ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado E. Fermi di Capalbio (GR) - Redazione

La peggiore pagina di storia Olocausto. Il dovere del ricordo

Un momento per riflettere sul passato: flash mob a Capalbio, luci spente in memoria della Shoah

Gli studenti dell’I.C. «Pietro Aldi», plesso di Capalbio, il 27 gennaio scorso si sono ritrovati nell’antica Pieve di San Nicola, al centro dell’antico borgo di Capalbio, per… non dimenticare! Il «Giorno della memoria» in tutta Italia serve per tenere sempre vivo il ricordo delle vittime dell’Olocausto, «Shoah» in lingua ebraica. Il terribile tempo della seconda guerra mondiale e della ideologia demoniaca della «purezza della razza ariana», perseguita da Hitler e dai suoi seguaci, che ha determinato la persecuzione di migliaia e migliaia di ebrei durante tutti gli anni ‘40 del secolo scorso.

Probabilmente non si è ancora arrivati ad uno stato di consapevolezza culturale di tale fenomeno che, seppur legato ad un periodo ben preciso della storia, continua a serpeggiare nella cultura odierna (non più in maniera velata) e nella nostra civiltà, espandendosi in vari spazi della vita sociale. Per offrire a tutti un momento di riflessione di tal genere, è stato donato a Capalbio un «flash mob», ideato dai docenti della scuola, ma pianificato e strutturato dai piccoli e giovani studenti… Un rapido momento, che ha voluto rappresentare la necessità di strappare quanto più possibile e nel minor tempo, l’esperienza di amarezza e di oscurità causata dagli egoismi politici, dalle false ideologie e dalla malvagità umana.

Tutto quello che ha creato la «Shoah» e le tante «Shoah» ancora presenti nel mondo. Con questa sospensione si è dato spazio alla luce della speranza e della vita, quella che tante persone non hanno avuto modo di vedere ottanta e più anni fa nei campi di concentramento, perché l’unico «barlume» visto era la morte! Capalbio si è spenta. Il vento ha significativamente dato la sua sibilante voce, per portare il lamento delle tragedie passate e di quelle ancora in atto. Il buio è stato penetrato tenuamente, ma decisamente, da lanterne costruite dai giovani con materiale povero ma arricchito da pensieri di vita e speranza scritti da loro. La buia Pieve ha risuonato dei ricordi di Primo Levi e Anna Frank letti da alcuni studenti, accompagnati magistralmente dalla musica di Stefano Zandomeneghi, professore e membro attivo del gruppo «Cromatica Music». Parole e musica hanno travolto gli animi di tutti i presenti, di chi si è affacciato alla porta della chiesa e di chi è rimasto a casa assorto nei propri pensieri o nelle «cose da fare». Il breve tempo ha lasciato un profondo segno nella vita di questa piccola comunità toscana che si è voluta far travolgere dall’onda delle emozioni.

 

Per mantenere viva la memoria del passato e comprendere da vicino tragici eventi della storia abbiamo avuto l’opportunità di incontrare Elena Servi, superstite pitiglianese che rappresenta una pietra miliare del ricordo.

Durante l’incontro, Elena ha raccontato come riuscì a sfuggire ai rastrellamenti a Pitigliano. La sua storia, però, non è solo un racconto di dolore, ma anche di come possano crescere fiori anche nel deserto della crudeltà umana. Infatti, Elena racconta dell’aiuto ricevuto dalla famiglia Sonno, che, senza alcun interesse, la nascose insieme ai suoi parenti. Quando le persecuzioni iniziarono, Elena e i suoi genitori si rifugiarono in una grotta nelle campagne maremmane. Al ritorno a Pitigliano, però, scoprirono che la loro casa era stata distrutta da un bombardamento.

Fu in quel momento che la famiglia Sonno offrì loro rifugio in una fattoria. Tra i racconti di Elena, uno dei più significativi è quello del cavallo bianco e del cavallo nero. La sopravvissuta spiega che, per segnalare la pre-senza dei tedeschi, i Sonno raggiungevano il loro nascondiglio con un cavallo nero, in caso contrario, quando il pericolo era cessato, il cavallo era di colore bianco. Ma ciò che colpisce maggiormente è l’amicizia che nacque tra Elena e Francesco Sonno. Nonostante la sofferenza, i due hanno mantenuto un rapporto di stima che ancora li lega, scambiandosi ricordi e affettuosi soprannomi, come quello di «nocciolina», che Francesco dava a Elena per la sua statura minuta.

 

La pagina è stata realizzata dagli studenti Giacomo Baggiossi, Giacomo Casola, Lorenzo Ciavattini, Christian Cocchieri, Gaia del Sorbo, Sophia del Vecchio, Alice della Torre, Eduard Nico Dolhescu, Andi Domi, Umberto Francavilla, Arife Kordhoku, Manuel Marciello, Giorgia Nocilla, Giulia Pasquarelli, Daniel Ponomarenco, Alessio Postianu, Giulia Maddalena Ristariu, David Rosi, Melissa Santelli, Dante Tonietti, Aurora Vallera ed Edoardo Ventrone.

Docente tutor Chiara Betti, dirigente scolastica Francesca Iovenitti.

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