Una storia unica: tante realtà Migranti, esperienze a confronto
Algeria, Camerun, Pakistan: le nostre interviste a studenti arrivati da poco in Italia
Un tema che riguarda tutti noi è quello delle migrazioni, perciò, abbiamo provato ad indagarlo. Inizialmente avevamo un’idea di una “storia unica” su chi lascia la propria terra, come dice Chimamanda Ngozi Adichie: pensavamo che i migranti arrivassero tutti con i barconi, che provenissero tutti dall’Africa, che noi consideriamo come un unico stato e che parlassero tutti l’”africano”. Abbiamo però avuto la fortuna di conoscere qualcuno che ci ha aperto gli occhi, che ci ha fatto capire che le storie di migrazione sono tutte diverse, come sono diverse le persone che le vivono. E sono stati proprio alcuni compagni arrivati da poco in Italia ad offrirci questa occasione. Intervistandoli abbiamo avuto modo di conoscere le loro storie e scoprire che la realtà è molto più variegata: diversi sono i motivi che li portano in Europa, diverse le nazioni da cui provengono, le lingue che parlano. La prima ragazza che intervistiamo è M., algerina di terza media; è venuta con l’aereo in Italia e si è trasferita qui per due motivi: aveva bisogno di una buona istruzione e suo padre risiedeva da tempo a Perugia, perciò, tutta la sua famiglia l’ha raggiunto.
Per il momento vuole fermarsi e pensa di farlo, vorrebbe riuscire ad imparare bene l’Italiano (parla inglese in modo formidabile!) e, nonostante sia arrivata da poco, non ha riscontrato problemi a scuola, legati alla poca conoscenza della lingua. Il suo sogno è di andare all’università e diventare architetto. Intervistiamo poi R., ragazzo camerunense di tredici anni. Ha impiegato due giorni di viaggio per arrivare, usando prima l’aereo e poi il taxi; si è trasferito con tutta la sua famiglia: innanzitutto perché suo padre doveva trovare migliori condizioni di lavoro e poi perché in Camerun è in corso un conflitto armato in alcune zone del Paese. Anche R. dice di trovarsi molto bene, anche se un po’ gli manca il Camerun, ma non ha intenzione di tornarci, al momento.
Infine, raccogliamo la storia di D., tredicenne originario del Pakistan; lui è partito dal suo paese per raggiungere il padre che era venuto in Italia qualche anno prima in cerca di lavoro. Il padre di D. per primo aveva affrontato un viaggio che gli è costato molto caro ed è stato costretto a prendere, lui sì, il famoso “barcone” insieme a degli amici, uno dei quali è morto durante il viaggio. D., invece, è venuto con la sua famiglia in aereo. Anche a lui manca molto il suo paese, dove aveva più amicizie rispetto a qua, ma gli piace molto l’Italia.
I racconti di M., R. e D. hanno avuto il potere di accorciare le distanze tra noi e loro, accendendo in noi la curiosità e il desiderio di conoscerli meglio.
“Non numeri, ma nomi e volti, con sogni e speranze” con questa frase si presenta A.R., togolese di 25 anni. La storia di R. parte dal Togo, un piccolo paese dell’Africa sub-sahariana governato da uno spietato dittatore.
Dopo la morte del dittatore, R. e i togolesi pensano che, ormai liberi, possano vivere una vita tranquilla, senza conflitti e senza odio. Ma purtroppo sale al trono il figlio del dittatore che instaura un regime ancora peggiore del precedente. R. decide di fuggire: si trasferisce una setti-mana in Burkina Faso per poi fermarsi un anno in Niger con sua madre, scappata qualche anno prima senza di lui, perché perseguitata. Arrivato poi in Nigeria, incontra un ragazzo, con cui intraprende la traversata del Sahara: R. e il suo amico vengono caricati all’interno di un furgone e vedono morire davanti a sé persone cadute dal mezzo e abbandonate nel deserto. Una volta giunti in Libia sono derubati e poi tenuti prigionieri per sette mesi da un gruppo di criminali, fino a quando la famiglia di R. non paga il riscatto. A questo punto R. si sente libero e, assieme ad un gruppo di amici inizia a lavorare; ma la libertà svanisce nel momento in cui vede morire davanti ai suoi occhi il suo migliore amico: un gruppo di criminali gli aveva chiesto dei soldi e non avendoli, ha pagato con la vita. R. è stato trattato come un oggetto, un numero, ci ripete più volte. Oggi risiede a Perugia, studia l’italiano, lavora in un’azienda siderurgica e finalmente vive, non dovendo soltanto provare a sopravvivere.
La pagina è stata realizzata dalla classe III B dell’Istituto Comprensivo Perugia 5: Matteo Baiocchi, Nicola Baldini, Rachele Bigazzi, Leonardo Canini, Caterina Castellini, Davide Caushaj, Nicola Chiurulla, Covarelli Noemi, Della Longa Olivia, Kamran Muhammad Daniyal, Matilde Mancini, Alessandra Mariotti, Martina Mercuriali, Filippo Moretti, Irene Palladino, Aurora Parasecoli, Dario Romoli, Samuele Ruggeri, Marco Rugini, Giordano Sdoga, Lorenzo Valocchia e Alberto Vignaroli. I disegni sono stati realizzati da: Irene Palladino e Aurora Parasecoli. La redazione è stata coordinata dai docenti: Claudio Giuliani Paolo Marchettoni, Elena Moretti e Diletta Pompili. Il dirigente scolastico è il professor Fabio Gallina.