Così fanno ‘marcire’ il cervello Un nuovo termine: ‘brain rot’
Perché non si devono vedere a lungo i contenuti sul cellulare, soprattutto i bambini
Durante la pandemia, dato che la gente si annoiava, prendeva più spesso in mano il telefono. I content creator si sono accorti di questo aumento di visualizzazioni e quindi hanno incrementato la produzione di video di bassa qualità.
Da quel momento i filmati sono aumentati in modo esponenziale. Per esempio due bambine russe di 8 anni nel 2024, hanno realizzato una canzoncina intitolata Sigma boy, un motivetto irritante e privo di senso che si fissa nel cervello anche se non piace. Oppure il video skibidi toilet, virale sulla rete che è un water da cui spunta una testa che canta. Sentendo le testimonianze di molti ragazzi tutti dicono di ricordare molto bene tutte queste canzonette che si fissano nella memoria.
L’Oxford dictionary ha introdotto una nuova definizione ‘brain rot’ ovvero ‘marcescenza del cervello’ facendo riferimento a quei contenuti on line che vanno ad incidere sulle nostre capacità cognitive.
Questo termine è diventato la parola dell’anno 2024 per sottolineare una condizione sempre più frequente di chi frequenta il web. Il consumo di trash video porta ad annebbiamento mentale, letargia e riduzione della capacità di attenzione. Il doomscrolling ovvero visione prolungata dei video sui social, provoca dipendenza con conseguenze nella vita sociale. Inoltre se viene tolto i ragazzi diventano aggressivi come in crisi di astinenza. I social per rimediare all’uso prolungato ogni tanto mettono un avviso per far fare una pausa, ma se non sono le persone a smettere anche l’avviso non serve. La reazione dei fruitori dei video di bassa qualità è stata di ridicolizzare il termine ‘brain rot’ usandolo con ironia e i produttori di contenuti lo usano come strumento per ottenere più visualizzazioni. Inoltre in caso di fandom è persino diventato un modo per giustificare la fruizione di certi contenuti.
Questo dimostra che le persone non hanno compreso la gravità del problema. Dal punto di vista dei content creator invece mostra la totale indifferenza delle conseguenze del loro lavoro, guardando esclusivamente al loro personale guadagno. Solo noi possiamo evitare di essere coinvolti in queste problematiche. In che modo? Trovando il modo di ridurre il tempo di permanenza su questi contenuti, alternare gli interessi spostandosi da un contenuto all’altro, trovare altri interessi che non siano sulla rete, scrivere, disegnare… può essere anche di aiuto creare contenuti proprio sulla propria ossessione, in modo da rendere produttiva la reazione al brain rot.
Un video virale è contenuto pubblicato sui social che viene visto da tante persone in breve tempo. La parola deriva da ‘virus’ e indica che un messaggio passa da una persona all’altra.
Un contenuto diventa virale per la capacità di coinvolgere e conquistare l’interesse delle persone. Deve essere gratuito e si trasmette tramite le condivisioni sui social. Il video deve sorprendere, può essere una cosa strana o molto buffa. Se ne trovano di tutti i tipi, alcuni possono essere anche utili perché portano messaggi interessanti come tutorial per imparare a fare qualcosa, video musicali o divulgazione scientifica resa più accessibile e divertente come i contenuti di Geo Pop o Barbascura. Ci sono invece altri video virali che sono privi di utilità e spesso attirano l’attenzione con azioni estreme, volgari e che rasentano l’illegalità. Ora poi con l’uso dell’AI diventa tutto possibile e pur di ottenere visualizzazioni si inventano cose incredibili. Alcuni di questi video sono realizzati anche rischiando la vita, propria e degli altri, come quel influencer che si è messo a fare le flessioni nel motore di un aereo.
Tra i ragazzi della nostra classe vanno molto i video che fanno ridere, spesso senza contenuto, oppure che mostrano videogiochi. Sono molto seguiti anche gli Youtuber che fanno viaggi, sport, musica e cucina. Alcuni si interessano ai tutorial per realizzare cose e qualcuno anche video di storia. Il tempo trascorso a vedere video va da un’ora a due in media. Alcuni non sanno valutarlo.
Ecco chi sono i giovanissimi redattori della classe 1ST della scuola media Mantegazza di Lerici che hanno curato questa pagina per il nostro campionato di giornalismo: Bernal Diaz Maria Francesca, Bernal Diaz Maria Giorgia, Biagi Achille Dell’Agnello Sofia, Feltin Davide, Mazzola Nancy, Musetti Simone, Mustafai Edwin, Putti Daniele, Silvestri Chanel Raffaella. Docente tutor Zanardi Bianca; dirigente scolastica la professoressa Capozzo Rossella.