ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

CPIA Sarzana di Sarzana (SP) - Redazione

Presente e futuro, quali prospettive Le speranze di chi è arrivato in Italia

Un sondaggio svolto fra gli studenti del Cpia, ci raccontano i loro sogni e le aspettative

Quanti problemi e preoccupazioni: personali, locali, internazionali.

Quali dominano e quali ricette per risolverli? Cosa ne pensano gli studenti del Cpia? Secondo Issouf, 25enne burkinabè, il problema prevalente «per chi è arrivato dal mare» è ottenere un documento per potersi costruire una vita qui e – come sottolinea Shahadat, 37enne bengalese – aiutare i familiari rimasti a casa. Yuliia, una mamma ucraina fuggita dalla guerra, si preoccupa per la famiglia e per il futuro di suo figlio. «Come possiamo far finta di niente? – si scalda Alba, colombiana – Non ne sentiamo ancora il rumore, ma è alle porte». «Da noi le cose vanno ancora peggio replica Idrissa, 27enne burkinabè – i jihadisti ci fanno vivere tra attentati e conta delle vittime». Mame Diarra, 30enne senegalese, laurea in Geografia, non usa mezze parole: «Amo il mio Paese, ma purtroppo chi governa non pensa al popolo. Spero che tutta l’Africa possa svilupparsi e permettere a tutti di vivere sulla propria terra senza costringere tragici viaggi illegali.» «Non ho ancora vent’anni – aggiunge Madjidou, burkinabè – ma ho già visto cose terribili. Di cosa ho paura? Di niente. Ora devo integrarmi in Italia e poter aiutare la mia famiglia». E poi c’è bisogno di informazione, di educazione interculturale, la possibilità di affermarsi nello sport, in particolare nel calcio, la formazione professionale. «Molti vogliono imparare un mestiere ma non hanno l’opportunità di formarsi» evidenzia Mohammed, 17enne guineano.

«La mia priorità – dice Haruna, 23enne gambiano – è l’italiano, prima ancora del lavoro. La scuola è l’investimento migliore», in linea con quanto afferma anche Mamadou, 25enne senegalese, prossimo all’esame di terza media. E le difficoltàeconomiche?«Èdal2020 che al Centro per l’Impiego mi dicono che non c’è niente per me – si lamenta Zakia, 30enne marocchina – ora lavora solo mio marito e uno stipendio non basta con due bambini. Difficile avere una vita dignitosa», come conferma Sanae, 30enne mamma marocchina: «Non è possibile accantonare nemmeno un centesimo. Ora stiamo bene, ma in futuro? Dobbiamo pensarci ora». E così Ouissal, marocchina 18enne, che spera in un lavoro mentre completa gli studi, sognando una laurea in ingegneria. Ci sono poi i lunghi tempi di attesa nella sanità: «Per un esame urgente c’è da aspettare settimane o mesi» dice Carole, 25enne camerunense. E prosegue Oleksandr, 49enne ucraino: «A Bologna un anno fa, mi hanno visitato, mi hanno messo in lista d’attesa per un intervento al ginocchio e sto aspettando da allora: è davvero troppo…»

 

L’Italia è sempre di più un paese di/per anziani: secondo l’Istat, nel 2050 saranno il 35% della popolazione. E i giovani? Ne abbiamo parlato con Chaimaa, una ragazza marocchina cresciuta in Italia. «Sento l’Italia come il mio Paese: tutti i miei amici sono italiani, le cose che amo e i miei legami appartengono a questo Paese, dove un giorno vorrei crescere i miei figli, ma non so se sarà possibile: vedo ragazzi della mia età andarsene (tra il 2011 e il 2021 circa 337mila gli italiani tra i 20 e i 34anni siano emigrati), per gli stipendi bassi e la vita troppo cara. Vedo studenti  mollare tutto perché impossibilitati a reggere le rette delle scuole/università e gli affitti da capogiro. Come farò un giorno a comprarmi una casa? I mutui sono roba da ’ricchi’: con contratti di lavoro di qualche mese non puoi avere finanziamenti. Sogno un’Italia diversa, che aiuti a crescere. Voglio terminare i miei studi, diventare architetto e avere uno studio mio. Noi giovani, dobbiamo crederci: l’Italia saremo noi. E la ricetta universale per la felicità? Artiom, 19enne moldavo della Transnistria, la vede impossibile: «Per me, ora la felicità sta nel lavoro e nel mio gioco di ruolo preferito, tenendo lontana la guerra e le altre preoccupazioni». Anche perché – come dice Aissatou, 18enne senegalese – i problemi non si risolvono preoccupandosi. Chi si preoccupa sembra più responsabile, ma non è così… È più importante saper affrontare il problema quando si presenta. Se possibile, senza perdere il sorriso».

 

La classe del Cpia La Spezia, sede di Sarzana, è composta da studenti di tre tipologie di percorso: 1° periodo (ex-licenza media); 2° periodo (biennio generalista) in vista del triennio delle superiori; classe multilivello di italiano L. Gli studenti: Aissatou M., Alba Lucero G., Shahadat H., Sanae L., Ouissal A., Mamadou M., Famory D., Haruna A., Issouf D., Mohamed K., Mame Diarra N., Agnes Carole A. N., Maikol M., Madjidou B., Idrissa N., Artiom M., Mihaela T., Sara A., Mamadou A. D., Fatima Zahra M., Fatima L., Chaimaa D., Aya D., Zakia E. H., Oleksandr S., Yuliia B., Elisabeth S. B., Yaya C., Yusupha B. e molti altri. Docenti Letizia Pappalardo, Pierluigi Iviscori, Daniela Garau e Giulia Festa. Il dirigente scolastico Andrea Minghi.  

Votazioni CHIUSE
Voti: 0

Pagina in concorso