Valibona ha portato alla libertà Fu una battaglia anche pratese
Come nacquero le formazioni partigiane? Gli studenti raccontano la figura di Lanciotto Ballerini La Costituzione del 1948 è frutto delle lotte di uomini e donne dopo la caduta del fascismo
In Italia il 1° gennaio 1948, entra in vigore la Costituzione Italiana. Detta così sembra semplice. In realtà quella della Costituzione è una storia molto complicata, nata sotto la dittatura fascista e cresciuta con il sangue e le armi di uomini che non volevano essere sudditi ma liberi cittadini. Una libertà che in troppi non avevano mai avuto. E in tanti divennero partigiani. È dunque una storia di resistenza e di battaglie. Una di queste battaglie si combatté a Valibona, una piccola borgata a cavallo dei monti della Calvana. Oggi qualche rudere nel bosco, negli anni ’40, un paese di pastori e contadini. È l’inizio del 1944. Il regime fascista era caduto da qualche mese e Mussolini, incarcerato due mesi prima ma liberato dalle SS, aveva fondato la Repubblica di Salò. Molti italiani non ancora liberati dagli Alleati rifiutarono di tornare sotto l’oppressione fascista e scelsero, al contrario, la via dei monti. È il caso, fra tanti, di Lanciotto Ballerini. Lanciotto nasce a Campi Bisenzio nel 1911. È un comune cittadino, convinto antifascista ma obbligato ad imbracciare le armi e combattere le guerre fasciste. Nel 1935 è richiamato per combattere in Etiopia. Poi durante la Seconda Guerra Mondiale è in Jugoslavia, dove vede la determinazione dei partigiani. Pochi anni, e anche lui sarà come loro. Abbandonato l’esercito, al crollo del fascismo decide di fondare una formazione partigiana. Quella dei «Lupi Neri». Non erano in molti, persone normali con vite e lavori norma-li ma tenaci e determinati a conquistare la libertà. Come molti altri.
Torniamo all’anno 1944. È il 3 gennaio e Lanciotto e i suoi sono da qualche giorno a Valibona; stanno recuperando le forze in attesa di spostarsi verso la zona pistoiese; alcuni sono scesi a valle per incontrare le proprie famiglie o trovare materiale utile. In quel momento sono in 17. Tra loro anche alcuni ex prigionieri slavi e un inglese. Vengono attaccati al mattino.
La battaglia dura alcune ore. Fu incendiato il fienile, oggi ristrutturato, dove si erano rifugiati Lanciotto e i suoi compagni. Muoiono 6 fascisti, tra cui il loro capo. Muoiono Lanciotto Ballerini, Giuseppe Ventroni (un sardo addetto alla mitragliatrice di cui era dotato il gruppo) e un soldato russo chiamato Vladimiro ma di cui non sapremo mai nulla; in 5 vengono catturati, i più riescono a salvarsi. Tre morti sembrano niente se pensiamo alla Seconda guerra mondiale. Ma è anche grazie a questi tre morti se oggi abbiamo i diritti costituzionali. Una piccola storia di grandi uomini liberi. Oggi, a Valibona c’è il «memoriale» dedicato a Lanciotto Ballerini e ai suoi compagni caduti. L’edificio è stato ristrutturato nel 2010 dal Comune di Calenzano e all’interno è costituito da un’ampia sala finestrata che ospita pannelli esplicativi, fotografie storiche e documenti.
Angela Riviello, presidente dell’Anpi provinciale, spiega l’eccidio di Figline.
Cosa successe a Figline? «Nella notte tra il 5 e 6 settembre 1944, la Brigata partigiana Buricchi scendeva dal monte Javello per la liberazione di Prato. Venne intercettata dai nazisti e nello scontro molti partigiani morirono e ben 31 furono arrestati e poi giustiziati».
Come fecero i tedeschi ad intercettare i partigiani? «I nazisti furono avvertiti da spie fasciste della zona, che conoscevano la zona e le strade che i partigiani avrebbero percorso per tornare verso Prato».
Come avvenne l’esecuzione? «Fu un’impiccagione pubblica, in piazza, per terrorizzare la popolazione. Il luogo è visitabile ancora oggi».
Dopo la guerra ci furono vendette? «No, ma le cose non furono dimenticate. Vi racconto un episodio: due fratelli di Figline, partigiani, dopo la liberazione prelevarono di casa 31 fascisti.
Li allinearono lungo la Bardena, come i nazisti avevano fatto loro. Li tennero lì qualche ora, terrorizzati, convinti di morire.
Poi, alla fine, gli dissero: avete capito? Ora andate e non rifatelo più».
Cosa insegnano Figline e Valibona? «Che la libertà, a volte, va conquistata e difesa. E che per costruire un paese nuovo è necessario saper “guardare avanti”. Senza per questo dimenticare».
La pagina è stata realizzata dagli studenti della classe 3 C della scuola media «Leonetto Tintori» di Prato.
Alunni-cronisti in classe sono: Gabriele Bartolini, Chanel Cane, Yu Chen, Andrea Di Gregorio, Mattia Gualano, Antonio Hu, Kevin Hu, Michelle Hu, Matteo Jin, Dino Lu, Thomas Magelli, Damon Ogbemudia, Daniele Olivieri, Monica Pescioli, Simone Seghetti, Charmina Ye,Simone Ye, Luisa Yu e Vittoria Zhang.
Gli alunni hanno realizzato graficamente anche le immagini a corredo della pagina.
Docenti tutor per la pagina del campionato di giornalismo sono i professori Serena Cambi, Francesco Colzi e Iacopo Mugnaioni.
Dirigente scolastico dell’istituto comprensivo «Roberto Castellani» è la professoressa Giovanna Nunziata.