ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Da Vinci Leonardo di San Pietro in Palazzi (Cecina) (LI) - 3I

Intelligenza Artificiale, scenari ChatGPT, noi la usiamo e voi?

Contro i falsi pregiudizi, per un uso consapevole dell’IA. Come viene impegnata a scuola

Non c’è niente da fare, le novità non riescono mai a non nascondere la loro duplice natura. Da un lato affascinano l’Ulisse che è in noi verso la scoperta, mentre dall’altro lato spaventano il nostro Orfeo, che di fronte all’ignoto si blocca. La storia ne è testimone: quante innovazioni furono considerate un fallimento. Un esempio? La stampa. Per quanto “Magnifico”, Lorenzo De’ Medici la ritenne un flop. Vogliamo parlare della scienza e la tecnologia? Ammettiamolo, non poca è stata la mancanza di fiducia riposta nelle loro scoperte.

Vogliamo ricordare il povero Edison?!. Il fatto è semplice. Se non conosciamo, ogni scoperta, ogni strumento tecnologico, viene subito bollato come “diabolico”. Oggi, l’odore di zolfo, spetta all’intelligenza artificiale (IA). Alzi la mano chi non abbia malignamene pensato, anche solo una volta, che il suo uso sia per la nostra generazione, un’escamotage per ridurre i compiti, studiare e fare bella figura con i prof? Lo sappiamo benissimo che dopo l’uscita del libro di Michele Serra, Gli Sdraiati (Feltrinelli 2013), è difficile sovvertire la nostra posizione di generazione di indolenti, ma l’uso dell’IA vi possiamo assicurare non ha ancora soppiantato il nostro modo di essere attori del nostro modo di pensare e di essere parte attiva del nostro processo logico. Lo dimostra l’uso che noi facciamo del programma ChatGPT. Molti di noi in classe la usano. Ci aiuta nel migliorare la comprensione di materie come scienza, tecnologia, arte; ci sostiene nella lettura degli spartiti musicali e nella traduzione di testi in lingue, inoltre durante la creazione di elaborati come ppt ci sostiene passo passo nella loro realizzazione grafica e sintetica nella composizione dei loro contenuti, ma attenzione, ci aiuta, non ci realizza in toto il loro prodotto finale. Perché la creatività è un fattore personale, come la rielaborazione finale dell’insieme e il quadro complessivo del discorso che vogliamo esprimere. Provate a tradurre con Google traduttore una frase in inglese e poi fatela leggere ad un inglese: si metterà a ridere. L’IA sbaglia, ebbene sì, e per fare ricerca, per avere certezze, dobbiamo ricorrere al vecchio libro. l’IA però è un ottimo e valido supporto soprattutto quando qualcosa non è stato compreso bene, se un argomento può essere approfondito, se ci sono aspetti della ricerca che possono rivelare sfumature o informazioni che possono fornirci spunti per aprire finestre o nuove strade di ricerca per nuove letture o stimolare aspetti della nostra mente su cui possiamo fondare il nostro personale metodo di studio.

Nessuno di voi rinuncerebbe al cellulare, l’importante però, ve lo diciamo noi sdraiati, è sapere che certe volte è bene spengerlo.

 

1940. Sulla rivista Super Science Stories esce il racconto di Asimov. Il protagonista è un robot nato per intrattenere i bambini, che alla fine della storia salverà eroicamente la vita della sua padroncina. Mentre sulle riviste di fantascienza Astonishing Stories e Super Science Fiction si raccontano scene apocalittiche con robot che sovrastano per intelligenza la specie umana, nel 1950, Alan Mathison Turing, nell’articolo Computing Machinery and intelligence, pone ai lettori la domanda: “Le macchine possono pensare?”.

Il logico e matematico britannico, padre dell’informatica moderna, creatore della calcolatrice universale, veicola la risposta in una sorta di test con due risposte affermative ammettendo che se una macchina può far credere ad un umano di essere anch’essa umana, allora quella macchina può essere considerata intelligente. Qui si aprono due scenari interessanti: uno positivo, dove la macchina diventava un valido supporto per l’uomo ed uno negativo, dove la macchina entra in conflitto con l’uomo stesso per la sua spiccata intelligenza. Il cinema cavalca i due fronti, mentre Turing insieme al gruppo Bletchley Pack, nel ’65, si interroga seriamente su un’intelligenza superumana.

Quella che qualche anno dopo sarà chiamata “singolarità”, ovvero la creazione di macchine capaci di creare una vera e propria esplosione di intelligenza che possa lasciare l’uomo clamorosamente indietro.

 

Ecco gli studenti che hanno elaborato la pagina.

Classe 3I Federico Addesso Vittoria Addesso Anna Aksanii Diego Bandini Lorenzo D’Andrea Mirella De Girolamo Marta Dei Giorgia Diciotti Alberto Filippeschi Anna Zuleika Gasperini Enwer Gurguze Luca Lorenzini Vittoria Manetti Niccolò Nista Sofia Peccianti Vanessa Perciato Gaia Ristori Diego Scarpellini Noemi Toncelli Professoressa Elisa Favilli  

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