Oltre il filo spinato Perché è importante ricordare?
27 gennaio, la Giornata della Memoria: per non pensare mai più di essere superiori agli altri
È trascorso da pochi giorni l’ottantesimo anniversario della liberazione del campo di sterminio di Auschwitz. Il 27 gennaio 1945 i suoi cancelli furono abbattuti dall’esercito sovietico. Il mondo conobbe così quello che succedeva dietro il filo spinato dei campi di sterminio e le condizioni disumane dei prigionieri. Con la legge 211/2000, lo stato italiano ha istituito il 27 gennaio come data simbolica per commemorare ufficialmente la «Shoah» (che in ebraico significa catastrofe e indica lo sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani deportati, la prigionia, la morte, nonché coloro che si sono opposti al progetto di sterminio e a rischio della propria vita hanno salvato e protetto i perseguitati».
Nel 2005 l’ONU ha proclamato il 27 gennaio «Giornata internazionale della Memoria». Le persecuzioni non iniziarono, però, con i campi di concentramento e sterminio, ma con leggi che impedivano agli ebrei di vivere la propria vita. Il partito nazista aveva iniziato a perseguitarli e a vietargli di partecipare alla vita civile. Anche il partito fascista introdusse le leggi razziali nel 1938. Queste proibivano, ad esempio, di andare a scuola, di avere un lavoro e addirittura di andare in bicicletta. Le famiglie ebree dovettero lasciare le proprie case e trasferirsi nei ghetti delle città. Alla fine fu loro vietato di esistere e iniziarono le deportazioni nei campi di sterminio, luoghi di brutale sfruttamento e morte.
Alcuni sopravvissuti hanno raccontato la loro terribile esperienza. I testimoni ancora in vita sono sempre meno: in Italia tra coloro che mantengono viva la memoria ci sono Liliana Segre, Sami Modiano, le sorelle Tatiana e Andra Bucci che, anche se molto anziani, continuano a raccontare la propria storia. Anche Anne Frank, sebbene sia morta nel campo di Bergen-Belsen, continua a essere una testimone delle condizioni di vita sotto le persecuzioni, grazie al suo «Diario» che è arrivato fino a noi.
Quest’anno abbiamo approfondito la storia dei «Giusti», quelle persone non ebree che non si sono voltate dall’altra parte e che hanno avuto il coraggio di aiutare. Alcuni nomi che è importante conoscere sono: Francesco Tirelli, Carlo Angela, Giorgio Perlasca, Oskar Schindler. Questa giornata serve a far conoscere e riflettere su quello che è accaduto per non ripetere gli stessi errori e non credersi mai superiori agli altri. Affinché nessun popolo soffra più, come invece purtroppo accade ancora.
Camminando per molte città in Italia e in Europa, è possibile «inciampare» in alcuni monumenti speciali, piccoli quadrati di ottone, 10 cm x 10 cm, incastonati nei marciapiedi. Si tratta delle cosiddette Pietre d’inciampo (in tedesco Stolpersteine), a testimonianza di uno dei periodi più bui della storia dell’umanità. Nate con l’obiettivo di far inciampare con lo sguardo i passanti e far loro ricordare cosa è successo in quel punto preciso durante le persecuzioni nazifasciste. Queste sono posizionate, infatti, davanti all’ingresso dell’abitazione delle vittime delle deportazioni. Sopra ogni Pietra sono incisi il nome, la data della cattura, il luogo di deportazione e la data della morte di coloro che non sono tornati. In questo modo si ricordano le vittime dello sterminio come esseri umani e non come numeri; il loro nome non potrà essere più cancellato.
Questo progetto rappresenta un modo di fare memoria di grande forza, rende la storia viva e presente, inserendola nel tessuto urbano e sociale delle città. È stato ideato dall’artista tedesco Gunther Demnig. Le prime pietre sono state installate nel 1995 e da allora ne sono state posizionate oltre 70.000 in molti paesi europei, tra i quali l’Italia. A Firenze la prima pietra è stata deposta nel 2020. Oggi ce ne sono 137. Ogni pietra d’inciampo viene fatta a mano e i fondi per realizzarle vengono raccolti con donazioni.
Inciampare diventa un modo diverso di conoscere la storia e ricordare, perché una persona viene dimenticata soltanto quando viene dimenticato il suo nome.
Ecco i nomi degli alunni giornalisti: Juan Felipe Aguilar Vargas, Andrea Artale, Andrea Carrone, Razan Cherkaoui, Niccolò Ciccarelli, Gherardo Galdi, Lorenzo Gaziano, Emma Gnisci, Pietro Golini, Bo Huang, Celestina Idrizaj, Mirna Khatib, Alessandra Lenti, Simone Lucisano, Caterina Manuelli, Anamaria Matei, Fadel Mouhamadou Ndiaye, Matilde Parenti, Lejla Roksikj, Andrea Santi, Edoardo Sarandria, Rebecca Sirigu, Umeima Tefahi, Josè Palian Torres, Mattia Oscar Vaca Vega, Matteo Zanghi. Docenti tutor: Francesca Ciardi, Cecilia Cannata.
Dirigente scolastico: Rosa Gaimari.