Ansia e timori fra i più giovani Da dove provengono?
Prestazioni scolastiche e sportive sono le principali cause di stress

Secondo la mitologia greca, il Titano Atlante aveva la responsabilità di sostenere il peso del cielo sulle proprie spalle, punizione inflittagli da Zeus. Come Atlante, anche noi giovanissimi abbiamo il nostro fardello da portare. Si guarda alla nostra età come ad un periodo della vita fatto di gioie e di svaghi.
«Quant’è bella giovinezza» sentiamo ripetere da molti che, consapevolmente o meno, vanno citando le famose parole di Lorenzo de’ Medici. Ma non sempre gioventù e spensieratezza coincidono. Siamo esposti a diversi fattori che possono determinare condizioni di stress. C’è una parola che utilizziamo spesso. Ansia. Derivante dal tardo latino Anxius (affannoso, inquieto), a sua volta connesso al verbo Angere che significa stringere, soffocare, il termine indica «uno stato di agitazione, di forte apprensione, dovuto a timore, incertezza, attesa di qualcosa» (Vocabolario Treccani). Se fino a pochi giorni fa ignoravamo l’etimologia della parola, di certi sintomi dell’ansia, invece, già eravamo a conoscenza: aumento del battito cardiaco, sudorazione, tremore, chiusura dello stomaco, sensazione di soffocamento. Abbiamo chiesto ad alcune classi della nostra scuola di collaborare mediante la compilazione di un breve questionario anonimo. Dal sondaggio svolto risulta che i principali motivi di ansia in ambito scolastico sono le verifiche e le interrogazioni per il 71,76% degli 85 ragazzi coinvolti; mentre, fuori dalla scuola, rappresentano situazioni stressanti, per il 45,88% degli interpellati, le prestazioni sportive. A farci paura, dunque, sono soprattutto le prove.
Perché abbiamo l’impressione che non siano ammessi errori, che lo sbaglio non sia accettato e accolto come possibilità di crescita, ma vissuto come sconfitta. Un fallimento che ti qualifica come un fallito. Da qui il senso di frustrazione e inadeguatezza. Sui banchi di scuola o sul terreno di gioco, bisogna essere bravi, perfetti. Lo impone una società frettolosa e poco disponibile all’ascolto, quello vero, che si compie guardandosi negli occhi e non sbirciando nel frattempo un cellulare. Elementi che esercitano una forte pressione sono il desiderio di realizzazione personale (48,24%), le aspettative dei genitori (36,47%) e il giudizio dei pari.
Alla base la volontà di non deludere, di essere all’altezza di richieste, talvolta, forse, troppo alte. Bisognerebbe accettare che esiste un divario tra il sé reale, con le proprie risorse e i propri limiti, e il sé ideale. Elaborando questa differenza, si può diventare più comprensivi e tolleranti nei confronti di se stessi. A quanto emerge dal questionario, è diffuso, principalmente tra i ragazzi che frequentano la prima media, anche il timore di non riuscire ad organizzarsi con i compiti da svolgere a casa. Altre cause d’inquietudine sono le note disciplinari, la fine di un’amicizia, l’esclusione dal gruppo. Prima di chiudere, una comunicazione importante! Possiamo imparare a gestire efficacemente i momenti di tensione, favorendo il nostro benessere.
Abbiamo conosciuto Olivia Maranghi, psicologa e psicoterapeuta specializzata in infanzia e adolescenza, la quale ha precisato subito che «le emozioni non sono di per sé sbagliate.
Neppure l’ansia. Sia pure sgradevole, si tratta di un campanello d’allarme che ci avvisa di eventuali pericoli. È una reazione innata funzionale alla sopravvivenza. Individuare nell’ambiente una possibile minaccia genera uno stato di attivazione psico-fisico che ci permette di reagire allo stimolo, attaccando o fuggendo. Un lieve stato di ansia aumenta, infatti, le nostre potenzialità. L’ansia diventa un problema, quando supera una certa soglia e interferisce con le attività quotidiane». Cosa fare in questo caso? «Si possono mettere in pratica alcune strategie, per riportarla a un livello tollerabile. È utile la sostituzione di certi schemi di pensiero irrazionali con altri più realistici che agiscono sulla parte spaventata per rassicurarla. Chiediti, per esempio, se stai saltando troppo in fretta alle conclusioni, sestai catastrofizzando la situazione e per questo immagini che qualcosa sarà un disastro, quando, invece, potrebbe essere sgradevole, ma non necessariamente terribile. E ricorda sempre a te stesso che tutti sbagliano e che agli errori c’è modo di rimediare. Importante, inoltre, svincolare il risultato dal giudizio su se stessi. Un brutto voto o una scarsa prestazione nello sport non definiscono il valore di una persona. Un ultimo suggerimento: trovare il proprio posto confortevole dove trasferirsi col pensiero dimenticandosi di tutto quello che c’è intorno».
Ecco i nomi dei giovani giornalisti della 2C della ’Dino Compagni’ di Firenze: Aleksic Mirna, Andreoni Davide, Awad Yossef Abdelfattah Abdelghaffar Abdo, Barbieri Giovanni, Bastiani Teresa, Bellandi Davide, Bongiovanni Alessandro, Carrano Mattia, Cencetti Mia, Cordova Santos Sergio Giovanni, Corrado Mattia, David Blessie Grace, Gestri Pietro, Gori Carolina, Guarducci Alessia, Mascio Mattia, Monticelli Viola, Nocentini Greta, Roselli Aurora, Salani Lorenzo Joaquin, Serrano Aisha Marie, Svab Marko, Tarchiani Valeria, Trombetta Giorgia, Zaghi Vera. Dirigente Scolastico: Laura Guido.
Docente tutor: Serena Quartini.