ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado A. Frank di Pistoia (PT) - 1A

Storie di innovatori sostenibili Progettare dai consigli dei nonni

Indagine sulle realtà produttive del nostro territorio: ecco gli esempi di sviluppo sostenibile Il lavoro e i ricordi dei nipoti nelle aziende di famiglia: la tradizione anche nell’innovazione

La parola «sviluppo» porta in sé l’idea di progresso, mentre l’aggettivo «sostenibile» fa riferimento al senso di mantenimento, per questo si può dire che lo sviluppo sostenibile si muove sul filo che congiunge due poli apparentemente antitetici: l’innovazione e la tradizione. È possibile un progresso che valorizzi il passato? Per rispondere abbiamo raccolto alcune testimonianze sul nostro territorio.

Partiamo dall’agriturismo «Il Calesse» ubicato a Quarrata sulle colline del Montalbano. Il cuore dell’azienda agricola di famiglia, già presente nel 1860, era costituito da un antico casolare del XIX secolo che negli ultimi venti anni è stato oggetto di una ristrutturazione ecosostenibile. Infatti, la dottoressa Roberta Giuntini, la proprietaria, ci spiega che «osservando la struttura più da vicino si sono accorti che circa duecento anni fa, erano già state messe in atto delle strategie di recupero, di utilizzo giusto delle energie che non hanno turbato il territorio per noi anche a distanza di secoli. Ad esempio, le stalle degli animali erano esposte ad Est, le finestre delle stanze a Nord erano più piccole, c’era un sistema di recupero delle acque piovane».

In questo caso, l’innovazione si è concretizzata nei criteri seguiti per la conversione ad agriturismo: l’uso di impianti tecnologici ad alta efficienza energetica, il recupero dei materiali, l’attenzione all’ambiente, l’agricoltura biologica. Il passato, grande risorsa per il futuro! Questo vale anche per un altro caso preso in esame. Il dottor Alessandro Giori ci spiega che, essendo ubicata nel territorio di Larciano, una zona che produce molti articoli per la pulizia della casa, l’azienda di famiglia Giori Automation realizza macchinari industriali che producono questi oggetti.

Ci espone che anche nel loro caso, la tradizione è importante «per il semplice fatto che è un’azienda che è aperta dagli anni ’60, ovviamente nel tempo è andata incontro a tanti rinnovamenti perché la tecnologia va avanti, come le richieste del mercato. Tuttavia, l’innovazione sta nel fatto di essere partiti da cose prettamente meccaniche e semplici ed essere arrivati ad oggi all’utilizzo di elettronica, automazione e di robotica».

Tra i principi in cui crede la sua azienda c’è «sicuramente quello della curiosità e della voglia di non fermarsi e cercare di migliorarsi».

Ringraziamo Alessandro Giori per avere condiviso con noi il consiglio che il nonno un giorno gli ha dato: «Una cosa fatta bene può essere sempre fatta meglio!».

 

La valorizzazione delle eccellenze del territorio è il motore dello sviluppo sostenibile. Portiamo come esempio il caso della Confetteria Bruno Corsini di Pistoia attiva dal 1918. Giorgia Baroni, nipote di Bruno Corsini, ci spiega che: «La prima testimonianza storica della presenza dei confetti in Italia è proprio qui a Pistoia, legata tra l’altro a un episodio di cronaca nera». Infatti Filippo Tedici nel 1324, come dice il testo ritrovato nella Biblioteca Nazionale di Firenze nel 2017, fece fare «uno confetto che tenea veleno». La destinataria di questo dolce avvelenato era la sua prima moglie, «la sciagurata mangiollo, incontenentemente morìo e lui di subito la fece assotterrare». In tal modo Filippo Tedici sposò Dialta, la figlia di Castruccio Castracani signore di Lucca al quale aveva, così, consegnato la città. Giorgia Baroni ci ha mostrato il laboratorio artigianale dove vengono realizzati i confetti: tutto nasce dal lavoro di antiche macchine di rame chiamate «bassine». Lo zucchero usato per lo sciroppo «è di provenienza italiana perché a proposito di sostenibilità è il più possibile garantito dalla presenza di pesticidi, è gradevole ed è naturalmente bianco». Attualmente da questo laboratorio escono più di cento tipi di confetti. Per realizzare il famoso Birignoccoluto ci vogliono dalle 8 alle 10 ore di lavoro. Bruno Corsini diceva sempre: «Quando si fanno i confetti bisogna avere occhi, testa e cuore».

 

La pagina è stata realizzata dai ragazzi della Scuola Secondaria di I grado A. Frank. La classe è la 1 A. Ecco i nomi dei giovani cronisti: Adam Aly El Fawy, Matteo Biondi, Rebecca Capecchi, Alice Cedrini, Niccolò Ciullini, Greta Corsini, Matilde Del Moro, Diego Gallelli, Bianca Gherardi, Tommaso Giovannini, Lou Joseph, Marco Lenzi, Maia Michelacci, Matilde Pace, Anna Petrocelli, Andrea Plaka, Emma Rossetti, Jacopo Sabatini, Caterina Tarquini, Tommaso Villani. Docenti referenti: Eleonora Trapani, Paola Altamura, Marco Fontani Dirigente scolastico: professoressa Margherita De Dominicis.

Votazioni CHIUSE
Voti: 201

Pagina in concorso