Come la società accoglie L’aiuto agli adulti più fragili
Gli articoli 3 e 38 della Costituzione: ogni persona è diversa dall’altra, ma possiede gli stessi diritti
Quando una persona fragile, terminato il percorso scolastico, raggiunge l’età adulta, si trova con la famiglia di fronte a molti ostacoli. I genitori, spesso lasciati soli, devono prendersi totalmente cura dei figli ormai cresciuti, il che comporta non solo una difficoltà fisica ed emotiva, ma anche un cambiamento nell’organizzazione della famiglia. La società ha un ruolo fondamentale per garantire a tutte le persone fragili supporto e agevolazioni per vivere con dignità, infatti la legge «Dopo di noi» del 2016, nata per garantire la massima autonomia e indipendenza attraverso l’assistenza e la promozione di interventi sociali, assistenziali e socio sanitari, dovrebbe essere un aiuto concreto alle persone e alle famiglie in difficoltà.
Talvolta, invece, i più fragili vengono considerati «scarti della società» ed «etichettati», pensando che non siano da rispettare. Ciò capita anche quando usiamo le parole che riguardano la disabilità come offese, modalità diventata un’abitudine. Si tratta di termini offensivi e renderli normali alimenta una cultura del pregiudizio e della discriminazione. Per esempio, in una trasmissione televisiva è successo che una concorrente abbia usato durante le dirette la parola «mongoloide», con volontà dispregiativa e irrispettosa verso le persone con sindrome di Down. Eppure non è accaduto nulla. Nessuno le ha detto niente. Nessuna sanzione. Nessun rimprovero.
Gli articoli 3 e 38 della nostra Costituzione recitano che ogni persona è diversa dall’altra, ma possiede gli stessi diritti. A maggior ragione quindi tutti hanno anche, e soprattutto, il diritto di essere trattati con considerazione, di non essere esclusi a livello sociale e di non essere descritti come persone di basso rango, inferiori rispetto agli altri… Ognuno di noi ha una dignità: non ci sono uomini di serie A o di serie B. Chi è fragile e speciale non significa che sia incapace di fare, pensare secondo i canoni di quella che spesso consideriamo «normalità», ammesso che esista, ogni persona è una risorsa, offre molto agli altri ed è un bene per la comunità. La nostra classe ha visto concretizzare questo nel-la visita a Casa Ilaria dove, anche chi convive con delle difficoltà può trovare la sua strada, realizzarsi, lavorare insieme agli altri. Si trova nella nostra Valdera, vicino Montefoscoli, è un’azienda agricola per accogliere disabili, fragili con un passato difficile, per offrire loro la possibilità di vivere dignitosamente. E’ nata in memoria di suor Ilaria Meoli, pontederese missionaria nel centroafrica dove aveva progettato e realizzato un ospedale ma che non ha potuto veder completato a causa di un incidente mortale. Per mantenere viva la sua memoria, nell’antica Badia di Carigi, è sorta Casa Ilaria, guidata da don Maurizio Gronchi e Laura Capantini, attuale presidente.
Casa Ilaria è una fucina di progetti: si pratica l’agricoltura bio che viene commercializzata, nel nuovo edificio si sta creando l’area della ristorazione e del turismo solidale, si svolgono attività per l’inserimento lavorativo di disabili e si sperimenta la possibilità di una vita indipendente per chi ha genitori anziani. Non ultima, visto che nasce in nome di una religiosa missionaria, si programmano eventi formativi, culturali e spirituali.
Durante la visita a Casa Ilaria abbiamo provato molte sensazioni che ci hanno fatto capire quali sono i principi fondamentali della vita. Quali emozioni abbiamo provato? Sicuramente la gioia, perché Casa Ilaria offre lavoro a ragazzi con disabilità che, dopo la scuola, avrebbero difficoltà ad inserirsi nella vita pubblica.
Abbiamo provato anche rabbia perché in Italia non ci sono abbastanza strutture per accogliere e aiutare questi ragazzi. Abbiamo visto la fiducia che i ragazzi nutrono verso gli operatori e l’entusiasmo che dimostrano i volontari verso di loro. Casa Ilaria accoglie anche persone con un passato difficile e i volontari li educano ad una nuova vita senza giudicarli, integrandoli attraverso l’amore per il prossimo e la vita. Quando abbiamo terminato la visita, abbiamo provato dentro di noi una serenità e una calma unite al senso di ammirazione e di ringraziamento verso questa istituzione, perché, in un mondo che offre per la maggior parte esempi di egoismo e di individualismo, Casa Ilaria rappresenta un’oasi di solidarietà, altruismo e amore.
Articoli, disegni e foto sono realizzati dalla classe 2^ D della scuola Secondaria di primo grado dell’Istituto comprensivo «Curtatone e Montanara» di Pontedera: Ausilia Avellino, Asia Bacci, Alessia Baldini, Matilde Ballini, Diletta Belcore, Ferruccio Bini, Emilia Caruso, Noemi Daja, Erica Dell’Agnello, Ludovica Fanni, Lorenzo Federighi, Francesca Frassi, Marta Ginesi, Anita Gnocchi, Tommaso Grazzini, Leandro Jovanoski, Martina Macaluso, Rebecca Macelloni, Edina Masi, Andrea Masini, Luca Masoni, Matteo Menichetti, Leone Miliffi, Lorenzo Musolino, Sean Nnanna, Aima Rivoli, Xhulja Rucy, Bianca Susini Docenti tutor: Maria Flavia Orazzini e Lisa Fedeli.
Dirigente scolastica Maura Biasci.