ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado G. Galilei di Chiusi (SI) - Redazione

Tornano gli Dei, Santuario Bagno grande capsula del tempo ancora da scoprire

Luogo ’sacro’ simbolo di convivenza pacifica. Intervista a Emanuele Mariotti direttore dello scavo

La grande importanza del rinvenimento delle statue, note ai più come «i Bronzi di San Casciano», è ormai un’opinione condivisa da tutto il mondo della cultura. La conclusione della sesta campagna di scavi al Santuario Ritrovato del Bagno Grande a San Casciano dei Bagni ha infatti riportato alla luce il più grande deposito di statue in bronzo di età etrusca e romana mai scoperto nell’Italia antica e uno dei più significativi di tutto il Mediterraneo.

Lo scavo, coordinato dal professor Jacopo Tabolli dell’Università per Stranieri di Siena, è diretto, per conto del Comune di San Casciano, dal dottor Emanuele Mariotti, che abbiamo avuto la fortuna di intervistare.

Abbiamo chiesto all’archeologo se i ritrovamenti che attestano la presenza di iscrizioni sia in latino che in etrusco possano fornire un’indicazione di una fase di convivenza pacifica, in un luogo che era considerato a tutti gli effetti ’sacro’, fra due popoli che in quel momento erano in guerra, Mariotti ci ha confermato che questo è uno degli aspetti più importanti collegati allo scavo perché le testimonianze che emergono dal Bagno grande rappresentano al meglio una fase di passaggio del popolo etrusco che si sta romanizzando; quindi, troviamo iscrizioni di famiglie etrusche in latino, che dedicano offerte di vario genere, come per esempio statue e oggetti in bronzo, alla fonte sacra.

Si sa per certo, che il popolo romano, pur essendo un popolo conquistatore, si è sempre dimostrato aperto e interessato alle culture diverse con cui veniva a contatto.

Per esempio, ci dice Mariotti, sappiamo, da fonti scritte, che uno dei primi imperatori romani, Claudio, vissuto nel primo secolo d.C., era un grande appassionato di cultura etrusca e scriveva in etrusco; altra testimonianza di convivenza e del passaggio tra l’essere etruschi a diventare completamente romani.

Ci sono tante altre storie, per esempio i re etruschi come Tarquinio Prisco e Tarquinio il Superbo, che ci parlano del rapporto tra queste due culture e di quello che può essere definito un incontro scontro tra i due popoli.

Al Bagno grande, importante luogo di cura e di preghiera, si recavano quindi quelle persone che ci testimoniano, con le loro offerte, questo particolare e importante momento di passaggio. Infatti, uno dei ritrovamenti più importanti dell’ultima campagna di scavo è un cippo di pietra con un’iscrizione bilingue, in cui si riporta la stessa scritta in etrusco e in latino: ’Flere avens’ e ’Fons caldus’.

Questa iscrizione, che vuol dire ’fonte caldo’, rappresenta il segnale che in questo luogo si venerava la divinità della fonte calda sia per chi parlava etrusco che per chi parlava latino.

Speriamo che questo possa essere ancora oggi un significativo esempio per tutti noi.

 

E se l’ottimo stato di conservazione dei bronzi di San Casciano fosse collegato al rito del Fulgur Conditum? Il rito del Fulgur Conditum, detto anche fulmine nascosto, era una tradizione etrusca, appartenente all’Ars Fulguratoria, secondo la quale il fatto che un luogo sacro venisse colpito da un fulmine, era un segno di ostilità da parte degli Dei; per questo tutto quello che era al suo interno, doveva essere sepolto. Nell’ultima campagna dello scavo del sito archeologico del Bagno Grande è stato ritrovato un fulmine in bronzo e una freccia in selce; questo ritrovamento è stato molto significativo tanto da portare gli archeologi ad ipotizzare un collegamento con il rito etrusco del fulmine nascosto. Infatti, i 24 bronzi rinvenuti all’interno della vasca sacra del santuario del Bagno Grande sono stati restituiti dal fango in condizioni incredibilmente buone. Si pensa che circa 2000 anni fa, un fulmine abbia colpito il santuario e quindi il popolo etrusco dovette seppellire tutte le statue all’interno di questa vasca, che conteneva acqua termale curativa; queste furo-no poste intorno ad un tronco d’albero, che aveva un valore sacro.

Probabilmente vennero utilizzate le tegole del santuario per poter sigillare il tutto. Chissà se i sacerdoti abbiano interpretato la caduta di un fulmine in questo luogo sacro come un segnale divino? La cosa certa è che il fango ha custodito per quasi due millenni e poi riconsegnato alla comunità di San Casciano e al mondo intero un patrimonio artistico che è stato definito come il ritrovamento più importante dalla scoperta dei Bronzi di Riace.

 

Redazione giornalistica: Badreldin Chaibi, Lavida Bajraktari, Marina Valentina Ciobotaru, Luhana Angel, Virginia Carnieri, Luis Sotero Arango, Gabriel Frigo, Nada Bahami, Aleandro Bajraktari, Eraldo Bajraktari, Violante Beatrice Bianconi, Manolo Ramos Gonzalez Alessandro, Gaspar Padilla Jefersoon Andre, Iasevoli Christian, Mencarelli Thomas, Sitaru Eduard Stefan.

Dirigente scolastico: Daniela Mayer Docenti tutor: Benedetta Gori, Lucia Moretti.

Disegno realizzato con la supervisione della professoressa Eleonora Battisti

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