copia delle chiavi di tutti i palchi. Insieme al custode entrarono due signori di Lucca, che avevano acquistato dal custode la possibilità di occupare il palco della famiglia Roncioni per sessanta lire. Purtroppo, il custode infedele si era sbagliato e il palco non era quella sera libero. I Roncioni denunciarono l’accaduto. Dalle lettere in archivio risulta che alcuni custodi sono stati accusati di aver rubato nei palchi, ove i nobili potevano lasciare propri oggetti, essendone i proprietari. L’archivio è una fonte storica, che ci racconta come eravamo. Nell’archivio ci sono le locandine della “Traviata” di Giuseppe Verdi, con tutte le informazioni dell’opera. Ci sono statue, mezzi busti e costumi di Titta Ruffo, un baritono e cantante pisano di fama internazionale. Giacomo Puccini ha trovato il proprio destino nel teatro di Pisa: studiava musica e nel 1876 venne al Nuovo Teatro Regio ad ascoltare l’Aida, per poi tornare a casa a Lucca. Nell’archivio ci sono poi lettere che riguardano Pietro Mascagni, un compositore livornese di fine Ottocento, quando andò a Milano a studiare al conservatorio. Scrisse la “Cavalleria rusticana”. Nell’archivio è custodita una lettera di Mascagni, nella quale il compositore chiede alla direzione del teatro di mettere un cartello dove si dice di non chiedere autografi a Mascagni, perché non è cosa a lui gradita. La cancellata di oggi non è quella originale, perché, essendo di ferro, fu utilizzata per fare armi durante la guerra.

 

Questa pagina del Campionato di giornalismo è stata realizzata Andreoni Fusco Ginevra, Bartalucci Vittoria, Bellavia Andrea David Giuseppe, Biscontini Carlo Enrico, Buoncristiani Emanuele, Cai Zhuoei, Carena Matilde Maria, Ceccarini Allegra, Cobaj Frida, Ernani Andrea, Froggio Raffaele, Gabellieri Francesco, Guts Artem, Hu Valerio, Mariani Riccardo, Nencioni Alessandro, Prisco Damian Hartmut, Rielli Greta, Shan Bowie Tagliagambe Luna, Tropeo Flavio, Velasquez Huaman Cielo Annette Zhang Erica. Docente tutor professor Mirko Donati.

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