ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Ottone Rosai di Firenze (FI) - 3A

L’empatia come strumento di pace Combattere l’odio con il dialogo

Consolidare i princìpi della pace per risolvere i conflitti e vivere in armonia

Nella storia dell’uomo la guerra è sempre stata presente e tutt’oggi moltissimi paesi sono in conflitto.

Ogni giorno persone innocenti soffrono in nome di interessi politici, ideologici o economici. La guerra è una bestia senza cuore che colpisce chiunque si trovi davanti, senza preoccuparsi se indossi o meno una divisa. Eppure, quando i soldati di due eserciti nemici smettono di combattere e si trovano uno di fronte all’altro, riscoprono la loro umanità e l’infondatezza dell’odio.

A scuola studiamo le cause esterne che muovono le dinamiche belliche ma, come dice Tiziano Terzani: «Ancor più che fuori le cause della guerra sono dentro di noi, in sentimenti come l’orgoglio, la paura, il desiderio, la vanità e l’insicurezza».

Queste emozioni condizionano non solo il nostro stato d’animo ma anche la convivenza con gli altri, rompendo gli equilibri e minacciando la stabilità. Abbiamo immaginato la pace come una torre di mattoncini Jenga, dove ogni blocco rappresenta un elemento essenziale per mantenere l’armonia. Tuttavia, se alimentiamo la voglia di primeggiare, le incomprensioni, la violenza, i pregiudizi, o pratichiamo l’indifferenza di fronte alle ingiustizie, rischiamo di tirare fuori un mattoncino fondamentale, scatenando tensioni e facendo crollare l’intera struttura. Basti pensare alle discussioni che nascono tra compagni di classe. Spesso vediamo l’altro come un nemico solo perché ha un’opinione che non coincide con la nostra, un modo differente di esprimersi, un diverso grado di sensibilità. Ciò che non conosciamo può farci paura e sfociare in atteggiamenti ostili. Ma come possiamo trasformare questi sentimenti negativi in positivi e tenere in equilibrio la torre? Innanzitutto con l’empatia, perché immedesimarsi nei sentimenti dell’altro ci aiuta a comprendere il suo punto di vista e ad essere più gentili. Altro strumento indispensabile è il dialogo, poiché ci permette di trovare la radice del problema e cercare una soluzione attraverso il confronto. È importante accettare le idee degli altri con calma, senza giudicare o imporre le nostre con la forza. Tutti devono sentirsi rispettati e liberi di esprimere la propria opinione. Inoltre, creare una rete di rapporti pacifici vuol dire anche saper accettare le sconfitte, tenere a freno la vendetta e il rancore, saper perdonare e scusarsi. Le tensioni non devono renderci intolleranti ma motivarci all’ascolto e alla comprensione.

Solo sostenendoci a vicenda con fiducia, rispetto e costanza, possiamo superare le divisioni e rafforzare i legami per mantenere saldi i pilastri della pace.

 

La guerra colpisce tutti, non solo coloro che la combattono. Tra le vittime innocenti sono soprattutto i bambini a pagarne il prezzo più alto. Molti di loro si ritrovano a dover rinunciare alla spensieratezza della propria infanzia per affrontare le atrocità imposte dai conflitti. È una profonda ingiustizia che abbiamo avuto la possibilità di approfondire grazie alla preziosa testimonianza di due nostre compagne di scuola, che hanno vissuto in prima persona questa terribile esperienza. Le loro voci ci ricordano l’importanza di proteggere l’innocenza e costruire un futuro di pace.

Come avete vissuto i giorni della guerra quando eravate in Ucraina? «Quando eravamo in Ucraina i giorni passati lì sono stati orribili, ogni ora si sentivano bombardamenti e stavamo sempre nascoste in un bunker insieme alle nostre famiglie e agli altri abitanti del quartiere. Eravamo terrorizzate».

Pensate mai alle persone a voi care rimaste là? «Ci penso molto, ho la costante paura che possano essere in grave peri-colo da un momento all’altro» ci ha confidato Camilla e Alexandra si è unita al suo rammarico aggiungendo: «Sì, penso spesso a mia zia con cui non ho più contatti, al mio gattino e alla mia migliore amica, per la quale sono molto preoccupata».

In futuro tornerete in Ucraina? Alexandra: «Sì, vorrei poterci tornare per riprendere la vita che avevo prima», mentre Camilla ha risposto: «Non penso, essendo l’Ucraina distrutta; anche se la guerra finisse dovrei ricostruire tutto quello che ho perduto, invece qua in Italia mi sono ben inserita e mi trovo bene».

 

Ecco tutti i nomi della redazione che hanno preso parte a Cronisti in classe: Biagiotti Jole Costanza, Bianchini Daniele, Bo Corinna, Bradi Melissa Daniela, Cappelli Alessandro, Castillo Jonalyn Dadia, Chiostri Zoe, Da Silva Sousa Sebastiano, Diongue Mbor, Fosi Matilde, Garieri Mattia, Mari Giulia, Marini Gherardotti Bianca, Matliak Kamelia, Montesi Isabella, Orobello Alice, Sadri Merita, Samaniego Rivera Rodrigo Jose, Spinetti Jean Baptiste. Docenti tutor: Chiara Rubino e Alessandra Tombesi.

Dirigente scolastica: Rita Trocino. 

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