ll progetto de La Nazione per i lettori di domani

Scuola Secondaria di I grado Staffoli di Staffoli (Santa Croce sull'Arno) (PI) - 2A

Calcio sì… ma quello fiorentino Sport praticato solo a Firenze

Detto anche «calcio in livrea» o «in costume». Nella rievocazione storica rivive una partita del 1530

Tra tutte le eccellenze della nostra bella Toscana, vogliamo parlare di una tradizione tutta nostra, il Calcio storico fiorentino, detto anche «Calcio in livrea» o «in costume» un gioco di squadra con un pallone gonfio di aria, una sorta di antenato del calcio, anche se assomiglia molto di più al rugby. Questo sport infatti deriverebbe dal latino Harpastum: una competizione fatta di lotte e scontri corpo a corpo per il possesso della palla, praticato dai soldati romani.

Sappiamo che fin dalla seconda metà del Quattrocento era diffuso tra i giovani fiorentini, che lo praticavano in ogni strada o piazza della città. Una delle partite più importanti fu quella del 17 febbraio 1530, durante l’assedio da parte dell’imperatore Carlo V: 54 nobili cittadini si misero a giocare in piazza Santa Croce in segno di superiorità nei confronti dell’invasore spagnolo. Ed è a questa partita che si ispira la sfida di oggi fra i calcianti dei quartieri storici di Firenze: i Bianchi di Santo Spirito, gli Azzurri di Santa Croce, i Rossi di Santa Maria Novella, i Verdi di San Giovanni.

Le tre partite, due eliminatorie e la finale, si svolgono nel mese di giugno in occasione dei festeggiamenti del santo patrono (San Giovanni Battista, 24 giugno). Le partite durano 50 minuti, la piazza rettangolare di Santa Croce viene coperta di rena e divisa da una linea bianca; sui due lati del fondo viene montata una rete che copre la larghezza del campo.

Le due squadre che si affrontano sono composte da ventisette calcianti, i quali si dividono nei seguenti ruoli: quattro Datori Indietro (portieri), tre Datori Innanzi (terzini), cinque Sconciatori (mediani), quindici Innanzi o Corridori (attaccanti). L’incontro viene diretto dal giudice arbitro. La partita ha inizio con il lancio del pallone da parte del Pallaio sulla linea centrale.

Da questo momento in poi i calcianti delle due squadre cercheranno (con qualunque mezzo) di portare il pallone nella rete in fondo al campo avversario, segnando così una «caccia» (goal). La palla può essere giocata con i piedi e con le mani. Si può atterrare l’avversario mediante placcaggio. Nella partita sono ammessi scontri fisici uno contro uno solo se i giocatori interessati lo accettano.

Vince la squadra che avrà segnato il maggior numero di «cacce». Particolare interessante è anche il premio: oltre al palio (un drappo di tessuto prezioso) infatti, ai vincitori viene consegnata una vitella di razza chianina con le corna e gli zoccoli dorati.

 

Intervista a Niccolò Petricella, calciante.

Come ti sei avvicinato a questo sport? «Mi ha invitato un amico che già lo praticava. L’ambiente mi è piaciuto. Gioco da 15 anni».

I tuoi compagni hanno dei soprannomi? «No. Ma, mentre i calciatori hanno dei numeri sulle magliette, i calcianti hanno simboli sui pantaloni. Io ho la mezzaluna».

Cosa rappresenta il verde? «I colori sono quelli delle livree, le vesti con i calzoni al polpaccio, tipiche dei nobili».

I Verdi hanno mai vinto il torneo? «Purtroppo, anche se abbiamo la fama di una squadra temibile, l’ultima vittoria risale al 1996».

Qual è il tuo sogno nel cassetto? Vincere il prossimo torneo e dare una grande gioia ai nostri tifosi. A Pasqua in piazza Duomo, verranno estratte le uova colorate per stabilire le squadre delle semifinali».

I giocatori vengono pagati? «No, il Comune di Firenze dà un contributo per mantenere la sede, ma noi giochiamo per passione; il simbolo della vittoria è un palio, un drappo».

Ma non viene data anche una vitella? «Sì, ma oggi è solo per scena ed è la stessa tutti gli anni. In passato invece era il premio e il quartiere vincitore se la mangiava».

In che ruolo giochi? «Quello di ’Innanzi’, ma tra di noi lo chiamiamo ’Battuta’ perché devo battermi con gli avversari per bloccarli».

 

Articoli e disegni sono stati realizzati dalla classe 2^ A della Secondaria di primo grado di Staffoli dell’Istituto comprensivo «Cristiano Banti» di Santa Croce: Francesco Arzilli, Jacopo Baccelli, Vittoria Bartoli, Achille Becherini, Guido Bellucci, Mattia Bulleri, Anna Buti, Bianca Cecconi, Gaia Ciriello, Davide De Simone, Fama Gueye, Emanuele Luschi, Alberto Marrucci, Francesco Milite, Francesca Pagano, Gabriele Pieroni, Greta Scutaro, Alberto Tognazzi, Viola Tognazzi, Gennaro Zampella.

Docenti tutor Enrichetta Paoli e Caterina Petri.

Dirigente scolastica Laura Cascianini. 

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